Coronavirus. Il tramonto dell’Occidente al sapore acre di amuchina

Ospedali al tempo del Coronavirus

Che l’Occidente stia vivendo la sua fase terminale, quella che i filosofi tradizionalisti chiamano la “Coda del Kali Yuga”, solo uno stolto lo può negare. L’Europa poi, despiritualizzata e smarriti i vari orgogli nazionali, sta attraversando una epoca pietosa: la sedicente “Unione” ha esclusivamente creato un grande e confuso mercato, tramutando i cittadini in consumatori avviliti e avvilenti… un triste spettacolo insomma. E l’Italia? Potremmo dire, il più malato tra i malati, e tale rappresentazione figurata in questi giorni folli e isterici è quanto mai calzante.
“Signori si chiude”, scuole, teatri, cinema, una Nazione va gradualmente fermandosi, per fronteggiare una emergenza. Eppure, nemmeno troppi decenni fa, la cosiddetta “Influenza Spaziale”, che da Hong Kong giunse in Italia nel 1969, ebbe un impatto, tra morti e contagi, assolutamente maggiore. Quella però era un’altra Italia, vitale – sempre sciaguratamente mercantilista e americanizzata certo – piena di idee, industrializzata, tecnologica; il lavoro era un valore e le famiglie si riunivano a Natale, giacché era la Festa del Signore e non il momento del Cenone!
Oggi abbiamo una italietta spaventata, totalmente indegna del suo destino glorioso e millenario, il quale la vorrebbe Centro del Mondo e non l’odierna comunità mentalmente frastagliata, indefinita e timorosa. Una Nazione che si sterilizza da sola, cospargendosi di disinfettante, quasi una metafora di una autocastrazione. Per non parlare di Jorge l’Argentino che tra un po’, oltre a ordinare di non stringersi la mano per “il pace e bene”, arriverà a dire che è meglio non recarsi a messa e pregare a casa “da remoto”. E pensare che il Cristianesimo fu la religione dei martiri, dei crociati e degli intellettuali missionari; già, proprio di quei gesuiti, tra cui moltissimi italiani, dei quali Bergoglio rappresenta la versione più involuta: siamo passati dal padre dell’Orientalistica, Matteo Ricci (1552 – 1610) da Macerata, al “buon pranzo” di Francesco da Buenos Aires.

Davanti a cotale umana mediocrità, ci viene in mente il messaggio che il Premier di Singapore, Lee Hsien Loong, ha lanciato ai suoi compatrioti in un video (https://www.youtube.com/watch?v=oNw1pyksKHo), per rassicurarli che la battaglia contro il COVID-19 sarà vinta. Un appello che gronda dei proverbiali onore e dignità degli asiatici. “Siamo forti, ce la faremo, restiamo uniti, lottiamo contro la paura”. Questi sono i concetti da lui espressi. Il tutto accompagnato da rassicuranti sorrisi, che si affiancavano però a uno sguardo deciso.

Ex oriente lux, ex occidente lex; vera tuttora la prima parte di questa sontuosa espressione latina, un mero ricordo la seconda. L’Occidente non è più culla di niente, tantomeno del Diritto, visto che non è più Roma! La Sapienza Latina nulla ha da invidiare a quella asiatica, ma è scomparsa da parecchio. Roma era quel faro verso il quale la nostra civiltà guardava. Per converso, da decenni ci siamo rivolti alle talassocrazie anglosassoni, e abbiamo perso tutto: Fede, identità e coraggio. Siamo confortati da litri di maleodoranti antisettici, a quietare animi vuoti, se non addirittura empi. Del resto, cosa stiamo vedendo intorno a noi se non orde e orde di codardi.
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Riccardo Rosati

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