La forza della poesia. Brasillach, l’elogio di amore e coraggio

Il poeta francese, fucilato dagli antifascisti, scrisse indimenticabili versi poetici durante la detenzione nel carcere di Fresnes

Robert Brasillach

Robert Brasillach e il suo celebre verso

«Amore e coraggio / non sono soggetti a processo»
Quando Robert Brasillach scrive questi versi ha 36 anni. È rinchiuso nel carcere di Fresnes accusato di «intelligenza col nemico» per essersi schierato con i nazisti. Non si fa illusioni, sa che la sentenza di condanna a morte è già scritta anticipatamente e a nulla varranno gli appelli alla clemenza rivolti a de Gaulle da intellettuali e scrittori d’ogni parte politica, da Albert Camus a François Mauriac, da Paul Claudel a Paul Valery (solo i livorosi Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir si rifiutarono di sottoscrivere la domanda di grazia). La fucilazione, avvenuta la mattina del 6 febbraio1945, pone fine alla parabola umana e artistica di un intellettuale tra i più rappresentativi di quel movimento che Paul Serant definirà felicemente «romanticismo fascista». Nel carcere Brasillach scrive un saggio sul poeta Andrea Chenier, il «fratello dal collo mozzato»; la Lettera ad un soldato della classe ‘40, una sorta di testamento spirituale in cui si rivolgendo alle future generazioni rivendicando, al di là dei possibili errori, le sue scelte politiche; e i Poemi di Fresnes, una raccolta di poesie vibranti di umana pietà per la sorte di tutti i condannati, di virile dignità di fronte al destino, di amore per la patria. I versi sopra citati sono tratti da Il testamento di un condannato, una composizione in ottave, che riecheggia quella famosa di Villon, ma dove, a differenza di questa, è assente l’irriverenza e presente invece una scoperta drammaticità. Alessandro Barbera in un articolo su Nuovo Confronto scriveva che Brasillach «resta essenzialmente il cantore della giovinezza; di un’età intensa e meravigliosa e pure breve e fugace, da cui il rimpianto che essa genera col suo finire». Ed «è proprio l’amore per la giovinezza ciò che spinge Brasillach verso il fascismo e sarà questo amore a costargli la vita. Un fascismo vissuto e sentito in chiave poetica, ma non per questo colto superficialmente».

“Il mio paese mi fa male”

In una delle sue poesie più toccanti, Il mio paese mi fa male, Brasillach scriveva: «Il mio paese mi fa male per la sua falsità da schiavi, / con i suoi carnefici di ieri e con quelli di oggi / mi fa male col sangue che scorre, / Il mio paese mi fa male. Quando riuscirà a guarire?» Il poeta francese ha voluto comunque lasciarci un dono prezioso: «la custodia delle uniche virtù in cui aveva sempre creduto: la fierezza e la speranza» (Pino Tosca).

Sandro Marano

Sandro Marano su Barbadillo.it

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