Una fiction troppo “fiction”: Leonardo da Vinci come non l’avete mai visto

La serie in onda su Rai 1 non ha nulla a che fare con il genio toscano. Segue lo schema dei gialli e perde di vista la vita reale

Film, kolossal, fiction di vario genere, da commissari a vicequestori, poliziotti semplici, suore, medici e chi più ne ha più ne metta. Quando poi arriva un anniversario che riguarda un grande italiano, si tratti di Dante Alighieri o di Leonardo da Vinci, non si fa nulla. E se si decide di girare una fiction, il risultato non è un bel film che divulghi e faccia conoscere a tutti questa figura di Italiano e grande artista mondiale ma gli si cuce addosso lo schema di un thriller, con tanto di omicidio, di carcere, fughe per non essere arrestato, tutto quello che il genere letterario giallo offre. Insomma, pura fantasia. Gli otto episodi (compresa la seconda serie) intitolati “Leonardo” in onda su Rai 1 e Rai 4K, non c’entrano nulla con la vita del celebre vinciano.

L’elenco degli errori è lungo: Leonardo da Vinci non ha ucciso nessuno (non è che gli sceneggiatori lo hanno scambiato per Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio?) ma lo fanno passare per l’assassino di Caterina da Cremona, personaggio mai esistito. Siccome in questa produzione internazionale (Italia, Usa, Francia, Gran Bretagna, Spagna), il testo è scritto da due autori Usa, Frank Spotnitz e Steve Thompson, almeno la supervisione avrebbero dovuta affidarla a esperti della vita di Leonardo. Sì, perché a parte la trasformazione in giallo della biografia del grande toscano, tutte le puntate sono disseminate di errori storici. Sono citate unità di misura che non esistevano alla fine del Quattrocento inizi del Cinquecento, ci sono personaggi che hanno un ruolo nella fiction ma che non sono mai esistiti; la bottega del Verrocchio pullulava di alcuni fra i maggiori geni della pittura mondiale e nessuno di loro viene mai citato, la miscelatura dei colori era la prima cosa che veniva insegnata ai giovanetti appena arrivati in bottega ma nella fiction la si mostra come una delle procedure più difficili, fatta solo dopo tanto tempo, quasi fosse un procedimento alchemico. Nel 1482 Leonardo si trasferì a Milano ma non fu Ludovico il Moro ad andare a Firenze per invitare Leonardo nella città lombarda; l’arresto di Leonardo e dell’omosessuale prostituto Saltarelli avvenne di notte e quindi sarebbero dovuti essere arrestati dagli Ufficiali della notte e non dalle Guardie del Bargello, non è vero che Piero da Vinci padre di Leonardo, nutriva antipatia per il figlio, risulta proprio il contrario. Luigi d’Orléans non tentò mai di avvelenare il piccolo Ludovico Sforza. E’ logico che per rendere più appetibile un film lo si deve un po’ romanzare, comprensibile, ma farne una storia che non ha nulla in comune con quella originale significa stravolgere, illustrare tutt’altro e usare il nome “Leonardo” solo per fini di puro marketing. Perdendo l’occasione di istruire, far conoscere, come negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso facevano molti sceneggiati a puntate della Rai.

A questo punto, ha senso chiamare “Leonardo” una serie che racconta tutt’altro?

Manlio Triggiani

Manlio Triggiani su Barbadillo.it

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