No, il dibattito no: che noia le solite disfide tra “destri” e “maldestri”

La sinistra chiama, i "nostri" rispondono. Ma la sfida è quella di leggere la complessità del nostro tempo

Le frecce tricolori di Tullio Crali

Il primo clic che ho speso su Barbadillo mi ha incuriosito. Il secondo mi ha stregato. Qualche annetto è passato da quando ho avuto la grande gioia di iniziare a scriverci;  ingialliscono le pagine di carte e pure le vesti grafiche: così, come possiamo vedere, abbiamo deciso di rinfrescare il sito. Quello che non cambia è la bussola valoriale e di principi a cui questa rivista si ispira. Non sono stato tra i fondatori di Barbadillo.it. Ma tutti loro ringrazio: la forza e la freschezza del manifesto di questa rivista rimane potente:

“Onnivori di vita, rifuggiamo le catacombe dello spirito, gli sconfittisti e i complottisti […]Se proprio dovessimo scegliere una bandiera, sventoleremmo quella dei pirati”.

 

La destra che interroga la destra

Ora succede che mentre il mondo va in frantumi, la destra si interroghi – per l’ennesima volta – su se stessa. Chi siamo, dove andiamo, che vogliamo. Tanti gli interventi, sui giornali, sui siti, sui social: molte le idee, tanta la furia. Parecchio rancore pare leggersi tra le righe, tanta passione sprecata mentre in sottofondo – quasi come quei messaggi subliminali che si dice essere incisi al contrario nelle tracce delle canzoni –  s’odono gli echi di (legittime) strategie politiche e comunicative, disfide personali, vecchie ruggini e nuove antipatie. Rebus sic stantibus, ci teniamo lontani anche solo dalla tentazione di entrare in un dibattito in cui le sciabole, comodamente appese, non aspettano altro che godersi l’ennesima battaglia dei foderi.

Nihil novi sub sole: il gioco delle legittimazioni e delle scomuniche a destra è vecchio quanto il cucco. Ed è più noioso dell’ennesima replica di Ciao Darwin in tv. Anzi, magari sarebbe divertente vederli, gli opposti esasperazionisti, a giocarsela nello show di Bonolis e Laurenti: la destra del Tremila come sarà? Avrà il sopracciglio alzato oppure il vaffanculo a scatto? Votate, gentili amici da casa, mentre i capisquadra adesso dimostreranno il loro coraggio e la loro abilità saltando nel cerchio di fuoco dell’agone del dibattito, per la gioia di grandi e piccini.

Però una cosa, piccola, va pur detta. Altrimenti è inutile tutto lo sforzo che portiamo avanti quotidianamente, sacrificando tempo, soldi e risorse che sottraiamo (ah, che fessi!) alle famiglie e agli affetti, abusando della generosità intellettuale sconfinata di alcuni degli amici della nostra comunità dannunziana.

Per spiegarlo, parlerà Amleto: ci sono molte più cose tra cielo e terra, caro Orazio, di quante ne immagini la tua filosofia. Ecco, ammesso e non concesso che ancora si possa e si voglia parlare di destra: ci sono molte più vite, esperienze, passioni, amori, sangue, sudore, studio, lacrime, incazzature, sorrisi, gioie, nevrosi e delusioni tra il cielo “chic” e la terra digitale che ribolle di insulti, bile e veleno, di quante un dibattito incardinato dai media di centro-sinistra (legittimamente e in maniera estremamente intelligente)  possa immaginare.

Ben prima che tornasse di moda il concetto di voler offrire un punto di vista alieno agli slogan (forse messo così è più accettabile di quello di “educare il lettore” che personalmente trovo abbastanza arrogante e ideologico), abbiamo tentato – andando controcorrente, di sicuro contro il buon senso che pare aver sostituito ogni altro valore in questa sperduta parte dell’universo – di raccontare la realtà al tempo della virtualità più potente. E sapete bene chi ci ha insegnato a rifuggire dalle facili certezze…

 

Lavoro sulle idee, non caccia ai clic

Possiamo ben dire che Barbadillo non abbia mai ceduto alla languida tentazione del bagno di clic: avremmo potuto benissimo riempire la rivista di piagnistei e fregnonerie, abbiamo scelto di non farlo. Per dirne una, tempo fa avremmo avuto buon gioco a tuonare contro l’immigrazione, abbiamo scelto invece di sentire i pareri diversi e dissonanti, tutti interessanti, di alcune delle intelligenze più ascoltate e apprezzate in questo parte dell’universo. Sul caso Romano, per citare l’ultima nostra lettura fuori dagli schemi, abbiamo proposto ai nostri lettori l’interpretazione della teologa islamica Francesca Bocca-Aldagre, mentre sarebbe bastato accarezzare i sentimenti più retrivi, o condividere l’inelegante monnezza che qualche disonesto ha inviato nella nostra posta elettronica…

Abbiamo ospitato analisi, riflessioni, pareri. Sul maggior numero di argomenti possibile, dalla politica alla storia, dall’attualità alla musica e al cinema, cultura alta e pop: non per tuttologismo ma perché siamo bulimici di conoscenza, anzi “onnivori di vita”. Mentre è noto come si divida la politica sull’immigrazione, poco si sa di quello che pensano, dall’una o dall’altra parte della barricata, della democrazia digitale, del voto parlamentare via web, delle politiche industriali sull’acciaio (che fare dell’Ilva?), dei trattati europei (contestati ma poco letti e studiati), e per rimanere fedeli a noi stessi – senza annoiarvi troppo – non conosciamo nemmeno come partiti, movimenti, sovranisti e globalisti la pensino sulla riapertura o meno del calcio, e sugli stadi che potrebbero essere ridotti a freddi teatri senz’anima…

 

Leggere la complessità

Abbiamo provato a ridare respiro alla complessità di un pensiero non allineato a quello maggioritario che si trova sui giornali o nei luoghi della cultura. Senza alcun complesso di inferiorità e senza nessuno spirito revanscista. Abbiamo provato a fare metapolitica, nell’assordante silenzio della politica: snobbati da quelli col sopracciglio alzato, malsopportati e incompresi dai giacobini inconsapevoli del “vaffanculo merde”.  Vivaddio,

“noi rifuggiamo le catacombe dello spirito, gli sconfittisti e i complottisti”.

Rivendichiamo e ci prendiamo il sacrosanto diritto di non voler essere incasellati da nessuno, di non accettare lezioni da chi non abbiamo scelto per maestro e di non dover rispondere di niente altro che non sia stato scritto, fatto, pensato esclusivamente da noialtri.

 

Essere corsari, scelta di vita

Non abbiamo nulla da guadagnarci, ma neppure niente da perdere: giocare ai corsari, irregolari e magari “dispari”, fedeli solo all’amicizia intesa all’epicurea, (leggete Diogene Laerzio) in un mondo che è diventato sempre più infantile, arrogante e permaloso, è un lusso che ci concediamo, un piacere che ci teniamo stretto, una ribellione a cui non possiamo abdicare. Ecco perché si è scelto allora, e si tiene ritta sul pennone ancora oggi, l’unica bandiera possibile: quella dei pirati.

@barbadilloit

Giovanni Vasso

Giovanni Vasso su Barbadillo.it

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