Heliopolis/17. Il bosco jungheriano al tempo di AI e moneta senza lavoro

In tutti i casi la Tecnica continua ad essere introiettata e spiegata come soggetto dominante; l’uomo ne resta una sorta di demiurgo passivo

Ernst Junger

Ernst Junger

Quando leggiamo o ascoltiamo i dibattiti sulla AI viene in mente il motivo per cui con il Direttore abbiamo chiamato questa raccolta di riflessioni Heliopolis. Ernst Junger scrive questo romanzo nel 1949. In esso c’è ancora un preciso ottimismo spirituale: costruire un’aristocrazia nata nel dolore. La Tecnica è ancora un sottofondo in crescendo, dominabile. Junger immagina, finito il momento trionfante della demagogia populista, il ritorno, seppure nascosto, condannato ed osteggiato, del modello aristocratico classico: il Soldato inteso come Guerriero, la via dell’azione, De Geer, innalzato verso Dio dal monachesimo germanico, Padre Felix, la via della contemplazione, al servizio di un Reggente giusto, il principio d’Autorità ritrovato. Il tema della tecnica non è soggetto, è ancora oggetto. La nave del Pilota Azzurro è uno strumento per costruire un rinnovato altrove archetipico.

Negli anni successivi il nostro autore conoscerà un pessimismo assai più netto; prima le Api di Vetro, romanzo di un’attualità sconvolgente se paragonato al clima odierno del così detto “capitalismo della sorveglianza”. Eumeswill arriverà un decennio dopo, portandoci già verso la fine degli anni ’70: il nichilismo ha vinto, la Chiesa, la politica, i corpi intermedi si sono tutti inchinati al devastante relativismo del ‘68. Nietzsche, il maestro, è stato rovesciato verso il basso dal trionfo del pensiero debole: il padre filosofico ormai è l’arma del nemico. Non resta che vivere da Anarca, preparando, se possibile, una capanna nel Bosco. 

L’ottimismo della Tecnica de Al Muro del Tempo (1959), già allora, più che altro, una sorta di rinnovata speranza post-religiosa, viene abbandonato per fare posto ad una incerta certezza spirituale, assai meglio interpretata, a nostro giudizio, dai testi più recenti di Marcello Veneziani. (La Cappa, su tutti).

Ecco dal dibattito fra nuovi Titani, nuove fantasie prometeiche, neoluddisti e grandi faraoni del capitalismo sorvegliante timorosi di non gestire la nuova filiera del vapore, ci sentiamo davvero poco attratti.

In tutti i casi la Tecnica continua ad essere introiettata e spiegata come soggetto dominante; l’uomo ne resta una sorta di demiurgo passivo, incapace di uscire dalla catastrofe spirituale, filosofica e morale che è stato il ’68. La grande differenza heidegerriana fra poiesis, il fare inserito dentro la natura ordinata del cosmo, e la teknè, il disvelamento della natura per il suo utilizzo in chiave di volontà di potenza, resta ignorata. Nessuna teoria politica, oggi, mette in discussione il Capitalismo come oggettivazione della Tecnica. Restiamo passivi, dominati, e per questo diretti alla provvidenziale catastrofe.

Lo diciamo senza spirito apocalittico, più in chiave stoica; come ben faceva Alain de Benoist già nei primi anni duemila nel suo saggio Sull’Orlo del Baratro. E su questo, ci ostiniamo, come si sono ostinati in tanti, ad evidenziare la totale mancanza di passione pubblica sul tema centrale della Tecnica, ossia la Moneta. E’ stata la Moneta intesa come Tecnica, la moneta-fiat, lo strumento senza limite creato dal nulla, ad aver definitivamente staccato l’essere umano da ogni suo limite rendendo questa terra l’inferno faustiano che conosciamo e che tanto ipocritamente continuiamo a chiamare come il migliore dei mondi possibili.

Non è un caso che negli anni successivi ai grandi rivolgimenti nichilisti degli anni ’60, dal Concilio Vaticano II al maggio parigino, sia il 1971 di Camp David a decretare la fine di Bretton Woods e la nascita della moneta senza limite, della moneta infinita, slegata da ogni realtà fisica. Dominio del dollaro, dominio dell’era liberista.

Tenete dunque in mente quel passaggio quando la società affronterà nei prossimi anni, i cambiamenti dell’Intelligenza Artificiale: la moneta senza lavoro, la moneta senza oro, ne è stato il primo esempio, la causa prima. Chi continua a parlare di “strumenti neutri”, dell’uso e delle finalità, vi mente come vi ha sempre mentito. Preparate la capanna nel Bosco.

@barbadilloit

Giacomo Petrella

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