Destre. Pino Romualdi e le affinità Msi-Partito liberaldemocratico giapponese

Il leader missino visitò a Tokyo lo Yasukuni e la tomba dello scrittore patriottico Yukio Mishima

Pino Romualdi

Pino Romualdi, già vicesegretario del partito fascista repubblicano, è conosciuto soprattutto per il suo ruolo di mediazione, su mandato di Alessandro Pavolini, con le forze nemiche durante le fasi finali della guerra mondiale e per aver assicurato una vita legale al neofascismo, come destra moderna e realista dopo la guerra civile. Una destra italiana che per Romualdi doveva in realtà continuare la lezione storica machiavellica di Cavour e di Mussolini, al di fuori di ogni nostalgismo o sentimentalismo ideologico. In questo senso Romualdi fu purtroppo poco ascoltato e poco seguito nel suo stesso ambiente missino. 

E’ poco conosciuta, spesso anche dagli addetti ai lavori, la notevole attualità di Romualdi sul piano della visione delle Relazioni Internazionali.  Dal periodico “L’Italiano”, che dava voce alle posizioni della storica corrente romualdiana all’interno del Movimento Sociale Italiano, emergono posizioni che non possono affatto essere considerate come genericamente “atlantiste” o occidentaliste: questa considerazione emerge dagli studi del ricercatore che ha approfondito la politica estera missina, il professore Gregorio Sorgonà (Fondazione Gramsci): lo studioso, in particolare dopo il 1973, evidenzia un rafforzamento su tutta la linea dell’antioccidentalismo e del filoarabismo di Pino Romualdi.

Romualdi e il Giappone   

Il viaggio del presidente del Msi nel Sol Levante, assieme a una delegazione missina, è significativo. Sergio Moschi, storico missino romagnolo da poco scomparso a cui dobbiamo ulteriori approfondimenti sul pensiero politico e storico romualdiano, possedeva nel suo archivio personale una sorta di sintesi romualdiana riguardo a questo viaggio. 

Romualdi differenziava nella sua analisi il Giappone post/45 dall’Europa. Ad avviso del presidente del partito missino 

il Giappone degli anni ’60 e ’70 è rimasto un paese sostanzialmente nazionalista, di tendenza neo-corporativa e comunitaristica, non occidentalizzato: la struttura profonda presente nell’anima del popolo giapponese è di fatto quella degli anni ’30 nonostante i tragici bombardamenti americani di Tokyo e la tragedia non ancora compresa di Hiroshima e Nagasaki, il rigore e la disciplina di questa gente lasciano stupiti o interdetti gli occidentali… Il canto nazionale di fronte alla bandiera sacra della Patria accomuna prima e alla fine della giornata lavorativa imprenditori, squadre medie e maestranze alla medesima ora… Si può e si deve parlare del “miracolo giapponese” come una nostra rivincita, la rivincita della Destra modernizzatrice realista sul materialismo e sulla democrazia livellatrice e massificante”.  

Romualdi azzardava anche l’idea che il Partito liberaldemocratico nipponico, formazione di ispirazione nazionalista a differenza di quanto potesse o possa far pensare il nome – aveva tra l’altro traghettato il Giappone verso la piena modernizzazione – corrispondesse in ambito giapponese alla Destra italiana missina. 

Nel 1984, ad esempio, quando nelle case di tutti i giapponesi definitivamente entrarono un televisore e un frigorifero, i quotidiani della destra nazionale di Tokyo scrissero retoricamente che gli Usa erano stati sconfitti e che il Giappone aveva vinto la Seconda Guerra: Tradizione, identità e Modernizzazione nel destino del Sol Levante. Le affinità tracciate dal Nostro erano orientate in particolare verso Yasuhiro Nakasone, il grande statista della destra degli anni ’80 che portò il Giappone a sfidare direttamente gli Usa e l’Occidente sul piano dell’ultramodernizzazione. 

Spiega Romualdi:“Nakasone, mi si perdonerà la forzatura, è il missino di Tokio, la sua statura di politico e realista pare molto elevata ed anche in Cina da quel si sa è molto rispettato e si desidera allacciare relazioni strette con lui e con la elite nipponista….”. Nakasone fu il primo capo di stato del dopoguerra a legittimare istituzionalmente il santuario della pace nazionale Yasukuni – luogo per molti versi simbolico e molto identitario ma tuttora dal significato molto controverso – e il realista che restaurò significative relazioni diplomatiche e geopolitiche con la Cina di Deng. Romualdi faceva anche riferimento a ambienti elitari giapponesi, di certo non atlantisti né marxisti, che a suo avviso orientavano la politica dell’esecutivo di Tokyo. Probabilmente sono quei medesimi ambienti che dagli anni ’90 si costituiranno pubblicamente come Nippon Kaiji. Romualdi si rammaricava che il Msi non fosse stato in grado di produrre qualcosa di simile nel Belpaese, per trarne la conclusione che, per colpa della destra, l’egemonia culturale, da sempre il pallino romualdiano, in Italia era stata conquistata dalla sinistra radicale. “Arriviamo alle solite e note conclusioni da anni: in Italia è la Destra non la Sinistra ad aver fallito….”. 

La sinistra, spiegava il politico romagnolo, si era conquistata a buon diritto l’egemonia culturale e ideologica nel nostro paese. Il presidente missino visitò peraltro nel corso del viaggio sia il santuario Yasukuni sia la tomba di Yukio Mishima e le sue esperienze nel Sol Levante furono per lui toccanti e indimenticabili. 

Una intervista a Pino Romualdi su Radio Radicale

Giovanni Luca

Giovanni Luca su Barbadillo.it

Exit mobile version