Le radici di Fare Verde/16. La lotta all’invasività onnipresente della plastica

Fare Verde Lazio

Nel mirino degli ecologisti di Fare Verde c’è oggi soprattutto l’inquinamento da plastica. In una nota di risposta alla Tetrapak che contestava la campagna “Un bugiardo irrecuperabile” avviata nel 2000 da Fare Verde per denunciare che i prodotti una e getta non hanno nulla di ecologico, Paolo Colli rilevava una volta di più che «la soluzione ottimale con riguardo ai contenitori per liquidi alimentari non è quella di  continuare ad immettere contenitori usa e getta sul mercato e moltiplicare la sottrazione di materie prime, le raccolte differenziate, gli impianti ed i costi a carico della collettività per recuperare solo parte dei contenitori introdotti sul mercato da aziende private, bensì evitare che i contenitori entrino nel ciclo dei rifiuti, ricorrendo al vuoto a rendere su cauzione» perché «il miglior rifiuto è quello non prodotto» (Paolo Colli, in L’usa e getta ha le gambe corte… Fare Verde risponde alla Tetrapak). A maggior ragione questo rilievo vale per la plastica, anzi per le plastiche, come dovrebbe dirsi più correttamente, perché i materiali plastici usati per i contenitori e gli imballaggi appartengono a differenti famiglie di polimeri, che, anche se raccolti in modo differenziato, non sono tutti riciclabili. Il messaggio che Fare Verde lancia oggi con “Il mare d’inverno” è questo: «c’è un mare di plastica di cui possiamo fare a meno.»

Come ben chiarisce Massimo De Maio, «da anni nelle nostre pulizie invernali delle spiagge assistiamo ad una crescita esponenziale della plastica tra i rifiuti raccolti. Tanto che il Parlamento Europeo, partendo proprio dal fatto che l’80% dei rifiuti rinvenuti a mare e sulle spiagge è costituito da plastica, ha varato la storica Direttiva UE n.904 del 5 giugno 2019, che impone divieti alla vendita di alcuni articoli monouso in plastica. Divieti che dovranno essere recepiti entro luglio 2021 da tutti gli Stati membri. E tra i prodotti che verranno messi al bando c’è anche una nostra vecchia conoscenza: il cotton fioc che dovrà essere biodegradabile non solo in Italia ma in tutta Europa. Attenzione, stiamo dicendo che c’è “un mare di plastica” “di cui possiamo fare a meno” e non “che possiamo riciclare”. Perché il miglior rifiuto è sempre quello che non si produce. Nel caso delle plastiche ciò è ancora più vero a causa del plasmix, cioè delle plastiche miste da raccolta differenziata che residuano negli impianti di selezione. Circa il 50% di ciò che separiamo con cura nelle nostre case è plasmix che non si riesce a riciclare e che diventa CSS (Combustibile Solido Secondario) per gli inceneritori. Ciò conferma quello che diciamo da decenni: da un punto di vista ecologico, la plastica è il peggior materiale in circolazione. Non biodegradabile, inquinante anche per la catena alimentare e difficile da riciclare a causa dell’elevato numero di diversi polimeri in circolazione.» In definitiva, la soluzione proposta da Fare Verde punta a ridurre a monte il volume dei rifiuti che ogni giorno produciamo e a sviluppare un differente modello di produzione e consumo che ci riconcili con la Natura vivente.

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Sandro Marano

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