Politica. Antifascismo come eterno fantasma stabilizzatore del sistema

Fumetto su manifestazione di sinistra

Se non vuoi capire praticamente nulla dei problemi delle società occidentali contemporanee, tira in ballo il fascismo. Se poi vuoi addirittura che l’alternativa alla sinistra italiana cresca elettoralmente, dalle del fascista. Perché? Perché la maggioranza degli italiani è fascista? No, perché dal secondo dopoguerra tale maggioranza è stata variamente ma decisamente anticomunista. Chi ha egemonizzato la sinistra del dopoguerra in Italia? Il Partito comunista, il quale si è affermato come la massima espressione dell’antifascismo.

Ebbene, qual è, nella vulgata storica, la massima espressione di anticomunismo? Il fascismo. Se tu, da sinistra, attribuisci oggi l’etichetta fascista ad un movimento politico democratico avversario della sinistra, vuol dire che gli riconosci rigore e nettezza nel suo essere avversario. Gli stai riconoscendo che è davvero alternativo alla sinistra, non che è lesivo dei diritti fondamentali di libertà. A questo la maggioranza degli italiani non crede, e, nel caso fosse, non l’accetterebbe, a dispetto di quanto si sente solitamente dire. Piuttosto ad un tentativo autoritario il Paese si spaccherebbe in due o più parti.

Dando del fascista stai solo dicendo: quel partito, quel leader, farà davvero l’esatto opposto delle politiche della sinistra, e lo farà sul serio, e in tempi di bipolarismo di fatto (e, per certi periodi, “di diritto”: dal 1994 al 2013) non potrebbe esservi miglior regalo elettorale. Un esempio? In nome dell’antifascismo la sinistra cede alla destra i concetti di stato, nazione e sovranità, senza i quali non si governa la globalizzazione. In nome dell’antifascismo la sinistra ha (ri)consegnato alla destra il tema della sovranità, che, fate attenzione, non è solo statuale, ma anche popolare.

Affibbiare il termine “populismo” al proprio avversario ha reso la sinistra forza politica non-popolare, se non anti-popolare, e diffidente nei confronti della volontà generale, che è sempre tanto nazionale quanto popolare (vedi la Rivoluzione francese). Ma, restando al caso italiano, se è vero che quella comunista è stata la sinistra egemone nell’Italia della c.d. Prima Repubblica, allora l’internazionalismo e il sospetto, se non dispregio, per l’interesse nazionale non è novità. A conferma che la storia pesa. Eccome se pesa.

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Danilo Breschi 

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