Tempesta sulla Corona. Dopo la rottura di Harry e Megan con i reali, in Australia si profila il dopo Commonwealth

La sfida dei Sussex alle liturgie della monarchia potrebbe avere effetti sulla prospettiva post-imperiale britannica

Harry e Megan

Harry e Megan

Harry l’ha detto: “Mio padre e mio fratello sono prigionieri del sistema. Non ne possono uscire”. Come eredi diretti, essi devono fronteggiare le conseguenze delle bombe sganciate dal duca e dalla duchessa del Sussex. In questo momento, coi sospetti suscitati, hanno davanti una via crucis. 

All’indomani dell’intervista, il principe Carlo aveva era atteso in una chiesa di Londra, trasformata in centro per vaccinazioni. Presenza gradita, ma che non ha impedito ad altri di dire che il principe era tra gente di colore per cercare di rimediare alle accuse di razzismo. Eppure quello era un appuntamento previsto da settimane. 

Stesso affronto per William e Kate, in visita alla scuola elementare di Stratford ad accompagnare maestre e allievi che, dopo settimane di chiusura, tornavano in classe. Apostrofato da un giornalista – “La sua famiglia è razzista?”, il principe ha risposto, fatto raro, che non è così. Per nulla. 

Quasi tutti i componenti della famiglia reale sono calati, talora vertiginosamente, nei sondaggi dopo l’intervista di Oprah Winfrey.  Meghan e Harry inclusi. Mentre la regina invocava legame e unità nel discorso del Commonwealth, il veleno della divisione fra i pro e gli anti-Sussex ha provocato rudi scontri nell’opinione pubblica come nel mondo politico e mediatico. Fino in Australia, dove l’opposizione alla Corona ha affermato che, se i Sussex ce l’hanno fatta ad andarsene, ormai anche gli Australiani possono farlo.

A chi giova tutto ciò? Harry cercava di proteggere la moglie da vendetta e pregiudizi. Per farlo ha scelto il modo migliore? Meghan, disperata dalle campagne denigratorie subite, vivrà meglio nel furore della parte dei Britannici che oggi si sente tradita? La regina e gli altri membri attivi della Corona meritavano di essere spinti fin qui, vedendo ridotti in cenere tanti anni di dedizione? 

E’ ora forse che il “Never explain, never complain” ritrova tutto il suo senso. La libertà di parola è preziosa, inalienabile, ma nella società dello spettacolo, al tempo della polarizzazione e della disinformazione, esercitarla diviene un esercizio punitivo. Di qui l’interesse a regolare privatamente i dissidi… privati. 

Point de Vue, n. 3787, 17 marzo 2021    

Adélaïde de Clermont-Tonnerre

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