Stati Generali del Cinema/2. Gabriele Muccino “L’IA non scrive film ma una melassa indigeribile”

Continua il nostro viaggio nel festival in Sicilia. A Siracusa tra il 12 e il 14 aprile si sono confrontati circa duecento player dell’industria audiovisiva. Il racconto dell’industria culturale

 

 

Creatività e territorio. “La Fabbrica manicomiale che chiamiamo cinema” con questa immagine Pietrangelo Buttafuoco conclude il suo intervento agli Stati Generai del Cinema in Sicilia, puntando dritto al focus del dibattito. Infatti, solo quando si presentano sui panel i veri protagonisti dell’industria culturale si entra nel merito delle questioni e delle emozioni.

 

Emozioni sono i ricordi di Sergio Castellitto che ricorda il viaggio in Sicilia con Tornatore dalle coste di Marzamemi alle montagne dell’interno della Sicilia. Senza infingimenti “Il cinema è in crisi. Se la crisi per un artista è un’ottima occasione per inventare qualcosa di sé, per il cinema è diverso. Il cinema è poesia con un sacco di soldi”, per poi divagare sul senso dell’arte “Cosa fai davanti a un territorio? Lo costruisci, lo demolisci, lo cambi, lo dissotterri? In fondo è quello che facciamo noi artisti, quando ci troviamo di fronte a una pagina bianca” e chiede un applauso per gli allievi presenti del Centro Sperimentale di Cinematografia Sicilia diretto da Ivan Scinardo.

Emozione il ricordo di Pietrangelo Buttafuoco di Lo schermo a tre punte di Giuseppe Tornatore scritto “per dimostrare di poter raccontare il cinema anche internazionale, che in ogni angolo c’era il modo di rapportarsi alla Sicilia. Tornatore lo fece con sapiente maestria di tagli in un montaggio perfetto per uscire fuori dalla scorciatoia del pittoresco” e cita anche l’esempio della serie Leoni di Sicilia tratta dai romanzi di Stefania Auci o il successo della serie di Montalbano “alchimia esatta degli ingredienti teatro, scrittura e cinema nel precipitato televisivo. Le storie ci sono bisogna saperle raccontare come in La stranezza di Roberto Andò. Cerchiamo miliardi ma affidiamoci alla scienza esatta della professionalità”. Ai nostri microfoni poi Fabio Granata, assessore alla cultura di Siracusa, ricorda il rapporto col territorio ossia la scelta della Val di Noto come set per Montalbano invece della zona di Porto Empedocle, in cui Andrea Camilleri aveva ambientato i romanzi, perché il paesaggio dell’industria petrolifera lo impediva. Buttafuoco segna la via del dibattito che riguarda il rapporto tra sceneggiatura e scrittura. Stefania Auci, Cristina Cassar Scalia, scrittrice delle storie dell’ispettore Vanina Guarrasi da poco trasmesse su Canale 5, e Gaetano Savatteri (dai suoi romanzi la fiction Makari su Rai1). Savatteri ammonisce “Leonardo Sciascia non scriveva sceneggiature. E questo è un atteggiamento sano anche verso gli attori. Inoltre, se in un libro il lettore legge malinconico tramonto, lo immagina a suo modo, ma al cinema va fatto vedere, spesso didascalicamente” e da maestro d’ironia qual è lancia la provocazione sul Gattopardo romanzo di Destra e film di Sinistra. Rispetto per gli attori evocato anche da Auci che marca i limiti dello scrittore nell’affezione per le proprie storie.

Creatività e Intelligenza Artificiale. A far da padrona è l’Intelligenza Artificiale.  La temono gli sceneggiatori. Per Maddalena Ravagli (sua è la sceneggiatura di Gomorra) l’IA va inquadrata in una normativa che protegga chi scrive “Oggi in alcuni contratti ci sono clausole sul diritto di sfruttamento dei personaggi creati per il cinema che finiscono nei videogiochi”. Per Cristina Cassar Scalia “IA è un pericolo se eliminiamo nei romanzi quello che c’è di umano, ad esempio l’irona. L’IA produce al massimo trame: l’ironia ancora non saprebbe riprodurla”.

