“Yukio Mishima, l’incontro di penna spada e bellezza”

L'intervista a Alex Pietrogiacomi, autore dell'aforismario sullo scrittore giapponese per edizioni Alcatraz

Il libro con gli aforismi di Yukio Mishima

Alex Pietrogiacomi, perché un “aforismario” su Mishima?

“Il progetto è nato dall’incrocio del caso e della passione. Passione: per il Giappone che da sempre mi accompagna nella vita quotidiana e sportiva (pratico a livello agonistico il karate stile Shotokan, dal 1985), passione per il mondo perduto e controverso dei samurai e soprattutto per un personaggio così controverso, spiazzante, assolutamente ricco di sfaccettature come Mishima.

Caso: perché mentre stavo preparando un articolo che si ricollegava al cinquantesimo anno dal seppuku di Mishima, continuavo a pensare a una frase che gli apparteneva, ma non ricordavo esattamente come fosse e dove si trovasse all’interno della sua vasta produzione letteraria. La cosa più banale che ho fatto in quel momento è stato aprire il pc e cercare sui motori di ricerca e sugli aforismari la frase, che però non si trovava, al contrario di altre ripetute allo sfinimento su ogni pagina aperta… ho deciso di fare le cose alla vecchia maniera e ho cominciato a rileggere velocemente alcuni testi e – con l’aiuto della fortuna – ho trovato l’estratto e completato l’articolo. Ma dopo aver finito il mio lavoro mi sono domandato perché mai non ci fossero le frasi di Mishima a portata di mano, perché nessuno avesse pensato di raccoglierle in una pagina o che. Ho subito immaginato un aforismario a lui dedicato, soprattutto per il 2020 e per il suo cinquantesimo anniversario e mi sono informato se esistesse in Italia un libro del genere. Nulla. O poi controllato all’estero. Nulla. In nessuna lingua o quanto meno, in nessuna pubblicazione conosciuta o reperibile.

Da qui è scaturito tutto. Certo, l’aforismario (acquistabile qui) può essere interpretato come una forma decontestualizzata e quasi apodittica dell’opera e del pensiero di Mishima, ma quando mi è sorto questo dilemma mi sono immediatamente risposto che la vita di Yukio Mishima è così aderente (in tutte le sue sfumature e controversie) con la sua opera letteraria, che non si corre quasi mai il rischio di questo “tranello interpretativo”. Volevo un testo agile, un omaggio vero e proprio, una voce nella voce e della voce dello scrittore nipponico, che potesse fungere da sguardo panottico su una parte della sua opera per i neofiti o da nuovo inizio per gli appassionati a rileggere gli scritti mishimiani. In più, desideravo davvero che fosse una sorta di manuale ribelle, un risveglio di un fuoco che troppo spesso vogliono sopire e una grande dichiarazione di amore per la bellezza del pensiero e dell’azione che deve appartenere al genere umano. Proprio in nome di questo è stata ragionata anche la cover, con la splendida opera di shōdo di Tomoko Sugiyama, che ha scritto un vero titolo nel titolo con la calligrafia di Mishima ovvero “La bellezza di Mishima”. Questo perché il concetto di “martirio” per la cultura nipponica è un po’ “imbarazzante”, viene compreso, accettato, ma non “esaltato” o interpretato come in Occidente e quindi la versione giapponese del titolo, che si affianca a quella italiana nella versione standard, crea un vero e proprio ponte tra i due mondi.

Per chiudere il cerchio poi l’estetica di un uomo come Mishima doveva essere soddisfatta e con gli editori abbiamo pensato di fare una versione limitata a 200 pezzi (in vendita solo sul sito www.agenziaalcatraz.it), cartonata, con variant cover del libro, così da poter rendere anche il giusto tributo artistico a Kimitake Hiraoka. Un tributo che insieme a quello di Federico Goglio (la straordinaria graphic novel “yukio Mishima l’ultimo samurai”, per Ferrogallico) e di Idrovolante Edizioni (l’inedito e tagliente “In difesa della patria”), può creare un trittico immancabile per gli appassionati dell’artista e del mondo nipponico”.

La copertina dell’edizione serie limitata su Mishima

Su quali opere si è fondata la selezione dei brani dello scrittore giapponese?

“Mi sarebbe piaciuto selezionare da tutte le opere di Mishima, ma sarebbe stato un altro libro, sarebbe forse stato molto più un saggio e con meno interpretazione emozionale del lettore, sicuramente ben più ponderoso del “manuale guerriero” che era nelle mie intenzioni realizzare e che la casa editrice (Agenzia Alcatraz) ha subito appoggiato insieme all’idea.

