Pensare l’immaginario italiano (nella postmodernità)

Manuela Lamberti, presidente dell'Arsenale delle Idee, inquadra la sfida culturale al tempo del metaverso

Pensare l’immaginario italiano: il convegno del 6 aprile a Roma

Pensare l’ immaginario italiano. Gran bella sfida e come lo vediamo questo immaginario? Ci piacerebbe vederlo rosa. Ma non è rosa, proprio no.

L’ immaginario italiano che ci appare alla mente è settario, chiuso, onanistico, autoreferenziale, sclerotizzato, noioso, ripetitivo asfittico. Che poi a ben vedere il rosa è un colore che rimanda ad antiche e superate distinzioni che non possono trovare spazio nell’ immaginario italiano sempre più woke e calvinista.
L’ altra sera ad un convegno a Torino sul metaverso… che, si sappia, è in crisi, nell’ambito di una mostra dedicata a Sua Maestà l’ Algoritmo, si è levata una lamentela generalizzata sul fatto che l’ intelligenza artificiale, la famigerata chat gtp, fa riferimento ad arcaiche codificazioni sociali quali matrimonio, uomo/ donna e fedelta’.
Ecco a quale immaginario facciamo riferimento, reale, virtuale, aumentato? In ologramma?
Il 6 di aprile un manipolo abbastanza nutrito di uomini di cultura, s’ incontrerà a Roma.
Ottima iniziativa quella di ascoltarsi tra chi produce cultura, tra chi crea, pensa, scrive fuori dal pensiero unico. Confrontarsi sulle strategie, sui format, sugli spazi, i contenuti, le risorse quando sui computer di tutto il mondo, alla velocità della luce, un’ intelligenza straordinaria e non umana si sta sviluppando, vivendo comodamente sui nostri smartphone.
In questo consesso di uomini di cultura non allineati al pensiero globale è importante porsi questo  quesito:  chi metterà ordine in quest’ immensa mole di conoscenza che l’ A.I sta mettendoci a disposizione? Chi reggerà la barra del timone, chi sarà il nocchiero. Che ruolo avrà l’ uomo in questa rivoluzione che pensa prima di noi.
Quale dev’ essere lo scopo di quest’incontro? Cosa deve produrre questo confronto di menti?
E’ necessario in primo luogo essere  uniti nelle differenze con la convinzione che esiste un punto di coesione fondamentale: essere perno e centro del cambiamento epocale che stiamo vivendo. Cavalcare la tigre. Focalizzare l’ attenzione sull’ uomo per un umanesimo digitale che riesca a vincere lo smarrimento in cui oggi si trova la nostra civiltà, persa in mezzo ad infinite informazioni, senza più anima. Come?
Imparando da chi al momento gestisce i luoghi del sapere, le cattedrali vuote della conoscenza a senso unico, occupando i format culturali, ideando nuove forme di gestione della cultura dove incontro e confronto diano luogo a solide sintesi. Creare arsenali di sapere in cui attrarre ed incanalare nuove ed antiche competenze. Pragmaticamente, gramscianamente, combattere un sistema valoriare giunto allo stremo, decadente e confuso in cui l’ individuo si smarrisce per offrire una visione del mondo attraverso l’arte, la narrativa, la musica e le nuove forme di espressione che la rivoluzione digitale ci sta offrendo.
Un sistema nervoso digitale della cultura che offra un’ etica dell’ algoritmo per un  rinnovato umanesimo 4.0.
Una sfida che, sono certa, il manipolo di eroi che si riunisce il 6 di aprile nelle Sale dell’ hotel Quirinale a Roma sarà pronto a raccogliere.
*presidente Arsenale delle Idee
@barbadilloit

Manuela Lamberti

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