F1. L’impatto tra Hamilton e Verstappen “nasconde” la rinascita Ferrari

Le polemiche generate dall’incontro ravvicinato tra Hamilton e Verstappen, dall'eco lunga, hanno offuscato anche la rinascita del Cavallino

Ci voleva un autoscontro di tale portata per far passare in secondo piano la principale novità della stagione: la migliore Ferrari dell’ultimo anno e mezzo, capace con Charles Leclerc (e in misura minore anche con Carlos Sainz) di correre per la vittoria, staccando nettamente le McLaren; forte in qualifica, magistrale in partenza, come nei momenti più delicati, puntuale e regolare nel passo, Leclerc ha condotto in testa quasi tutto il Gran Premio, in una pista di motore e dalle curve velocissime (dunque in teoria sfavorevole al Cavallino), salvo poi doversi arrendere solamente al terzultimo giro, di fronte all’iraconda rimonta di Hamilton, tradita dalla gestione della mescola “Hard” sulla distanza, tipologia di gomme con cui la Mercedes dell’inglese (Bottas è rimasto terzo, alle spalle del 16 e senza mai impensierirlo) è apparsa nettamente superiore, mentre nel primo stint con le medie la Ferrari era stata, se non la migliore, almeno alla pari con le vetture di Stoccarda .

Certo, senza il “fattaccio” iniziale sarebbe stato quasi sicuramente un terzo posto ma relativizzati i “se”, ciò che più conta è la prestazione nel complesso, al di là del risultato in sé, che conforta e che dimostra come gli ultimi aggiornamenti (nella cornice delle vetture 2021 che ormai sono quasi a fine ciclo) abbiano prodotto i risultati sperati: una bella iniezione di fiducia, con la quale affrontare l’Ungheria, una pista lenta che dovrebbe venire incontro alle esigenze della Scuderia di Maranello.

 

Giro 1: curva Copse

Il “fattaccio e misfatto” della domenica però resta il clamoroso colpo di scena che subito dopo la partenza ha causato la bandiera rossa; d’altronde, che i due competitori del 2021 potessero arrivare al contatto “fisico” era tutto fuorché una ipotesi peregrina, nella misura in cui la Mercedes non è più la migliore vettura del lotto e Hamilton per vincere deve prendersi dei rischi enormi, cui non era più abituato, rivelandosi maggiormente incline all’errore.

Spentesi le cinque luci rosse, susseguitesi le schermaglie lungo tutta la prima sezione della pista, Hamilton grazie alla migliore accelerazione in uscita dalla Woodcote, prende la scia di Verstappen nell’allungo successivo, arrivando a toccare i 315 km/h e dopo aver fintato all’esterno, si butta all’interno, arrivando quasi completamente affiancato alla Red Bull dell’olandese in prossimità della successiva curva, la Copse ma c’è un problema: la curva Copse, una velocissima e tecnica piega destrorsa (che in prova a serbatoi scarichi si percorre a circa 290 km/h) non è certamente una staccata violenta anzi, i piloti non toccano praticamente i freni, limitandosi nell’effettuarla ad alzare il piede e a parzializzare il gas, dunque per il sorpasso è indispensabile vi sia un delta abissale tra le velocità delle vetture contendenti.

La Copse, che fino al 2010 era la prima curva rispetto al vecchio rettilineo di partenza/arrivo, è una delle tante curve mitiche, “da pelo”, del circuito di Silverstone: se una volta oltre a parzializzare si scalava una marcia, oggi questa esalta le vetture dall’altissima efficienza aereodinamica che per l’appunto la percorrono quasi in pieno, come fossero sui binari.

Il fatto però è che nonostante siano passati gli anni, sempre una specificità permane, ossia che nel percorrerla esiste una e una sola linea di traiettoria, per cui è pressoché impossibile che due piloti riescano a farla insieme appaiati, senza arrivare all’incidente, salvo appunto che uno dei due duellanti non solo levi prima il gas ma arrivi proprio a frenare.

Ecco, in quel climax ascendente che doveva trovare il proprio acme tra in quella porzione di tracciato, si erano preposte tutte le condizioni affinché si arrivasse a quell’unico risultato: in effetti, come per altro aveva dichiarato, Hamilton doveva per forza passare in pista, perché in caso contrario, l’evoluzione del Gran Premio avrebbe rischiato di trasformarsi in un’altra cavalcata solitaria di Verstappen.

