Arnolt Bronnen, cantore dell’epopea dei Freikorps tra Jünger e Brecht

I suoi testi danno scandalo per la violenza e la scabrosità sia del linguaggio che delle storie narrate, il suo è un espressionismo dalle tinte fortissime, chiara declinazione dello spirito di rivolta contro la Germania dei padri

Arnolt Bronnen

Berlino, 17 ottobre 1930, Arnolt Bronnen alla guida di venti uomini delle SA irrompe nella Beethovensaal, con lui anche i fratelli Ernst e Friedrich Georg Jünger, Gehrard Rossbach e Alexander Mitscherlich, futuro padre della psicologia tedesca. Elegantissimi, sono tutti impeccabilmente vestiti in smoking, e con le spicce disperdono le persone accorse ad ascoltare Thomas Mann, che sta dando pubblica lettura del suo Appello alla Ragione, con cui intende mettere in guardia dai pericoli del crescente consenso per il partito nazionalsocialista.

Thomas Mann quando Bronnen Junger etc. fanno irruzione nella sala

Nato a Vienna nel 1895 da padre ebreo e madre cattolica, cresciuto a Berlino, Bronnen sin da giovanissimo si dedica alla letteratura ed alla drammaturgia giungendo presto al successo nel 1922 con il dramma fortemente espressionista  Parricidio”, in cui emergono fortissimi i suoi conflitti con il padre, che lo avevano addirittura portato a cambiare il nome da Arnold ad Arnolt ed il cognome da Bronner a Bronnen.

In quegli anni ha un rapporto di stretta collaborazione con Brecht, insieme al quale diresse diverse opere teatrali, rapporto che sfociò in vera amicizia, tanto che quest’ultimo, per dimostrare il comune sentire con l’amico, arrivò a cambiare il proprio nome da Bertold e Bertolt.

I suoi testi danno scandalo per la violenza e la scabrosità sia del linguaggio che delle storie narrate, il suo è un espressionismo dalle tinte fortissime, chiara declinazione dello spirito di rivolta contro la Germania dei padri e contro il volto della Germania del primo dopoguerra; uno spirito che anima ampie fasce delle gioventù tedesca e che sfocia in un desiderio di rivolta dalle molteplici forme di manifestazione, dal movimento dei Wandervögel ai lanzi dei Corpi franchi, dalle Leghe di solidarietà tra i reduci sino al Movimento di rivolta dei contadini.

Ernst Junger

Il mondo culturale della Berlino degli anni ’20 è polarizzato dalle due figure contrapposte di Jünger e Brecht; Bronnen è amico intimo di quest’ultimo, di cui però non riesce a condividere la rigidità ideologica comunista modellata sulle direttive di Stalin, e così l’ansia di rivolta, di rottura con il mondo guglielmino ormai irrimediabilmente travolto dalla sconfitta, lo porta a guardare verso il mondo nazionalista. Decisivo è l’incontro con Friedrich Hielscher, che lo avvicina ai movimenti Nazionalrivoluzionari, stringe così amicizia con Ernst Jünger e soprattutto con l’editore Ernst Rohwohlt con cui inizia un rapporto di stretta collaborazione, segnalandogli, tra l’altro, un giovane dalla bella scrittura che meriterebbe di essere sostenuto: Ernst von Salomon.

Ernst von Salomon

Dall’incontro tra questi e l’editore nasce così il romanzo I Proscritti, uno dei grandi successi editoriali nella Germania tra le due guerre.

Dopo aver fatto proprio l’immaginario del mondo nazionalrivoluzionario, lo traduce approdando alla NSDAP, a cui si iscrive assumendo un ruolo di rilievo nella S.A.

Il romanzo O.S:

Nel 1929 pubblica il romanza O.S. Oberschlesien (Slesia settentrionale) con cui racconta le lotte dei tedeschi nel 1921 contro la rivolta della minoranza polacca appoggiata dall’esercito polacco. Nell’immediato dopoguerra il paese slavo, mosso dal mito della Grande Polonia, ha prima attaccato l’allora traballante Unione Sovietica dando vita ad una guerra che si conclude nella primavera di due anni dopo con l’annessione polacca di parte dell’Ucraina e della Lituania. Chiuso questo fronte si dirige contro la Germania, nonostante il plebiscito imposta dal trattato di Versailles abbia visto il 90,2% dei voti esprimersi per la permanenza della Slesia nel Reich.

