Romanzo Comunale\3. Il caso Crema spiega perché nessuno vuol fare il sindaco in Italia

Enti senza soldi e senza personale, sovraesposizione mediatica e l'incubo ricorrente dell'avviso di garanzia bloccano la politica locale

Un bambino a Crema si schiaccia un dito nella porta anti-incendio all’asilo. Indagato il sindaco. Ecco spiegato perché nessuno, ma proprio nessuno, ha la minima voglia di candidarsi. Meno che mai se c’è addirittura la possibilità di vincere le elezioni.

Indossare la fascia tricolore è un incubo. Il sindaco, in ogni parte d’Italia, deve amministrare potendo contare su uffici dissanguati da “quota cento” e aziende municipalizzate in perenne perdita. Impossibilitato, di solito, ad assumere. Stretto tra patti di stabilità, deficit pregressi e la necessità di tenere sempre alte le addizionali comunali e le strisce blu del parcheggio. E questo sarebbe il minimo: buche, marciapiedi, rifiuti. La corsa ai fondi regionali ed europei, le gare e il terrore perenne dell’abuso d’ufficio, che è una cosa seria ma attualmente presenta confini normativi talmente labili e impalpabili da poter essere esteso a tante, troppe, situazioni. E poi l’avviso di garanzia, il tritacarne mediatico, le vite che si stravolgono. Non accade a tutti, per carità, ma quando succede non è mai una passeggiata.

E poi c’è la normalità, le file agli uffici. Ogni cosa, chiaramente, grava sulle spalle di chi si trova a indossare quella fascia. In una grande città è ancora peggio perché giocano dinamiche social e di opinione che superano i confini naturali del Comune. Se a Lambrate c’è una buca nell’asfalto, interessa solo a Lambrate. Se succede a Roma o a Milano o a Napoli interessa a tutta Italia, talvolta anche all’Europa.

I politici “di professione” lo sanno e se ne stanno ben rintanati a Roma o tra gli scranni delle assemblee legislative (sic!) regionali. Dove possono concionare dei massimi sistemi e poi gustare una bella carbonara in tranquillità prima di tornarsene a casa o in foresteria.

Ecco spiegato, dunque, perché non si trovano candidati che vogliano immolarsi nell’amministrazione locale. Men che mai a destra, specialmente nel momento storico in cui addirittura rischierebbero di avere buone carte per vincere a Roma e addirittura a Napoli, dove l’ultima esperienza di governo risale all’era Lauro.

Il centrodestra, ma più in generale la politica, dovrebbe prendere atto di ciò. E capire che gli enti locali vanno messi in condizione di poter lavorare. Una riforma strutturale non può né deve essere soltanto sul piano amministrativo ma deve basarsi su un approccio globale e complessivo, di sistema. Ci vuole responsabilità altrimenti sarà impossibile trovare gente di valore che si impegnerà in politica. Non domani, ma già oggi.

Giovanni Vasso

Giovanni Vasso su Barbadillo.it

Exit mobile version