Il doppio standard è qualcosa che è rimasto solo in Italia. Dove il dibattito è stato ferocissimo e molto polarizzato, già prima che Zuckerberg addirittura nascesse. E, soprattutto, fuorviante. Sembrerebbe che in Italia non ci siano stati altri che fascisti e comunisti, dagli anni ’70 a scendere. In realtà, non è così. Sono, entrambe, due minoranze. Estremamente rumorose. Fin troppo. Ma minoranze, con la tendenza al settarismo e all’assemblearismo permanente. A sinistra, ancora di più a destra.
La realtà è che, agli elettori, servono risposte chiare, nette e semplici. Possibilmente riconoscibili. In linea con la scuola di pensiero a cui ci si iscrive. Ai tempi dei social, ancora di più. Altrimenti, domani, non ti votano più in nome della “coerenza”. Espellere la complessità dal dibattito pubblico funziona. Perfettamente. Una parola, una frase basta: è il corrispettivo digitale del suono del corno Olifante che chiama a raccolta i “nostri” e atterrisce i nemici, gli “altri”. Sia chiaro: lo fa la destra, lo fa anche, o forse soprattutto, la sinistra dell’antifascismo a tutti i costi.
Pertanto, oggi, chiedere di fare appello alla complessità a chi fa politica e, per di più, la fa in posti di governo, sarebbe come chiedere a Max Allegri di giocare calcio champagne con le tre punte. Una questione interessante, per carità, forse anche doverosa: ma posta alle persone sbagliate. Perché attaccare a tutto campo, col rischio che gli elettori si confondano e gli avversari passino al contropiede, quando basterebbe agire di rimessa? Corto muso e vinci sempre.
Ci si è detti conservatori e tali s’ha da essere. America, libero mercato, Occidente. Tutto il resto è noia. Semmai poesia. Che serve tutt’al più a vendere i libri. Ma anche su questo bisogna notare che, oltre all’exploit librario di Giorgia Meloni, l’unico best-seller portato a segno dall’area conservatrice da quando ha inteso definirsi tale, è il bignamino auto-prodotto del generale Vannacci…