E qui prende vita il romanzo di Bronnen. È la narrazione della vita di piccoli e sconosciuti protagonisti nella città di Beuthen, aggredita ed assediata dai rivoltosi polacchi. La popolazione tedesca deve quotidianamente subire angherie, omicidi ingiustificati e sconcertanti, tutto sotto gli occhi delle forze alleate, inglesi, francesi ed italiane, che dovrebbero garantire la sicurezza, ma che, in una passività di fondo, operano sempre scelte a favore dei polacchi. Il governo tedesco è inerme ed incapace di affrontare la situazione, quando improvvisa c’è la mobilitazione dei Corpi Franchi che sconfiggono l’esercito polacco, più numeroso e schierato su posizioni strategicamente favorevoli, nella battaglia dell’Annaberg ricacciandolo oltre la frontiera. Ma l’euforia per l’insperata vittoria si trasforma presto in disperazione quando si apprende che, obbedendo ad un diktat inglese e francese, la Germania è stata costretta ad accordarsi con la Polonia, cedendogli la parte più industrializzata della Slesia ed una striscia di territorio, il cosiddetto “corridoio”, da lì a Danzica. Un milione di tedeschi si trova così improvvisamente a vivere in Polonia, mentre attraverso il porto di Danzica il carbone estratto nella Slesia polacca potrà prendere a prezzo bassissimi la via dell’Inghilterra.

E Beuthen si risveglia improvvisamente e definitivamente polacca. Qui Bronnen raccorda tutte le storie dei singoli protagonisti, narrate sempre con i toni accesi di una scrittura fortemente espressionista; perdono la vita, in modi sempre tragici, tutti coloro che avevano combattuto perché Beuthen restasse germanica, si salva solo chi che aveva accettato compromessi con il nemico, i burocrati ed i politici di professione. Il romanzo si chiude con le tinte fortissime della città in fiamme, abbandonata dai tedeschi diretti ad ovest dopo aver dato fuoco alle proprie case, per non farle cadere intatte nelle mani del nemico.

Il romanzo Rossbach

Nel 1930 Bronnen celebra ancora le lotte dei Corpi Franchi con il romanzo Rossbach, in cui simula di raccogliere il racconto autobiografico di Gehrard Rossbach, cadetto, decorato della Grande guerra e comandante dell’omonimo Corpo franco, celebre e celebrato per la marcia a tappe forzate di 1.200 chilometri da Berlino ai paesi baltici in soccorso del Corpo franco Die Eiserne Division (La Divisione di Ferro), accerchiato dai baltici. Rossbach in prima persona ci racconta così la propria adesione al partito nazionalsocialista e la partecipazione al fallito putch di Monaco Baviera. Il romanzo si chiude con il protagonista rifugiatosi in Austria per sfuggire all’arresto, dove riflette sull’inutilità dei tentativi di impadronirsi del potere manu militari, nella consapevolezza che i tempi sono cambiati radicalmente, e che il consenso delle masse è ormai presupposto indispensabile per rincorrere il successo politico. Si definisce qui il momento i cui nasce la svolta legalitaria del partito di Hitler. 

Significativo è che queste conclusioni, messe in bocca da Bronnen a Rossbach, vengano argomentate citando espressamente Ernstnger: “…Tutto mi era ormai chiaro: non si poteva continuare così…l’idea nazionale, però, doveva scorrere nella vita di queste giovani comunità in modo completamente diverso, più avvincente e assoluto.  Nazionale, sociale, autorevole e rispettosa di se stessa: la costruzione della nuova gioventù, decisiva per il destino della Germania, doveva basarsi su questi principi guida indicati da Ernst Jünger…” (Rossbach pag. 172).

Nel 1933 giura fedeltà al Führer, ma il suo spirito di rivolta, rimasto intatto ed espressione di un sincero spirito rivoluzionario che non accettava compromessi, lo porta a rompere con Joseph Göbbels, subendo l’espulsione dalla Camera degli Scrittori del Reich con il conseguente divieto di pubblicazione. Si trasferisce in Austria e la sua radicale ostilità verso liberalismo e capitalismo lo spinge ad avvicinarsi al comunismo.

Nel 1945, mentre i suoi romanzi O.S. e Rossbach nei territori controllati dai sovietici vengono inseriti nell’elenco dei testi proibiti, inizia a scrivere per il giornale comunista Neue Zeit. La sua vita in Austria è pero difficoltosa sia per il suo essere comunista, sia per il suo passato nazionalsocialista. Ciò lo porta ad accogliere l’invito di Brecht e di Becher, suo sodale in gioventù nelle campagne espressioniste ed ora convinto stalinista, a trasferirsi a Berlino est, dove iniziò a lavorare come critico teatrale della Berliner Zeitung. Qui incontrerà dopo tanti anni il nazionalbolscevico Ernst Niekish, protagonista nella Berlino degli anni ’20. Quando però viene meno Brecht, si trova senza più alcuna protezione nella Germania comunista, finendo così i suoi giorni in grandi difficoltà economiche, soprattutto per gli impedimenti continui nella ricerca di lavoro. Lo stesso Niekisch vivrà la sua stessa parabola quando gli verrà tolta la cattedra all’Università di Berlino “per nazionalismo camuffato con linguaggio marxista”.

Arnolt Bronnen muore nel 1959. Postumo sarà pubblicato Giorni con Bertolt Brecht, in cui racconta la storia del suo rapporto con il drammaturgo  di Augusta.

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Antonio Chimisso

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