Cinema (di M.Cabona). Hammamet: dal trionfo al crollo di Craxi passando per Sigonella

Craxi vicino un carro armato in glese in Hammamet

Vincenzo, chi era costui? Pochi ormai ricordano che quel nome era di Balzamo, parlamentare molto vicino al vertice del Psi. Lo interpreta bene Giuseppe Cederna nel prologo milanese di Hammamet di Gianni Amelio, che ne fa il grillo parlante del Craxi (Pierfrancesco Favino) trionfante, ma già prossimo al crollo. Poi viene l’esilio, come dice lui. La latitanza, come invece dicono i magistrati che lo perseguono.

Nella villa di Hammamet (è quella vera che si vede) del 1999, la notte di Sigonella del 1985 è un ricordo glorioso. Amelio lo evoca nelle immagini del nipotino di Craxi, che sulla spiaggia tunisina – berretto garibaldino in testa – gioca coi soldatini: carabinieri e VAM circondano le teste di cuoio americane all’aeroporto di Sigonella, difendendo la sovranità nazionale. E’ la scena migliore del film e, soprattutto, la chiave gli eventi successivi. Il resto è un declino, protetto da militari (il presidente tunisino era tale grazie a Craxi), confortato da moglie (Silvia Cohen), figlia (Livia Rossi), amante (Claudia Gerini) e un inviato non invitato (Luca Filippi), poi accusatore.

Dei politici, oltre a Craxi, Amelio mostra solo il reale Berlusconi in un’intervista tv. Favino è bravo e lo sarebbe anche senza farne l’imitatore di Craxi; Livia Rossi è una credibile figlia Stefania; Renato Carpentieri è un incrocio tra Cossiga e Pomicino.

(da “Il Messaggero”, giovedì 9 gennaio 2020)

Maurizio Cabona

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