Ritratti. Franco Piro, intellettuale e politico socialista, organico ed eretico

Parlamentare del Psi, attivista per i diritti delle persone con disabilità, fu il promotore della legge per l’abbattimento delle barriere architettoniche.

Franco Piro

La battaglia politica per i diritti delle persone con disabilità non può prescindere dalla figura di Franco Piro, la cui dimensione politica si esplica ed estende su più fronti. Padre di alcune leggi rivoluzionarie per la vita delle persone con disabilità, promotrici a loro volta di un cambiamento culturale, ossia la legge 13/89 sull’abbattimento delle barriere architettoniche e la Legge 104/92. Calabrese di nascita ma bolognese d’adozione, nasce nel 1948, contrae la poliomielite, come tanti della sua generazione, malattia che lo costringe a frequentare la prima elementare in ospedale e a trascorrere tutta la vita un paio di stampelle e, successivamente, in sedia a rotelle. L’attivismo di Piro però è dimostrato interamente dalla sua biografia. Abbraccia il movimentismo magmatico del Sessantotto diventando dirigente della sezione bolognese di Potere Operaio, salvo poi distaccarsene nel 1971 contrario alla deriva militarizzata. Verso la metà degli anni ’70 entra nel Partito socialista nel 1983 viene eletto alla Camera, vi rimane fino al 1994, ricoprendo il ruolo di presidente della commissione Finanze alla Camera. Lì contribuisce all’innesto che tradurrà in prassi una riforma del sistema finanziario italiano che rendesse idealmente la finanza stessa al servizio dei cittadini tramite la creazione della commissione antitrust. Si fa in seguito promotore di una legge sulla trasparenza bancaria, la normativa sulla gestione dei CAF ai sindacati per un fisco più sociale. Inclusione e intraprendenza, i due cardini su cui si è basata l’intera esistenza di Franco Piro. Esponente della corrente di Gianni De Michelis, fu politicamente vicino anche a Bettino Craxi.

“(…) Franco fu il primo che fece lo Statuto del contribuente e presentò una proposta di Legge. Nel 1990 e nel 1992 ripresentò la Legge che poi ha costituito la base nel 2000 della legge sullo Statuto del contribuente”. Ricorda Giorgio Benvenuto, ex sindacalista Uil, parlamentare e Presidente della Fondazione Bruno Buozzi, che con Franco Piro ha condiviso diverse ed importanti battaglie:  “Avvertiva l’importanza che il fisco fosse diverso, che dovesse finire la storia per cui tino non si fida dello Stato e lo Stato non si fida delle persone. Con lui creammo le condizioni perché si facessero i CAF. Franco è uno dei padri dei centri di assistenza fiscale, perché lui diceva “come si può semplificare il fisco, che sarà sempre complicato, sempre complesso, come si può trovare anche per il sindacato una linea nella quale il sindacato gestisce dei servizi, attenua lo scontro col fisco, e i CAF sono nati con Formica, con Franco Piro, non era facile metterli d’accordo, però la cosa è stata fatta (…)”[1]

Innegabile intellettuale, docente di Storia Economica presso l’Università di Bologna, coltiva sia la dimensione politica, sia quella accademica, considerandole l’una il prolungamento dell’altra.

Piro di lotta e di governo, su entrambi i fronti. Uomo delle istituzioni sovrapposto in carta-carbone al pervicace lottatore politico ostile al clientelismo partitocratico. Come quando prendeva a ceffoni, metaforicamente, l’allora Ministro del Bilancio, Paolo Cirino Pomicino, attraverso stilettate al vetriolo: (…) “Io dico che Pomicino e Cristofori non sono all’altezza di Andreotti. Se lui li sacrifica entrambi allora me ne vado anch’ io”. Bersaglio fisso, appunto, il ministro del Bilancio. Piro racconta d’ uno scontro un anno fa, quando “gli organizzai contro una lobby dei ciechi in tutta Italia”, per strappare denaro a favore dei senza vista. Alla fine lui “sempre interessato ad aprire uno sportello a qualcuno” trovò i soldi (…) (Giorgio Battistini, Repubblica, 05 ottobre 1991 “Le barricate di Piro”)

Tutto ciò prima di Mani Pulite, prima della distruzione della carovana socialista in mille rivoli affondata dalle inchieste giudiziarie e dagli scandali, scomposta e decostruita in una miriade di soggetti politici, liquidi e privi di reale cultura politica, oltre che presa elettorale.

Dopo la tempesta giudiziaria, Franco Piro fonda la Federazione dei socialisti e aderisce al Nuovo Partito socialista italiano. Costante il legame con l’Università di Bologna, presso cui insegnava Storia Economica. Nel 2004 si candidò sindaco a Bologna e nel 2006 al Senato, senza essere eletto. Cultore della figura di Franklin Delano Roosvelt, del suo pensiero politico, di George Couthon, Franco Piro viene descritto da chi lo ha conosciuto come un intransigente, dal carattere sanguigno, sfrontato ai limiti della franchezza. Si dice, infatti, che non risparmiasse critiche dirette neppure a Toni Negri, negli anni di Potere operaio.

Divergeva, però, dagli extraparlamentari per eterodossia, umana e culturale. Ricorda infatti Claudio Martelli: «martellavano gli slogan marxisti, leninisti, stalinisti con una sorta di automatismo del linguaggio, quella che i francesi chiamano la “langue de bois”, la lingua di legno. Era la lingua dei gruppuscoli dell’estrema sinistra, che volendo apparire più combattivi del Partito Comunista e volendo accusare i Comunisti di tradimento alla classe operaia, pensavano di farlo martellando una nuova ortodossia. Franco non lo faceva, pur militando nello stesso gruppo».[2]

E prosegue: “(…) Franco fece sul ’68 un intervento fantastico, perché tutti, compresi alcuni socialisti, un po’ con la nostalgia, quelli che erano stati sessantottini, altri con riconoscimenti un po’ opportunistici, ma in generale per andare incontro agli ex sessantottini, senza calarsi le braghe, ma perdendo un po’ il senso della misura, erano troppo corrili con quello che era stato il ’68. Franco invece disse testualmente, me lo ricorderò sempre «secondo me tutto quello che avete detto in termini ideologici non c’entra nulla, il ’68 è stato una grande americanizzazione della vita politica anche italiana, che ha trasferito qui i modelli americani, cioè la contestazione di tipo studentesco al posto della lotta di classe, l’irrisione l’ironia» (…)”[3]

Non omologato per scelta, eretico per convinzione, ribelle apparentemente senza causa, ma, forse, votato ad una causa più grande: garantire, in senso girondino, il minimo dei diritti. La strada però sembra ancora lunga. [4]

 

[1] pag. 46-47 di Franco Piro. Rivoluzionario, socialista, riformista ribelle «sempre». Parole e immagini per ricordarne la figura e l’opera” a cura di Mauro Chiarini e Rino Maenza (Edizioni Sigem), disponibile per consultazione presso la Fondazione Pietro Nenni

 

[2] pag. 55 di Franco Piro. Rivoluzionario, socialista, riformista ribelle «sempre». Parole e immagini per ricordarne la figura e l’opera” a cura di Mauro Chiarini e Rino Maenza (Edizioni Sigem), disponibile per consultazione presso la Fondazione Pietro Nenni

[3] ibidem

[4] Si ringrazia la Fondazione Pietro Nenni per il materiale fornitomi

Stefano Sacchetti

Stefano Sacchetti su Barbadillo.it

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