SuperMario\27. Adesso il governo Draghi non si dimentichi del Sud

La composizione dell'esecutivo pare sbilanciata a Nord, questo sia davvero un governo di unità nazionale

Il tricolore immenso su Palazzo Medalago Albani a Bergamo

Per favore, però, non dimenticatevi del Sud. Perché di Mezzogiorno, all’interno del governo a guida Mario Draghi, ce n’è davvero poco. Forse ce ne stava troppo nel Conte 2, i cui risultati sul tema sono stati però oggettivamente travolti dalle vicende pandemiche. Tant’è che è rimasto al palo il piano pensato dall’ormai ex ministro alla Coesione territoriale, il siciliano Giuseppe Provenzano, attorno al principio della fiscalità di vantaggio per le imprese che operano al Sud. 

La pandemia in corso ha allargato le diseguaglianze tra i due poli dello Stivale. Una delle cause è stata la decisione, varata la primavera scorsa, di attivare un lockdown generalizzato su tutto il Paese mentre al Sud (soprattutto nelle Isole) l’emergenza non era ancora arrivata e il comitato tecnico-scientifico chiedevano trattamenti differenziati tra i territori. 

Il governo Draghi nasce sulla doppia necessità di dare un prospettiva a un Parlamento ingessato e non in grado di darsi da sé una nuova maggioranza credibile, e dalla volontà di non sprecare le risorse del Recovery. Tra le motivazioni di Lega e Forza Italia di sedersi al tavolo c’è sicuramente quella di favorire l’ingresso del ceto produttivo settentrionale tra le future centrali di spesa. In tale senso, la Lega di Salvini si è ricordata  (legittimamente) di avere le proprie radici tra la pianura padana e le Alpi. 

I problemi del Sud si conoscono da sempre. E li conosce anche la ministra Mara Carfagna. L’eventuale Ponte sullo Stretto non è la ricetta, semmai uno degli ingredienti per lo Sviluppo. C’è un problema di mobilità di uomini e merci tra Nord e Sud impossibile da non vedere. L’epidemia da Covid potrebbe non essere l’unica da gestire da qui ai prossimi anni. I futurologi dicono che i grossi aggregati metropolitani debbano essere ripensati a favore di una più diffusa distribuzione della popolazione. Anche per questo servono nuove reti, digitali e d’acciaio. 

Il programma del governo Draghi è ancora un mistero. Sappiamo che di primule per i vaccini non ce ne saranno più. Non conosciamo i dettagli di tutto il resto. Certo è che l’asset della sua azione di governo verterà sulle politiche energetiche e quindi sulla transizione ecologica. Tosto che esistono aziende al Sud che su questo terreno sono altamente competitive, a partire dal fotovoltaico, non mortificarle a favore di quelle aree del Paese che sono già integrate con il tessuto produttivo europeo sarebbe di capitale importanza. Su questo campo, anche l’unica opposizione disponibile potrebbe e dovrebbe far valere la propria voce. 

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Fernando M. Adonia

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