L’anniversario. Quarantré anni fa se ne andava Jimi Hendrix: un film ne celebra il mito

jimanteNon sembra godere dei migliori auspici All is by my side, la cinebiografia diretta da John Ridley su Jimi Hendrix, interpretato da Andre Benjamin – l’Andre 3000 degli Outkast, per capirci. Sembra infatti che la 67enne Kathy Etchingham, ex compagna del chitarrista, il cui ruolo è stato affidato a Hayley Atwell, abbia lamentato una mancata collaborazione nella produzione del film. Non solo. John Ridley, già autore della sceneggiatura 12 Years a slave, si è dovuto scontrare anche con i diktat della Experience Hendrix LLC: senza la previa approvazione dell’azienda-fondazione, qualunque cosa abbia a che fare con Jimi, non può essere diffusa.

Unico escamotage, quello di affidare la colonna sonora a cover, reinterpretazioni o addirittura ad altre musiche. E così ha deciso di fare il regista, affiancato dal co-produttore irlandese Tyristan Orpen Lynch, che non si è tirato indietro, ed è riuscito dove molti altri, prima di lui, hanno fallito. Con una colonna sonora reinterpretata proprio da Andre 3000, insieme al chitarrista Waddy Wachtel, al batterista Kenny Aronoffe e al bassista Lee Sklar, All by my side è stato portato direttamente sugli schermi di Toronto, dove dal 5 al 15 settembre si è svolto il Toronto International Film Festival.

Un anno importante, per la storia di Hendrix, questo 2013: proprio oggi infatti, 18 settembre, si celebra il 40esimo della scomparsa del mito del rock, morto nel 1970 a Londra, nell’appartamento che aveva affittato all’hotel Samarkand, al 22 di Lansdowne Crescent. Per ora, nulla si sa riguardo la data di distribuzione del film nelle sale cinematografiche. Di sicuro, c’è che la pellicola racconta in particolare gli anni 1966-67, quelli del maggior successo di Jimi Hendrix, poco prima della sua morte. In quegli anni, Hendrix, americano di nascita ma influenzato dalle origini indiane della nonna, con cui ha trascorso molto tempo dopo la morte della madre (avvenuta quando Jimi aveva 15 anni), dopo un diploma negato e dotato “soltanto” di una chitarra e del suo talento – si dice che Hendrix non abbia mai imparato a leggere le note –, è stato notato al Cheetah Club di New York da Linda Keith, fidanzata di Keith Richards, ma innamorata della musica del chitarrista afro-americano.

Proprio la Keith aveva deciso di presentare Jimi Hendrix al produttore dei Rolling Stones. Successivamente, ci fu l’incontro con Chas Chandler, bassista degli Animals, che decise di portare il giovane artista in Inghilterra. Fino al giorno in cui la sua musica divenne leggendaria. E non solo per le note che Hendrix era capace di suonare, ma anche per il modo in cui si esibiva: provocante e provocatorio, riusciva a suonare perfino con i denti. Addirittura, la sua chitarra la incendiava. Anche a Woodstock – era il 1969 – Hendrix ha dato il meglio di sé: ha suonato l’inno americano, accompagnato dagli altoparlanti che emettevano suoni di mitragliatrici e aerei, simbolo di quanto stava accadendo nell’inferno del Vietnam.

Da quel momento in poi, la leggenda del rock che ha scritto la storia della musica a modo suo, è rimasto vittima della sua insoddisfazione: pieno di debiti a causa di produttori spesso disonesti, Hendrix, per un periodo, si sentì costretto ad organizzare concerti solo per estinguere quei debiti. E mentre la sua carriera era al culmine, Jimi, che faceva uso eccessivo di droghe, precipitava perché non sopportava di vedersi in decadenza. Ciò di cui, il maestro della Fender Stratocaster, dà testimonianza anche in Purple Haze: Is it tomorrow, or just the end of time? (Questo è il domani, o la fine del tempo?). La pellicola di Ridley, che è stata girata in Irlanda, tra Dublino e Wiclow, è stata definita da Hayley Atwell come “una lettera d’amore a Jimi Hendrix”.

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Martina Bernardini

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