Politica. Nel solipsismo di Renzi c’è il lato oscuro del berlusconismo

La notizia della nuova scissione a sinistra, o al centro, ancora non si è ben capito, ha dato di nuovo popolarità all’ex golden boy Matteo Renzi: un altro colpo del politico toscano per agitare le “correnti” del Partito Democratico e tenere in mare aperto la barca del governo giallorosso.
Se molti tessono le lodi del Matteo “gigliato”, capace di mettere sotto scacco l’intero quadro istituzionale italiano e forse riavvicinare a sé il suo celato maestro, Silvio Berlusconi, la mossa renziana ricorda un’immagine raccontata in un libro di Massimo Fini: un ragazzo, non troppo alto ma che voleva essere bomber, ignaro del gioco di squadra e che pur di non patire la sconfitta usciva prima dal campo con il pallone sotto braccio. A Milano, città natale dello scrittore, un personaggio del genere lo si chiama pirla, a Firenze, invece, sei un bischero, nel calcio e nella politica probabilmente sei un perdente.

Se andiamo a leggere la storia politica di Renzi fino ad ora, ci rendiamo conto di come mai questa definizione gli calzi a pennello: segretario nel 2013, subentrando a Gargamella Bersani, decide di prendersi tutto e farsi nominare premier al posto del collega di partito, Enrico Letta. Preso da un impeto di fama, infine decide di sfidare anche gli italiani con il referendum: ovviamente perde e così decide di andarsene, anche se con il pallone ancora in mano. Si ripresenta, in seguito alle elezioni del 2018, dopo essere stato causa di due scissioni a sinistra, con un esito disastroso; decide così, di prendersi un anno di riposo girando per l’America, e ritorna quando fiuta odore di crisi di governo e di inciucio.

Manovra la sua armata Brancaleone per ottenere delle poltrone ed alla fine, forse perché si aspettava più rispetto per avere salvato il Paese dal mostro delle elezioni, prende di nuovo il pallone e lascia il Partito del quale è stato segretario. C’era una guerra contro di lui: probabilmente ancora gli bruciava la sconfitta elettorale ed il mancato coinvolgimento nelle trattative per il governo giallorosso.

Il comportamento di Matteo è come quel bambino che ricordava Massimo Fini: una differenza con lui c’è. Il ragazzo che ricordava lo scrittore milanese, quando poi è diventato grande ha urlato “Forza Italia” in tutto lo stivale, Renzi dovrà limitarsi a dire “Italia, Viva”. La fenomenologia di Renzi, è il lato oscuro di quella di Berlusconi

Paolo Caroccia

Paolo Caroccia su Barbadillo.it

Exit mobile version