Facebook boicottata dalle multinazionali (che non fanno più pubblicità sul social network)

Fra i motivi c'è la mancata censura ai post del presidente Usa Donald Trump

Brutto momento per Mark Zuckerberg: per via di una campagna di boicottaggio ai danni di Facebook, sta perdendo miliardi di euro. Alcune fra le maggiori multinazionali mondiali stanno infatti ritirando le proprie campagne pubblicitarie dal noto social network, perché non ne condividono le policy di moderazione dei contenuti, considerate troppo poco incisive. Vorrebbero  un maggior impegno nella censura dei contenuti non in linea con il politicamente corretto, senza riguardo per nessuno, neanche per Donald Trump, accusato di incitare alla violenza e al razzismo, in occasione delle proteste di Black Lives Matter.

Stop Hate for profit

La campagna di disimpegno pubblicitario al momento è stata intrapresa da nomi altisonanti, appartenenti a tutti i settori. Si parla ad esempio di Unilever, che ad oggi commercializza marche alimentari come Algida e detersivi come Cif, Verizon, il colosso delle telecomunicazioni statunitensi, Coca Cola con tutte le sue bibite e la nota azienda di abbigliamento North Face. Per Zuckerberg è quindi un’emorragia che ricade sul titolo azionario.

La campagna si chiama “Stop hate for profit” e si prefigge di influenzare i contenuti degli “Over the top content provider”, che sono le organizzazioni come appunto i social network o You Tube che utilizzando la rete forniscono all’utenza di tutto il mondo contenuti multimediali, obbligandoli a rimuovere tutto ciò che non è in linea con gli stringenti standard dettati da organizzazioni come la Anti Defamation League.

La censura è ormai realtà

Questo atteggiamento da parte delle grandi multinazionali costituisce un notevole salto di qualità nel processo di restrizione della libertà di pensiero ormai in atto da molti anni. Se teniamo conto che l’attuale tendenza è quella di considerare “discorso d’odio” più o meno qualsiasi concetto che si discosti dalla linea dei media ufficiali, possiamo capire che è imminente la predisposizione di sistemi che chiudano letteralmente fuori dall’internet chiunque non si conformi. D’altronde, in una nota Facebook dichiara ufficialmente che investe milioni di dollari nello sviluppo di intelligenze artificiali atte alla censura. I maggiori attori del capitalismo mondiale hanno quindi fatto cartello per impedire addirittura al presidente degli Stati Uniti di esprimersi. Forse è il caso di preoccuparsi.

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Francesco Filipazzi

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