Mi sono rifatto a una sorta di “percorso” che ha previsto orientativamente questi titoli: “Confessioni di una maschera”, “Lezioni spirituali per giovani samurai”, “La voce degli spiriti eroici”, “Le ultime parole di Yukio Mishima”, “Colori proibiti”, “Il Padiglione d’oro”, “Patriottismo”, “Il mio amico Hitler, “La scuola della carne”, “La spada”, “Sole e Acciaio”, “Una virtù vacillante”, “La via del samurai” … questi i primi che mi vengono in mente, con integrazioni di interviste rilasciate, parole dettate ad amici e biografo (Stokes)… se la vita di Mishima si è basata su dei fiumi, ho cercato di creare un affluente per ciascuno di questi e per una parte della sua anima letteraria e umana”.

La biografia di Stokes l’ho comprata in una libreria internazionale nelle Cicladi… “Martire della bellezza”: si può definire il d’Annunzio nipponico?

“La domanda sorge spontanea. Il mio penultimo lavoro è stato proprio su d’Annunzio  e il suo periodo fiumano (Chez d’Annunzio di Marcel Boulenger, Odoya 2018) e ho partecipato con grande piacere a seminari, incontri, pubblicazioni (#restiamofiumani, “Fiume diciannove” entrambi della Bietti Edizioni) che mi hanno permesso di addentrarmi ancora nei lati meno pubblici del Vate.

I parallelismi ci sono, così come delle distanze culturali, storiche, letterarie, umane che sono più o meno lampanti e che dovrebbero essere affrontate in una sede apposita, ma per dare un piccolo input posso dire che Mishima era affascinato da d’Annunzio – così come ebbe a dire a Moravia – ne tradusse Il martirio di San Sebastiano, aveva un senso estetico fortissimo come il nostro poeta guerriero, talmente forte che per il suo Tate No Kai fece realizzare le divise, da lui ideate, dal sarto Tsukumo Higarashi … Entrambi fumatori di sigarette (Mishima di Golden Bat e Peace), entrambi scrissero dei racconti omaggianti la stessa (Mishima “La sigaretta” e d’Annunzio “Autobiografia di una sigaretta”), entrambi comunicatori, personaggi pubblici, entrambi dediti all’azione, ma qui credo che ci sia un punto molto differente nell’attitudine: d’Annunzio cercava la gloria, Mishima la morte. Questo li rende molto diversi a mio avviso ed è solo un punto su cui si potrebbe discutere per ore, ma come ho detto ci vorrebbe un capitolo a parte e mi sento qui di offrire giusto uno spunto…”.

La penna e la spada si uniscono nella morte ma anche in scritti fondamentali come quelli dedicati ai samurai e a “Sole e acciaio”.

“Fu un binomio decisivo e anche molto tormentato, perché a volte sembrò quasi che l’uno non prevedesse l’esistenza dell’altro o che cercasse di prevalere sull’altro. Leggendo i suoi libri in ordine cronologico, studiando la sua vita, questo dittico esistenziale e così presente nella tradizione dei samurai – da un certo punto in poi – torna sempre sulla scena mishimiana.
Posso rispondere usando le sue parole, in risposta a Furubyashi, durante l’intervista contenuta ne “Le ultime parole di Mishima”:

“Penso che alla fine penna e spada non possano essere divise. La via della penna e della spada è un dualismo molto difficile da interpretare. La penna e la spada sono temporaneamente separate, ma alla fine devono unirsi in un’unica strada. Allo stato attuale le ho divise, e pratico, separatamente sia l’una che l’altra”.

Ecco questo era Mishima, capace di unire anche nella separazione, di essere coerentemente contraddittorio, affascinante eppure respingente, assolutamente giapponese e però innamorato dell’Occidente, dei suoi autori, cultura, movimenti letterari…Un uomo che prese la penna e la spada e le conficcò nel ventre della propria esistenza”.

Per avvicinarsi all’opera dello scrittore, che itinerario bibliografico consiglierebbe ad un lettore che si approccia per la prima volta a questa letteratura?

“Il mio… Ovviamente è una provocazione, ma c’è anche un fondo di verità, perché alla fine può offrire un’idea dell’entità letteraria. Esulando il mio libro, suggerirei di partire dalla vita di Mishima con la biografia di Stokes pubblicata da Lindau, perché molti livelli interpretativi delle sue opere, se non si conosce il vissuto, possono essere travisati. Poi importante, credo sia andare per ordine di pubblicazione, anche per godere dei cambiamenti di scrittura che ci sono stati… dare un itinerario bibliografico sarebbe troppo presuntuoso da parte mia, un percorso fisiologico forse è la cosa migliore”.

Alex Pietrogiacomi

Ha in cantiere nuovi progetti editoriali?

“Sì sto ragionando su un progetto d’annunziano, scrivendo un libro biografico su un campione del mondo di karate, ho in mente un altro lavoro su Mishima e insomma… si tiene allenata la penna e la spada”.

@barbadilloit

Michele De Feudis

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