A quel punto l’inglese deve essersi ricordato di quanto era aggressivo “da giovane”, fermo restando che rimanga tutt’oggi tra i migliori nel compiere la nobile arte del sorpasso e dopo esser stato rintuzzato almeno tre volte da Verstappen nel tratto di gara che andava dallo spegnimento dei semafori fino alla Luffield (la settima curva della pista), senza fare né calcoli né previsioni, si è lanciato all’assalto dell’avversario, in un modo che a posteriori potrebbe esser tacciato di “eccessivo ottimismo”, specialmente considerando che il Gran Premio era appena cominciato e che dunque le vetture erano particolarmente difficili da guidare, in quanto avevano le gomme (medie) fredde e i serbatoi pieni del carburante per affrontare l’intera gara: arrivato praticamente appaiato a Verstappen, Hamilton si rende conto di aver commesso un errore, sicché in due quella curva non l’avrebbero mai percorsa e decide di frenare violentemente ma così facendo, la brusca frenata toglie anche direzionalità all’anteriore e infatti Hamilton era lontanissimo dal cordolo, avendo completamente mancato il punto di corda; Verstappen, da parte sua, avrebbe dovuto lasciarsi sfilare o comunque lasciare più spazio, illazioni assolutamente impensabili, giacché tra l’altro il 33 disponeva del  vantaggio di esser davanti e aveva tutto il diritto di impostare la propria traiettoria, non arrivando in ogni caso mai a toccare i freni ma soltanto a parzializzare l’acceleratore (arrivata la velocità sul dritto al picco massimo dei 301 km/h), a riprova di un approccio tutt’altro che conservativo anche da parte dell’alfiere della Red Bull.

 

Stando così le cose, l’incidente a quel punto era inevitabile: il contatto tra l’anteriore sinistra della Mercedes e la posteriore destra della Red Bull avviene tra i 270 km/h e i 290 km/h, con l’olandese che vola contro le barriere, distruggendo la macchina (che adesso si cercherà di recuperare in vista della prossima gara in Ungheria) e subendo una decelerazione, al momento dell’impatto, calcolata in 51 G, dovendo per questo trascorrere tutta la giornata in ospedale per esami e accertamenti del caso; non c’è da stupirsi se, in queste ore, il pilota olandese stia ancora accusando un forte torcicollo.

 

Fortunato due volte; implacabile verso la vittoria: la gara di Hamilton

Hamilton dapprima è stato doppiamente fortunato: in primis, nel colpire l’avversario “piatto” con il cerchione dell’anteriore sinistra, in quanto se il contatto fosse avvenuto con qualsiasi altra parte dello pneumatico o del corpo vettura, i due si sarebbero agganciati, con conseguenze facilmente prevedibili; in secondo luogo, nell’esposizione della bandiera rossa, sfruttata per riparare i danni alla vettura (ala, cerchione, deviatore di flusso) che in regime di gara libera, probabilmente lo avrebbero portato a doversi fermare definitivamente.

Quando poi però si è trattato di spingere e di rimontare (scontata la penalità di 10”, comminatagli “per non aver evitato il contatto”), Hamilton è stato bravissimo a sfruttare la superiorità della Mercedes nel secondo stint con le dure ma lo ha fatto sfoderando tutte le proprie qualità velocistiche, non dandosi mai per vinto, e arrivando a riprendere Leclerc e ad estrometterlo dalla prima posizione, fino a quel momento legittimata magistralmente dal monegasco, scavalcandolo per di più proprio alla fatidica curva Copse.

Insomma, come detto le polemiche si protrarranno molto a lungo: senza scomodare Suzuka 1990 o Adelaide 1994 ma al massimo rifacendoci allo scontro (molto simile, sempre alla Copse) tra Sainz e Grosjean a Silverstone nel 2018, ciò che è indubbio è che la rivalità Hamilton-Verstappen, già molto forte, è adesso letteralmente esplosa.

In attesa delle prossime puntate, chi ne trarrà giovamento saranno sicuramente gli spettatori, che potranno ammirare e gustarsi a pieno una sfida per il vertice tra due fenomeni, una sfida che, fuor dubbio, sarà senza esclusione di colpi, anche proibiti.

Lorenzo Proietti

Lorenzo Proietti su Barbadillo.it

Exit mobile version