Leopolda. Oltre gli slogan, Renzi è il migliore allievo di Berlusconi?

Non ci saranno più signori delle tessere, niente truppe cammellate. Zero correnti, anzi: “Ciao ciao, correnti!”. Il sogno di Italia Viva è una coltellata in petto al Partito democratico.

Matteo Renzi, dal palco della Leopolda, ha lanciato la nuova formazione politica e ha tracciato le linee guida. È anche dagli slogan, o forse soprattutto da questi, che si riconosce un’ispirazione politica e, nei limiti del presente impossibile, ideale.

Quello di Renzi è un partito che guarda alla retorica moderata. Allo smantellamento dei luoghi della politica attraverso la demonizzazione delle storture del sistema partito novecentesco. Le correnti, lungi dall’essere più laboratorio politico e ideale interno e necessario alla dialettica di una formazione politica più ampia, sono ricettacoli di piccole e grandi rendite di posizione da estirpare. Da lanciar via dalla finestra. L’iscrizione in massa di cittadini, che si riconoscano (più o meno consapevolmente?) in questo o in quel leader è operazione di ammassamento di viveri in vista della definizione degli equilibri di potere. Se si celebrassero i congressi, e se lo si facesse liberamente, la bontà dell’una o dell’altra posizione sarebbe avvalorata solo dal voto favorevole di un numero congruo di delegati e/o iscritti. Le storture del sistema sono storia ma l’idea di fondo, detto tra noi, non è che sia sbagliata.

Innegabile che queste posizioni avranno due effetti, che la politica del nostro Paese ha già sperimentato. E saranno: l’atomizzazione della base e la recisione, in nuce, di quei papaveri che ambiscono a crescere più in alto degli altri che porterà, dunque, alla stabilità granitica del leader, in questo caso di Renzi, e alla diretta emanazione, da questo, dei dirigenti della formazione, dai maggiori ai minori.

Si rivede, in tralice, la storia che ha caratterizzato Forza Italia, il primo movimento che in Italia si sia caratterizzato come Partito del Capo. E per farlo ha utilizzato la retorica antipartitica, l’immagine dell’entusiasmo, dell’ottimismo e della libertà contro l’elefantiaco sistema burocratico e burocratizzato delle sinistre “illiberali” perché asfissianti già al loro interno. In quel momento storico, all’indomani della caduta del Muro di Berlino con la cavalcata demitizzante che svelò gli orrori accaduti al di là della Cortina di Ferro, quella retorica funzionò così bene da marchiare a fuoco, per gli anni a venire, il dibattito politico nazionale.

Renzi, più di tutti, la lezione berlusconiana pare di averla capita. Adesso c’è (solo?) da convincere gli italiani che in massa votarono il Cavaliere a seguirlo sulla strada di una nuova, e finora non estremamente chiara, rivoluzione liberale. Magari alzando la bandiera della lotta al fisco asfissiante, scaricando tutte le colpe sulla bad company zingarettiana: “Il Pd è il partito delle tasse”, l’altro giorno, lo ha detto Maria Elena Boschi.

Alemao

Alemao su Barbadillo.it

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