Il punto (di G.deTurris). Il politicamente corretto è il vero nemico

Il conformismo verso il pensiero unico del nostro tempo è la misura della decadenza dell'Occidente

Politicamente corretto e censura

La tentazione omologante del politicamente corretto

Se c’è qualcosa di importante che hanno rivelato le polemiche agostane sul libro autoprodotto del generale Vannacci – polemiche che gli hanno fatto vendete migliaia di copia su Amazon e trovato un vero editore come Il Cerchio di Rimini –  e su cui conviene riflettere ora che sono trascorsi alcuni mesi, è che il vero nemico della cultura occidentale e che potrebbe portarla al collasso è quello di cui ogni tanto parliamo su queste pagine. Giunto a vette sempre più incredibili e grottesche, il politicamente corretto nella sua aggiornata versione democratica (e quindi obbligatoriamente accettabile per non passare da “fascisti”) detta  woke (sveglia, all’erta) e cioè la cancel culture, nata ovviamente dal moralismo idiota americano che va peggiorando sempre più per cause che i sociologi dovrebbero indagare a fondo. E dove altro poteva accadere, ad esempio, che una professoressa d’arte venisse cacciata da scuola per le proteste dei genitori dopo aver mostrato agli studenti la foto del David di Michelangelo ritenuto pornografico? (E ha fatto benissimo il sindaco di Firenze a invitarla in Italia alla faccia dei suoi connazionali.) E dove se non il governatore repubblicano della Florida di origini ahimè italiane, Ron De Santis, poteva condannare il Romeo e Giulietta di Shakespeare ritenendolo immorale…quando non era considerato tale alla fine del Cinquecento in Inghilterra…?

Che sta succedendo? Perché questa regressione mentale, psicologica e morale che ci giunge dagli USA? La cultura woke che ci vuole insegnare di stare in guardia nei confronti di certi atteggiamenti ritenuti, appunto, politically incorrect, non si rende conto, con la sua volontà di distruggere cose materiali come monumenti, targhe, iscrizioni, statue, e immateriali, come certe manifestazioni del pensiero, di seguire le orme dei tanto esecrati nazisti che diedero alle fiamme i libri che non gradivano. Non è un bel segnale per il futuro. In sostanza, non c’è molta differenza tra i seguaci di Hitler e i seguaci woke: entrambi vogliono cancellare la cultura che non gradiscono, che arrivano a odiare: entrambi operano per l’affermazione del loro  politicamente corretto.

Roberto Vannacci è un paracadutista generale di divisione (ora rimosso dall’incarico dal ministro della Difesa Crosetto) che ha un notevolissimo curriculum militare: tra l’altro è quello che ha denunciato l’uso dei proiettili a uranio impoverito durante la guerra nella ex Jugoslavia e che tanti morti ha causato tra i nostri soldati. Il suo libro, Il mondo al contrario,  non entra in problemi bellici o militari, ma si occupa di cose “di buon senso”, di “cose comuni” comprese le tasse, come lui dice. Con posizioni, però, che si scontrano con il politicamente corretto pervasivo: da qui le reazioni esagitate e le polemiche, ma anche molto positive come rivelano le vendite che stanno a dimostrare che moltissimi italiani la pensano come lui. Sicché, Il mondo al contrario trova la dimostrazione del suo titolo proprio in questi effetti paradossali che lo stesso autore non si immaginava.

Certo, si dice, può avere anche ragione, ma essendo un militare certe cose doveva tenersele per sé e non metterle in piazza creando imbarazzo fra i vertici delle Forze Armate (che, ha rivelato Crosetto, pretendevano una punizione maggiore di quella da lui inflitta), polemiche politiche, dibattiti giornalistici. Lui stesso, con un libro fatto da sé e venduto in rete, non si immaginava, come ha detto, simili risultati pro e contro.

I critici in via teorica potrebbero avere anche ragione, ma quel che conta nel nostro discorso è che il libro del generale è la dimostrazione pratica della situazione di cui qui si parla perché le reazioni negative derivano dalle sue posizioni contro la politically correctness su vari piani, a dimostrazione che la vera dittatura mentale è quella prodotta da un simile conformismo sempre più diffuso. In suo nome si può condannare, censurare, arrivare al linciaggio morale, proibire di parlare. E non perché Il mondo al contrario riveli segreti militari! 

Hanno irritato, hanno dato fastidio, hanno indignato certe posizioni per cui alcune minoranze si sono sentite offese (gli omosessuali in primis) soprattutto là dove è stata negata la pretesa di essere loro la norma e la regola  rispetto alla maggioranza. Il generale Vannacci lo ha scritto apertis verbis e mal gliene i colse.

Il vero pericolo oggi per la cultura è dunque proprio questo:  la dittatura del politicamente corretto che genera conformismo, abitudine e appiattimento, che impedisce di pensare ed esprimersi liberamente (ni limiti delle regole, pare ovvio), che induce a portare il cervello all’ammasso come si diceva una volta. Ed ecco perché qualsiasi cosa “di buon senso” venga detta o scritta è condannata e scatena polemiche.

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Gianfranco de Turris

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