La furia dei sindaci d’Abruzzo: “Ricostruzione post sisma non è priorità per questo governo”

La dura nota delle fasce tricolori guidate dal primo cittadino de L'Aquila: "Errori e bocciature. Noi siamo stufi di dover elemosinare quanto ci spetta"

“È inaccettabile che il governo continui a sottovalutare il destino delle aree colpite dal sisma 2009, rimandando da circa un anno, per i motivi più disparati, provvedimenti essenziali per le nostre popolazioni che da oltre undici anni combattono per affermare un diritto: quello alla sopravvivenza”. I sindaci abruzzesi sono alle corde e ora puntano i piedi: sono stufi di silenzi e in una nota sfidano il governo a una prova di verità: “Si trovi il coraggio di dire, come è nei fatti, che la questione terremoto non è più nell’agenda delle precedenze politiche del Paese, nonostante i roboanti annunci di ministri e sottosegretari che hanno trovato tempo e fantasia per fare passarella sulla nostra pelle e gli accorati appelli del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che senza mezzi termini ha definito la ricostruzione dell’Aquila e degli altri comuni terremotati una priorità nazionale”.

La furia dei sindaci abruzzesi

In testa al battaglione dei sindaci infuriati c’è il primo cittadino de L’Aquila Pierluigi Biondi, sindaco dell’Aquila. Guida le rimostranze di ventitré fasce tricolori: Leonardo Gattuso, sindaco di Barete; Ludovico Marinacci, sindaco Calascio; Antonio D’Alfonso, sindaco di Capestrano; Maurizio Pelosi, sindaco Capitignano; Ivo Cassiani, sindaco Caporciano; Domenico Di Cesare, sindaco Carapelle Calvisio; Luigina Antonacci, sindaco Castelvecchio Calvisio; Emanuele Tiberi, sindaco di Colledara e coordinatore sindaci area omogenea numero 3; Massimo Tomassetti, sindaco Collepietro;  Lanfranco Chiola, sindaco Cugnoli, coordinatore sindaci area omogenea numero 5; Francesco D’Amore, sindaco Fagnano Alto; Fabrizio Boccabella, sindaco Fossa; Sandro Ciacchi, vice sindaco Gagliano Aterno, coordinatore sindaci area omogenea numero 7; Luigi Fasciani, sindaco Molina Aterno; Massimiliano Giorgi, sindaco di Montereale; Paolo Federico, sindaco di Navelli e coordinatore sindaci area omogenea numero 6; Fausto Fracassi, sindaco di Ocre; Antonio Silveri, sindaco di Ofena; Gianfranco Sirolli, sindaco San Benedetto in Perillis; Pio Feneziani, sindaco San Pio delle Camere; Giovanni Berardinangelo, sindaco Sant’Eusanio Forconese; Fabio Santavicca, sindaco Santo Stefano di Sessanio; Domenico Nardis, sindaco Villa Sant’Angelo.

 

Errori gravi e bocciature

Secondo i sindaci, la questione è gravissima: “Nel decreto Rilancio, dello scorso maggio, non vi è traccia di atti utili a supportare i processi di rinascita, oltre a non esservi traccia dei fondi necessari al rifinanziamento della ricostruzione in scadenza al 31 dicembre. Non c’è nulla dedicato al superamento del precariato del personale della ricostruzione, ai bilanci degli enti locali o alla questione tasse sospese all’indomani del 6 aprile 2009. L’emendamento presentato dall’onorevole Pd Stefania Pezzopane, con cui si concedeva la proroga al 31 luglio per la presentazione da parte delle imprese della certificazione per ottenere l’abbattimento di tributi e imposte, è stato bocciato in commissione Bilancio, così come accaduto per tutte le altre proposte emendative annunciate in spettacolari e partecipatissime conferenze stampa”. Per le fasce tricolori abruzzesi: “La stupefacente capacità mistificatoria – che di certo non ci ha ingannati – cela una scarsa conoscenza delle questioni legate al terremoto, come quando parla di fantomatici e inesistenti fondi del 5%, confondendoli con quelli del 4%, una quota parte delle risorse per la ricostruzione destinata al rilancio economico, turistico e produttivo dell’Aquila e del cratere 2009”.

Pierluigi Biondi

Una coltre di silenzio

Biondi e i colleghi abruzzesi sono delusi. E spiegano: “Avevamo sperato e chiesto che nel testo dell’annunciato decreto Semplificazioni, presentato stamani dal presidente Conte, vi fossero norme che davvero agevolassero la ripresa e la rinascita delle nostre comunità, ma le richieste sono state ingiustificatamente ignorate”. Quindi non lasciano campo a eventuali ravvedimenti dell’ultim’ora da valutare come grandi atti di sensibilità politica e istituzionale: “Qualora nella fase di conversione del testo in legge vi fossero provvedimenti per queste terre saremmo di fronte ad un minimo sindacale. Siamo stufi di dover elemosinare iniziative destinate a difendere le sacrosante aspirazioni dei nostri cittadini e dei loro figli: quelle di continuare a vivere lì dove sono nati e costruire un futuro su cui qualcuno, invece, continua a illudere come nel gioco delle tre carte”.

Wim Kieft

Wim Kieft su Barbadillo.it

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