Una antologia contro il pensiero unico firmata da Gianfranco de Turris

Il percorso ideale dell'autore è  perfettamente cartografato da un suo volume da poco nelle librerie per i tipi di Idrovolante Edizioni, La dittatura occulta, introdotto da Nazzareno Mollicone

Il saggio di de Turris per Idrovolante

Gianfranco de Turris ha da poco compiuto ottant’anni. Nonostante il trascorrere del tempo sia, per tutti noi, ineluttabile, il nostro autore può essere soddisfatto: la sua è stata sicuramente una vita “spesa bene”. Spesa al servizio dell’idea, del pensiero tradizionale, di Evola, della letteratura fantastica. Quanto dico è testimoniato dal contributo, che egli ha fornito per oltre sessant’anni, alla cultura che sarebbe riduttivo definire, sic et simpliciter, d’area. Il suo percorso ideale è  perfettamente cartografato da un suo volume da poco nelle librerie per i tipi di Idrovolante Edizioni, La dittatura occulta, introdotto da Nazzareno Mollicone. Il libro ha avuto una prima edizione nel 1997. Raccoglie  articoli e veri e propri saggi usciti su riviste tra il 1968 e il 1974 (in particolare su L’Italiano, Il Conciliatore, Dialoghi e Vie della Tradizione). Enrico Nistri notò, nella prefazione alla precedente edizione, riproposta anche nella nuova, come queste due date segnino significativi momenti di cesura nella storia d’Italia. Nel 1968 si concretizzò, con la contestazione, l’assassinio del Padre, della Tradizione, e fu aperta definitivamente la strada alla “dismisura”che trionfa in ogni ambito della vita. Il 1974, con gli attentati, le tragiche azioni delle BR, la morte di Evola, segnò momentaneamente la fine della stagione della “rinascita” della “destra” nel nostro Paese, concretizzatasi nel successo elettorale del 1972.

Pur datati cronologicamente, questi scritti, come nota Mollicone: «si dimostrano ancora validi e forse più attuali rispetto alle situazioni che viviamo». Il titolo La dittatura occulta è tratto da un articolo comparso su L’Italiano di Pino Romualdi nel maggio del 1971. L’intero libro può essere letto come la denuncia del definitivo affermarsi in Italia del soft power, che non ha più il tratto dello Stato di Polizia novecentesco, non è una forma di dittatura palese, ma costringe alla marginalità culturale e politica, attraverso la congiura del silenzio, idee ed uomini che a esso si oppongano. Il testo è articolato in tre parti: «La prima si riferisce alla cultura “alta”: profili di scrittori non-conformisti […] di autori che la destra ignorava […] (Lovecraft, Tolkien) […] Punti di riferimento […] per una destra non proprio incolta». La seconda sezione prende in considerazione il “mondo medio”, vale a dire la centralità dei mass media nella società contemporanea. La terza è dedicata alla cultura “bassa”, alla cultura popolare, alla fantascienza e al fumetto. Generi ai quali de Turris ha attribuito, tra i primi, rilevanza e dignità culturale. Si legga, a riguardo, lo scritto, L’escalation politica di Linus.

L’incipit del volume fornisce una lettura controcorrente di Borges. Il grande scrittore argentino    è tale in forza della presenza, nelle sue pagine, del “fantastico”. Le letture esclusivamente letterarie dell’opera borgesiana, allora prevalenti, non consentivano la comprensione del suo mondo valoriale di riferimento: «I miti, i valori in cui crede Borges sono indubbiamente l’onore, il coraggio, le tradizioni della vita patriarcale e pastorale, l’esistenza di un tempo ciclico». Segnaliamo, inoltre, lo scritto dedicato a Dino Buzzati, il quale in un’intervista rilasciata a Il Conciliatore si smarcò, con forza, dall’idea che la letteratura dovesse essere impegnata e spalleggiare un progetto politico: «Lo scopo di un artista è per prima cosa la poesia». La vita di Buzzati e quella degli uomini formati dal pensiero di Tradizione, ha il medesimo tratto psicologico del tenente Giovanni Drogo, protagonista del più noto romanzo buzzatiano. Questi: «monta la guardia perennemente davanti al deserto in attesa dei tartari».

Non possono essere trascurati neppure i saggi dedicati a Julius Evola, la cui opera omnia de Turris cura da decenni con acribia e competenza critica, contro gli sterili esaltatori agiografici, gli “evolomani”, e i critici pregiudiziali del pensatore. Si tratta di una ricostruzione sintetica e puntuale della visione del mondo del filosofo dalla quale si evince, al medesimo tempo, un accorato appello  rivolto al mondo della “destra”, per un “ritorno a Evola”. Il tradizionalista romano può fornire,  non soltanto i mezzi diagnostici per comprendere i limiti della società contemporanea, materialista e utilitarista, ma anche la terapia ideale e politica per uscire da essa: «Navigare necesse est. Vivere non est necesse: in quest’espressione, sintetica e bellissima che viene attribuita a Pompeo il Grande, può riassumersi la vita di Julius Evola», e quella di de Turris, aggiungiamo noi.  Tale atteggiamento esistenziale dell’autore lo si ricava anche nel commosso ricordo scritto in occasione della morte di Adriano Romualdi.

Nel saggio La dittatura occulta viene presentata l’azione con la quale le “sinistre” realizzarono nei mezzi di comunicazione di massa e nelle case editrici la loro egemonia culturale, attraverso pratiche lottizzatrici, in nome di un anacronistico “antifascismo di ritorno”, ancora oggi vigente. Nulla è cambiato: le cronache quotidiane registrano, a partire dall’insediamento del governo Meloni, il piagnisteo di personaggi “sinistri”, “defenestrati” dai ruoli di potere ricoperti solo per mandato politico. Il “riequilibrio” nelle istituzioni culturali è atto dovuto, non negazione della libertà altrui. Le attuali reazioni sono speculari a quelle che si ebbero a metà degli anni Settanta, discusse organicamente da de Turris. Non è, peraltro, casuale, che a farne le spese sia stata e sia ancora la cultura di “destra”. Evola in particolare. Riportiamo un’affermazione di Valerio Riva allora contenuta in un’intervista ad Alfredo Cattabiani pubblicata da L’Avanti!, del tutto gratuita e disinformata sulla cultura tradizionale: «A parte l’accostamento quanto meno sorprendente ad un autore come Guénon (fatta da Cattabiani) (discutibile ma non privo d’interesse e niente affatto monopolio dei fascisti) e un relitto della sottocultura razzista quale Evola…». Non vi pare che questo giudizio fazioso, che mostra come Riva non avesse letto nulla del tradizionalista romano, sia assai prossimo a quanto recentemente ha scritto Mirella Serri a proposito del filosofo?

Tutto ciò conferma l’attualità di questo volume:  gli articoli sembrano scritti per descrivere i nostri giorni. De Turris con questi saggi tentò di stimolare la destra a considerare la cultura terreno privilegiato di battaglia politica. Il suo appello è stato in gran parte inascoltato, ma conserva la sua validità. Nel 2024 si celebra il cinquantenario della morte di Evola: c’è da augurarsi che chi governa la cultura ne tenga conto. Troppe volte le speranze in tal senso sono andate deluse…

*Gianfranco de Turris, La dittatura occulta, introduzione di Nazzareno Mollicone, Idrovolante edizioni, Roma 2023, pp. 325, euro 18

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Giovanni Sessa     

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