“L’uomo del fiume”: il viaggio eterodosso di Lovisoni (da Battiato a de Benoist, passando per la Lega)

Piemme pubblica l'autobiografia di un artista e politico friulano, Raul Lovisoni, che ha caratterizzato la sua vita con incontri straordinari e un irrefrenabile anelito di libertà

Raul Lovisoni

L’uomo del fiume. I pensieri della foce di Raul Lovisoni

“Incontri con uomini straordinari”, come è noto a lettori non ordinari, è il titolo di una delle opere fondamentali di Georges I. Gurdjieff. Ci permettiamo di ricordarlo per dare impulso alla lettura, o meglio all’incontro letterario con Raul Lovisoni e con il suo splendido L’uomo del fiume (Piemme). Perché Lovisoni, classe 1954, musicista, pensatore, vogatore, camminatore, cantore ed ex-politico, è indubbiamente un uomo straordinario, che racconta in quelle pagine la sua vita. Raccontando però la sua vita, narra soprattutto incontri, con uomini che in fondo son tutti straordinari, nessuno escluso su questa terra. Incontri con donne, con suoni, con eventi personali e collettivi, con i dolori personali, dei suoi cari e del mondo intero. Incontri con la sua piccola patria friulana, le sue acque, le sue montagne.

La vita, o meglio l’esistenza, è tutta tessuta di incontri. La nostra stessa presenza sulla Terra è frutto dell’incontro fra nostro padre e nostra madre. E dà un certo capogiro pensare a quanti incontri di avi son stati necessari per permetterci l’esistere nel qui e ora. 

La vita è anche incontro con malattie e sofferenze che ci avvicinano e ci dovrebbero ben preparare all’incontro supremo, con la morte. E la morte, che si creda o no, sarà porta di nuovi incontri.  

Lovisoni racconta di sé in terza persona perché si sente altrove, essendo ormai defunta una parte di sé. Può raccontarsi con oggettività, vedendosi da fuori, dall’esterno, perché ha incontrato nel 2012 due chili e mezzo di massa tumorale nel colon. Sopravvissuto, racconta chi fu e chi è ora. 

La storia della sua vita a partire dagli anni ‘60 è, dicevamo, tutta intessuta d’incontri. Con il jazz e la morale mazziniana che amava suo padre, con le note dei Beatles, con sperimentazioni sonore d’avanguardia a cui già si dedicava quindicenne, inconsapevole che oltre-atlantico lo stesso facessero i più maturi Lou Reed e John Cale nei Velvet Underground. Incontri con psichedelia, progressive, cantautorato in friulano e con il suo flauto fatato. Incontri con Franco Battiato nei primi ‘70. E come è bella la descrizione della serata passata appunto con Franco Battiato e Juri Camisasca nel 1975 a parlare di Kali Yuga, Guénon, Evola, buddhismo, musica ipnotica e corrosive esperienze iniziatiche permesse dalle droghe. 

Incontri con ambienti della sinistra estrema che poi sfociò nel “Collettivo politico metropolitano”, prima incarnazione delle Brigate Rosse. E poi incontri con la destra veneta ordinovista e con il gruppo Ananda Marga animato da monaci guerrieri fedeli a Shiva, divinità indù della distruzione. Deluso da tali estremismi, Lovisoni si trovò invece più a suo agio con la Nuova Destra di Alain de Benoist, Marco Tarchi e Franco Cardini. Negli anni ‘90 incontrò la Lega Nord e vi entrò con l’ambizione di colmare il vuoto di idee in area federalista con la generosità teorica e tattica della Nuova Destra. Non ci riuscirà, ma incontrerà Bossi e sono gustosissime la pagine in cui racconta un Senatùr che, reduce dalle battaglie politiche, si distende nelle notti romane, ascoltando la musica elettronica di Lovisoni e discutendo di paganesimo e fenomeni paranormali. Anche gustoso l’incontro con un vigoroso Pier Ferdinando Casini, dato che Lovisoni a fine ‘94 passò dalla Lega al Centro Cristiano Democratico. Infine la vita da parlamentare della Repubblica e da vice-presidente della Commissione Esteri lo deluse al punto dal farlo tornare nel suo Friuli per dedicarsi all’attività certo meno remunerativa ma più spiritualmente feconda dell’insegnare musica nelle scuole medie. Tanti allievi lo hanno allora incontrato e non dimenticano certo le sue lezioni che si aprivano ritualmente con qualche minuto di silenzio e concentrazione. 

Ecco, concentrazione. E meditazione. Fra gli incontri di Lovisoni particolare importanza ebbe quello con Massimo Scaligero. Intenso al punto che l’autore gli dedica non troppe parole, strumenti incapaci di rendere giustizia a quell’incontro abissale di destini. Maestro del pensare vivente, Scaligero insegnò, ricordò che l’universo stesso è frutto di incontro, incontro fra l’oggettività dei fenomeni naturali e la nostra soggettività che li completa con il pensare. 

Infatti tutto è incontro, l’esistenza è tessuta di incontri che la plasmano, la deviano, la modellano, la arricchiscono. L’Io s’incontra negli altri. 

Le meravigliose descrizioni degli ambienti naturali nel libro di Lovisoni sono dunque incontri e meditazioni sugli incontri con le acque del fiume Ausa e con la ninfa che le abita, con la laguna di Grado, con uccelli, con la nutria bianca, con le stagioni che si avvicendano e colorano il mondo e l’anima. Mentre il colore è incontro di luce e tenebra e l’anima incontro di spirito e materia. 

I “pensieri della foce” di Lovisoni sono preziosissimi in questi tempi postpandemici in cui trionfa e diventa abitudine la paura dell’incontro ed un’ecologia del pensare, del sentire e del volere non è meno urgente di quella che potrebbe materialmente salvare il pianeta. Perché la foce è luogo d’incontro fra acqua dolce e salata, come le vette di montagne sono incontro di terra e cielo, di mineralità, ovvero massimo di materia, e di atmosfera celeste. 

Leggete questo libro, rileggetelo, incontratelo. È straordinario.

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Luca Negri

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