Giornale di Bordo. Regionali e candidati voltagabbana: la fedeltà non è più una virtù

Enrico Nistri rivendica la scelta di premiare (in Toscana e non solo) con il voto preparazione e storia politica

Pippo Franco ne Il tifoso, l’arbitro e il calciatore

Questa strana campagna elettorale di fine estate non nasce sotto i migliori auspici. Le candidature vengono selezionate con logiche di potere e non sempre tengono conto di quella che, con un vocabolo abusato, viene chiamato meritocrazia, né delle indicazioni degli elettori e dei militanti. A Firenze, per esempio, i vertici romani di Forza Italia hanno imposto  come capolista alle Regionali Marco Stella, consigliere regionale uscente, al posto di Jacopo Cellai, preferito dalla base e capogruppo in Consiglio comunale. Per reazione i vertici del partito si sono dimessi, e il danno d’immagine è stato non indifferente.

Fin qui, nulla di scandaloso: la storia della politica italiana è ricca di candidati imposti dall’alto. Il problema è un altro: Marco Stella nei mesi precedenti aveva cercato una candidatura prima con Renzi, poi con la Lega. Quest’ultima ipotesi è saltata perché Salvini (secondo me sbagliando) ha scelto come capolista l’ex portiere Galli, che era già stato candidato senza successo al Comune, e quindi “non c’era più trippa per gatti”.

In comportamenti come questi c’è tutto il degrado della politica italiana, a destra e non solo, ma anche dell’intera società. Un tempo si disprezzava chi cambiava casacca, così come si cestinavano le lettere anonime. Invece si premiava la fedeltà: a un partito, a un’idea, a un lavoro, persino a un negozio, a uno sportello bancario,  a una compagnia telefonica. Oggi invece si promettono condizioni di favore a chi lascia un’azienda per un’altra, e l’azienda abbandonata (vedi Telecom e dintorni) poi telefona promettendo al transfuga sconti che prima non aveva mai concesso per premiare la sua fedeltà. Forza Italia si è comportata con Stella come la Tim si comporta con i clienti che minacciano di passare a Wind (o viceversa). Sarà anche un partito, ma è un partito azienda. Più azienda che partito, ahimè.

Jacopo Cellai, consigliere comunale di Firenze, figlio di uno storico esponente del Msi toscano

Nonostante questo la voterò, non solo per dare la preferenza a Jacopo Cellai, che ha una grande storia alle spalle, ma anche per dare una risposta alle ignobili dichiarazioni di De Benedetti su Berlusconi. I migliori alleati del Cavaliere sono i suoi acerrimi nemici.

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Enrico Nistri

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