No Tav, lo stop a sorpresa arriva dal governo Hollande

Parbleu! La Tav non si fa più! L’indiscrezione  – clamorosa – arriva dal quotidiano parigino Le Figaro (da sempre considerato di centrodestra, non proprio un organo eversivo), che nelle ultime ore ha parlato di stop da parte del nuovo governo Hollande a ben dieci progetti di linee ferroviarie ad Alta Velocità avviati negli anni scorsi dall’esecutivo Sarkozy. Fra questi dieci, appunto, la famosa Torino-Lione.

I motivi dello stop, per ora soltanto ufficioso, sarebbero principalmente due: è un progetto troppo caro (12 miliardi di euro) ed è inutile, perché il trasporto merci sulla tratta italo-francese è passato dagli 11 milioni di tonnellate di circa vent’anni fa agli attuali 4 milioni di tonnellate. In sostanza due dei rilievi che i No Tav hanno sempre mosso al progetto, ricevendo in cambio insulti, accuse di antimodernismo e in parecchi casi pure le manganellate targate Repubblica Italiana.

Ma ora a dire che la Tav è inutile e costosa non sono più solo Beppe Grillo o Alberto Perino, il leader dei No Tav valsusini. Secondo Le Figaro il ministro del Bilancio francese, Jerome Cahuzac, ha detto mercoledì scorso ad alta voce ciò che gli esperti continuano a ripetere a mezza voce da qualche mese riguardo alle nuove linee ad alta velocità. «Lo Stato ha previsto un moltitudine di progetti senza avere avviato il minimo finanziamento. Il governo non avrà altra scelta se non quella di rinunciare ad alcune opzioni». Entro il 2020 era stata programmata la costruzione di 14 linee ad Alta Velocità, ma ora l’Eliseo dovrà scegliere a quali rinunciare. E la Torino-Lione è una delle principali candidate alla cancellazione.

Con molto realismo, la Francia ha capito di non avere più i mezzi per permettersi tutte le maxi-infrastrutture su cui il velleitario Sarkozy aveva puntato, in questo molto simile all’ex amico Berlusconi;  così adesso sarà nominata a breve una commissione di parlamentari ed esperti che entro l’anno dovrà fare una classifica dei progetti per ordine di priorità. L’unica certezza è che andranno avanti le due linee già in costruzione Tours-Bordeaux e Metz-Nancy, così come i due progetti per i quali sono già stati firmati i contratti (Le Mans-Rennes e Nimes-Montpellier). Tutte le altre, Torino-Lione compresa, rischiano di rimanere sulla carta.

Il presidente dell’Osservatorio Tav, Mario Virano, architetto di stretta osservanza comunista negli anni Settanta, migrato poi sulle attuali posizioni Pd, corrente cementificatrice, getta acqua sul fuoco: «Non cambia nulla: semplicemente anche Parigi, come già ha fatto Roma, applicherà il “fasaggio”. Dividerà la realizzazione dell’opera in più fasi per diluirne i costi». Può darsi. Certo rimane il nodo di un governo che giudica l’opera sostanzialmente inutile a fronte del traffico merci fra Italia e Francia e su questo Virano e l’Osservatorio non se la potranno cavare con i soliti contorsionismi verbali e documentali.

Un dato significativo è che i primi a strillare contro la probabile decisione di Parigi sono stati due deputati torinesi che da sempre, sia pure su schieramenti apparentemente contrapposti, si battono per il super-treno: il Pdl Agostino Ghiglia e il Pd Stefano Esposito. «Un fatto gravissimo per il nostro Paese e un danno economico senza precedenti», commenta quest’ultimo, autore di un recente volume in cui si elencano milioni di motivi per cui “Tav è bello!”, nonché esponente di punta della federazione che nei giorni scorsi ha espulso dal partito numerosi iscritti della Val Susa che si erano pubblicamente schierati contro la Tav.

Più o meno uguale la riflessione di Ghiglia: « Se le dichiarazioni riportate dal quotidiano francese non venissero smentite, sarebbero parole dannose per il futuro dei nostri territori come dell’Europa intera e irresponsabili in quanto rischiano seriamente di alimentare un clima d’ostilità e violenza che soprattutto in Italia ha avuto conseguenze a cui non possiamo e non vogliamo più».

Chiacchiere. Parole in libertà, così come sinora sono state in libertà le cifre fatte circolare dagli ambienti pro Tav sugli organi d’informazione, anche a fronte di serissimi studi, realizzati da centri di ricerca e docenti universitari, che sostenevano tutt’altro. Ma se veramente il governo Hollande dovesse bollare l’opera come inutile e troppo costosa, per gli appetiti cementificatori che sognano un maxi-tunnel sotto le Alpi sarebbe la pietra tombale.

George Best

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