Segnalibro. Ecco la ristampa de “La Voce della Fogna” foglio della destra anticonformista degli anni 70

La testata de La Voce della Fogna, diretta da Marco Tarchi (nella foto piccola)
La testata de La Voce della Fogna, diretta da Marco Tarchi (nella foto piccola)

Una rivista collocata a destra (come scenario politico, ma non in senso stretto dal punto di vista ideologico) ha interpretato lo spirito del tempo e lo ha criticato usando le stesse espressioni e gerghi della quotidianità di quel periodo, a cavallo degli anni Settanta e Ottanta: “La Voce della Fogna” diretta da Marco Tarchi.

Trentuno numeri in nove anni, foliazione stabilizzata su sedici pagine grande formato, una critica corrosiva contro il mondo politico e le mode dell’epoca, stampava un minimo di 2mila copie alle 4.500 nei periodi di massimo successo. Ma la sua funzione particolare fu di svecchiare le categorie critiche della destra, dare ai giovani di destra una lettura della realtà al passo con i tempi, usando un linguaggio giovanile, talvolta magari anche un po’ volgare, ma era espressione dei tempi. La rivista si occupava di settori poco trattati dalle riviste di destra: il cinema, la letteratura, il teatro, i problemi esistenziali e sociali dei giovani, l’ecologia, la questione femminile, i fumetti. Poiché si tratta di una rivista tutt’oggi richiesta e con alte quotazioni nel mercato antiquario, ora è disponibile la collezione completa: “La Voce della Fogna” (Edizioni La Vela, pagg. 416, euro 38,00; ordini: edizionilavela.it).

Tutto cominciò nel 1974, molti anni fa. In un’”università d’estate” del Fronte della gioventù alcuni ragazzi fiorentini, fra cui Marco Tarchi, oggi ordinario di Scienza politica nell’Ateneo di Firenze, conobbero un gruppo di giovani francesi fra cui Jack Marchal, musicista, disegnatore di fumetti e animatore della rivista underground L’Alternative. Fu l’occasione per uno scambio di idee e di contatti che nel futuro si rivelarono fruttuosi. Tarchi, dopo un soggiorno estivo parigino, con alcuni “camerati” decise di fondare una rivista underground di destra. Come chiamarla? In quegli anni uno slogan diffuso in Italia era: “Fascisti, carogne, tornate nelle fogne”. La risposta fu la fanzine con una testata che era tutta una provocazione. Il successo fu grande: alla base si contestava il nostalgismo dell’ambiente missino, si affrontavano le tematiche della modernità, si abbandonava il fascismo come unico elemento di critica politica. Un merito, quello di Tarchi, che non fu compreso dai vertici del Msi che, con un escamotage (la pubblicazione di un articolo nella fanzine che contestava i vertici del Msi), espulsero il giovane dirigente dal partito. Di quell’esperienza non rimase molto ma il seme era stato gettato e, da lì a poco, nacque la Nuova Destra che si richiamava a metodologie di analisi e di proposta innovative. La redazione proveniva da ambienti di destra disparati, era composita e i redattori, in seguito, presero la propria strada. Ragazzi che oggi sono docenti universitari, giornalisti, scrittori, insegnanti, professionisti.

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Manlio Triggiani

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