Il caso. Parla Buttafuoco: “Ruggero Razza è un galantuomo frullato nel fango dell’antipolitica”

“Ho visto troppa gente massacrata dalla politica, capita che questa si ritrovi dileggiato dalla canea detta 'opinione pubblica' o azzannato dalle procure”

“Ho visto troppa gente massacrata dalla politica. Anche quando si trova la persona giusta, capita che questa si ritrovi dileggiato dalla canea detta ‘opinione pubblica’ o azzannato dalle procure”. Pietrangelo Buttafuoco, intelligenza tagliente e una sapienza antica a cavallo tra due civiltà, quella islamica e quella occidentale, parla con il dolore nel cuore. Intervistato da Francesco Curridori per il Giornale, un po’ da fratello maggiore, un po’ da vecchio zio, fende la nebbia dell’indignazione e parla delle cose siciliane, anche le più spinose. 

“Mi ha molto turbato  – ha detto – vedere un galantuomo come Ruggero Razza, l’ex assessore alla Sanità in Sicilia, frullato nel fango per una frase sui ‘morti da spalmare’ nella conta dei numeri strumentalmente interpretata da chi lo spiava con la stessa disinvoltura dei più biechi Richelieu: ‘Datemi sei righe scritte dal più onesto degli uomini e vi troverò un motivo per farlo impiccare’”. 

Ruggero Razza, braccio destro del presidente della Regione siciliana Nello Musumeci e fondatore del movimento Diventerà Bellissima, ha rimesso il mandato di capo dell’assessorato più importante in tempo di pandemia appena ha appreso dai giornali di essere indagato dalla procura di Trapani. Una scelta varata“per mettere in sicurezza” l’ente ed evitare lo stillicidio politico.

“La verità è che la gente perbene – continua Buttafuoco – sta lontana dalla politica anche per colpa della retorica antipolitica. Perché persone di valore dovrebbero smettere di lavorare e dedicarsi alla politica per poi ritrovarsi in carcere o con la vita sfregiata. Non vale la regola male non fare, paura non avere, ma tutto il contrario. Se fai il bene, qualcuno te lo farà pagare”. 

Buttafuoco sfoglia l’album dei ricordi della recente storia politica siciliana e rispolvera “la vicenda di Rino Nicolosi, il presidente della Regione siciliana – un gigante della politica – letteralmente scannato dal carcere”. Un caso che – per l’autore de Le uova del drago – “resta a perenne monito”. (fma)

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