La censura social si abbatte sui Radicali, YouTube cancella spot

L'algoritmo colpisce ancora e limita le opinioni. Nel mirino la presunta promozione dell'uso di droghe a scopo ricreativo e "contenuti scioccanti" non meglio definiti.

YouTube ha censurato il video dei Radicali in cui chiedevano il 2 per mille ai cittadini italiani. Il social ha ritenuto che lo spot fosse un incitamento all’uso di droghe a scopo ricreativo e che proponesse agli spettatori “contenuti scioccanti”.

I Radicali hanno protestato con vivacità. E hanno denunciato l’accaduto su un altro social, Facebook. Nel loro messaggio hanno scritto: “Quest’anno per la prima volta Radicali Italiani ha accesso alla contribuzione volontaria del 2×1000. Per informare il più alto numero di cittadini, vista la totale assenza da giornali e telegiornali di Radicali Italiani, abbiamo deciso di utilizzare altri canali come i social e la piattaforma di sponsorizzazioni di Google e YouTube”.

“Contenuti scioccanti”

Fin qui nulla di anormale. È quello che è accaduto nelle scorse ore a far infuriare il partito: “Dopo oltre un mese in cui abbiamo inviato a Google un infinito numero di documenti per attestare la nostra identità, oggi You Tube ha bocciato il nostro annuncio perché viola la normativa su droga per uso ricreativo”. E ancora: “Le immagini incriminate sono quelle delle disobbedienze civili sulla cannabis, censurate ancora una volta. Ovviamente presenteremo un ricorso alla società di Menlo Park in cui spiegheremo perché è importante fare una campagna per la legalizzazione della cannabis”.

Quindi, dopo aver citato “l’Organizzazione Mondiale della Sanità sta chiedendo da mesi la rimozione della cannabis dalla tabella delle sostanze pericolose senza proprietà terapeutica”, i Radicali hanno denunciato: “Per quanto riguarda la violazione per contenuti scioccanti noi proprio non sappiamo a cosa si riferisce, accettiamo suggerimenti”.

L’algoritmo colpisce ancora?

L’algoritmo, dunque, colpisce ancora. E arbitrariamente decide cosa si possa o non si possa dire, alla faccia della libertà d’opinione. Che la censura abbia colpito i Radicali deve far riflettere: tutte le opinioni vanno salvaguardate, chi invoca la censura, prima o poi, rischia di rimanerci stritolato. Un programma informatico non può decidere chi possa dire cosa. Certo, c’è bisogno di un freno alle fesserie che circolano online ma bisognerebbe pure garantire ai cittadini e (a maggior ragione) ai partiti di poter esprimere le loro opinioni a tutela della democrazia.

Aldair

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