Timor Est, la missione (italiana) dimenticata

Con la Risoluzione 1264 il Consiglio di sicurezza ordina di schierare a Timor Est Interfet (International Force East Timor), posto sotto comando australiano. Le prime truppe sbarcano il 20 settembre

G.222 Timor Est

E’ stata a lungo una missione dimenticata. Ovvero, lo è ancora: la vicenda dell’invio del contingente umanitario italiano a Timor Est del 1999 è qualcosa che, a domandarlo in giro, avrebbe come effetto un sonoro “boh!  Peccato, perché quell’intervento ad oltre 12 mila chilometri da casa resta uno dei più distanti, in termini geografici e geopolitici, mai intrapreso dagli italiani prima dell’Afghanistan.

Timor Est è un piccolo stato parte dell’Isola di Timor,  nel Pacifico meridionale. L’isola si trova a due ore di volo dall’Australia (Darwin) dove, all’epoca, gli aerei dell’Aeronautica Militare decollavano per poi atterrare su piste brevi ed improvvisate. Timor Est era appena nata come nazione, inseguito ad un referendum di autodeterminazione per staccarsi dall’Indonesia. Le motivazioni sono principalmente di natura culturale e religiosa: il piccolo “pezzo” di Timor è a maggioranza cattolica, mentre la società indonesiana è per l’80% musulmana. E gli indonesiani non vedono di buon occhio la scissione. 

Le Nazioni Unite costituiscono allora la Missione Unamet (United Nations Mission in East Timor) proprio per supervisionare gli esiti del referendum. Tuttavia, milizie filo governative scatenano il caos, coinvolgendo tanto la popolazione civile quanto gli ispettori Onu.

Di fronte ad una situazione fuori controllo, con la Risoluzione 1264 il Consiglio di sicurezza ordina di schierare a Timor Est Interfet (International Force East Timor), posto sotto comando australiano. Le prime truppe sbarcano il 20 settembre.

Il 15 settembre 1999, il Ministero della Difesa autorizza le attività necessarie alla partecipazione di Unità italiane all’operazione (Operation Stabilise) nell’ambito della “Forza Multinazionale”, disponendo l’invio di un contingente dell’Esercito su base 187° Reggimento paracadutisti. Intervento varato dal Governo D’Alema che, forse, ha risentito delle preoccupazioni espresse dal Santo Padre Giovanni Paolo II  per la sorte dei cristiani locali.

La partecipazione italiana è importante ed arriva in un momento di già massimo impegno. A giugno del 1999 è terminata Allied Force, intervento Nato contro la Serbia e dal 14 giugno un contingente italiano è schierato a Pec (nell’area nord-occidentale del Kosovo) nell’ambito della Missione Kfor (Kosovo Force). 

Al comando del contingente è posto il colonnello (promosso generale di brigata proprio a Timor) Giorgio Cornacchione, già comandante del 9° alpini e militare di lungo corso e grande esperienza, che rimarrà al suo posto anche nei momenti più difficile come quando contrasse la terribile febbre dengue nemico invisibile per militari e civili. 

Nella foto che proponiamo l’arrivo a Timor Est del G222 dell’Aeronautica Militare con l’allora Capo di Stato Maggiore della Difesa generale Mario Arpino (al centro) ed alla sua destra (con la norvegese) il generale Cornacchione. L’ufficiale alla sinistra di Arpino è l’allora colonnello Giorgio Baldacci. 

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Marco Petrelli

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