Forte è la posizione di Gabriele Muccino sul tema “L’Intelligenza Artificiale non scriverà un film come farei io: ho fatto un esperimento ed è venuta fuori una melassa indigeribile. Ma l’IA è come una seconda rivoluzione industriale: le macchine hanno un know-how ampio che sostituirà il lavoro di scenografi, di doppiatori che spariranno tra tre o quattro anni, dei truccatori, dei direttori della fotografia. Lo sciopero degli attori ha bloccato per loro un vero pericolo”. La regista Roberta Torre azzarda l’idea che il postumano possa essere fonte di creatività, mentre Paolo Genovese senza mezzi termini “L’IA è l’antitesi del nostro lavoro. Pesca in tutto ciò che è stato fatto ed è inquietante”. Piero Messina, regista di Another end e David di Donatello come regista esordiente, è preoccupato dalla velocità di evoluzione e dalla capacità di riproducibilità “Ho riprodotto l’accento inglese di un’attrice: perfetto. Mi sono fermato solo per motivi etici”. E se sul rapporto tra serialità e ripetitività posto dall’uso dell’intelligenza artificiale gli scrittori presenti forse cadono nel fallo di essere essi stessi autori di serie tanto che Savatteri, alla nostra domanda simpaticamente risponde “Avrei dovuto dire prevedibilità”, la sceneggiatrice Ilaria Macchia (sua la trasposizione televisiva di La Storia per Rai1) preferisce parlare adattamento e originalità “Il libro è una certezza e una sicurezza. Ma esistono pure le nostre idee. Ed è per questo che dobbiamo lavorare sulla originalità. La libertà sta nel fatto di tradire lo scrittore”.

Spinosa è la questione delle piattaforme. Nessuno se la sente di dire che hanno rubato pubblico alle sale. I vertici Rai si chiudono nel fortino di Raiplay. Giampaolo Rossi, forte di 170 anni di rai tra tv e radio,  “L’arrivo delle piattaforme non ha fermato la Rai perché ha Raiplay ed ha il doppio dei titoli del catalogo della BBC e ha broadcaster fortissimi come Mare fuori o Sanremo. RAIPLAY è il più importante asset europeo. L’obiettivo è trasformare la Rai in digital media company” e Maria Pia Ammirati (RAI fiction) “Con Netflix si è aperto un mercato diverso e internazionale. Il prodotto seriale Rai oggi produce anche per l’estero. Non siamo indietro a nessuno con 400 ore annue di prodotto seriale e filmico. Siamo attori del mercato e vi diamo linfa perché abbiamo successo. Vendiamo Tataranni e Montalbano, dalla serialità non ti puoi tirare indietro. Mare fuori intercetta il pubblico giovane che lo fa vedere agli adulti e che poi va sulla piattaforma con milioni di visualizzazioni

Creatività e Mercato. Gli Stati Generali del Cinema in Sicilia esigono l’attenzione sulle ricadute economiche. La parola passa alla distribuzione. Giampaolo Letta (AD di Medusa Film) lamenta una decelerazione del 30% della distribuzione dopo la pandemia “La stranezza ha dato un’accelerazione particolare al ritorno del pubblico al cinema. Da qui qualcosa si è mosso e a piccoli passi si è tornati nelle sale. La molteciplità dei mezzi di comunicazione impone lo sforzo di andare cinema per cinema, anche nelle scuole, come con Un mondo a parte” con regista e attori in sala (Riccardo Milani regista, interpreti Antonio Albanese e Virginia Raffaele, ndr). Siamo convinti che portare i protagonisti nelle sale sia la promozione per avvicinare il pubblico a chi il cinema lo fa”. Per Andrea Occhipinti, distributore di grande intuito e successo,  “Uno dei limiti del nostro cinema è il tipo di film che facciamo: alcuni non funzionano. In Italia, poi, manca il pluralismo nel rapporto tra produzione e distribuzione. Occorre lavorare per diventare un marchio riconoscibile o sui trailer quello su cui abbiamo lavorato con Perfect Days di Wim Wenders”  L’ultimo giorno si è discusso di premi. Piera Detassis è consapevole del traino economico del conferimento di un premio per il prodotto cinematografico e noi pensiamo al prossimo scontato David di Donatello.

Conclusioni. Gli attori David Coco ed Ester Pantano nel loro panel hanno rivendicato la sicilianità e nesso in guardia dal sicilianese (bella espressione coniata da Coco). Ed è da qui che possiamo trarre le conclusioni. Più che proposte, gli Stati Generali del Cinema hanno fatto il punto della situazione. D’altronde mancava un vero contraddittorio con la politica almeno sul palco, meno ai microfoni dei giornalisti nel piazzale. Il punto di forza è stato di certo l’affresco vivace e vitale che il cinema italiano ha mostrato in tre giorni di incontri, da cui per fortuna non è venuta fuori l’idea o l’ auspicio, che l’industria audiovisiva parli l’italianese con il rischio di confondere identità con autoreferenzialità. In ogni caso la bellezza dell’arte non è mancata: è stata nelle parole di molti ospiti e nel concerto “Note a margine” che Nicola Piovani ha tenuto nello scenario dei piazza Duomo, cuore di Ortigia a Siracusa. Non ne vogliano gli ospiti, ma una vera star si è aggirata tra le sale del Castello, nella piazza, nei palazzi e per le vie: Siracusa è stata accogliente, elegante e vera. Nessuna IA potrebbe ricrearla.

Daniela Sessa

Daniela Sessa su Barbadillo.it

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