L’intervento. Il Conte bis nasce con l’imprimatur di poteri extranazionali

Zingaretti, Conte premier e Di Maio
Zingaretti, Conte premier e Di Maio

Diciamoci la verità: il Governo Conte Bis (se dovesse nascere) nascerà con lo stesso vulnus formale e sostanziale del primo Governo Conte, ovvero con una maggioranza che non nasce dal voto popolare ma da un accordo di palazzo, da una maggioranza Parlamentare che non si è formata nelle urne. La Lega ed il M5S si sono presentati in contrapposizione, esattamente come il PD ed il M5S, con piattaforme politiche differenti e con idee contrastanti. 

Al di là del formalismo costituzionale che ci dice che i Governi si formano in Parlamento e che i cittadini eleggono soltanto i Parlamentari e non il Governo e al di là delle valutazioni propagandistiche che si possono fare evidenziando le differenze tra il primo ed il secondo Governo Conte, l’idea di fondo che è alla base delle due differenti coalizioni è che si possa fare a meno della politica. 

Il primo Governo Conte con la maggioranza giallo-verde si fondava su due pilastri che nulla hanno a che fare con la politica: il buon senso ed il cambiamento. 

Se, infatti, la politica si fonda sulla dicotomia tra amico e nemico e il compito del politico è posizionarsi lungo la linea di fronte tra queste due categorie, appellarsi al buon senso ed al cambiamento da un lato non definisce la direzione del cambiamento, dall’altro si pone su una linea di neutralità ideale che poco è compatibile con le categorie stesse del pensare e dell’agire politico a meno che non si voglia credere che qualsiasi altra opzione politica si fondi sul cattivo sentire. 

In questo senso, in nome del buon senso e del cambiamento, è possibile essere il Presidente del Consiglio con Salvini o con la Fiano, con Fontana o con la Cirinnà. Non è soltanto una scelta sfacciatamente trasformista ma è un’opzione assolutamente antipolitica nella quale la lotta alla “casta” toglie la maschera populista per mostrare il volto dello spostamento del decisore che non è più il popolo che democraticamente decide ma un’autorità sovraordinata. 

Non è un caso che il Governo Conte Bis nasca con la benedizione trasversale di Trump e della commissione europea, poteri extranazionali e sovrannazionali abitualmente in contrasto ma pronti a dichiarare il proprio pieno sostegno all’ennesima colonizzazione della nostra Nazione nella stessa modalità con la quale gli Stati Europei perennemente in guerra tra di loro si accordarono per dividersi l’Africa nell’800.

La storia della civiltà umana, però, ci insegna che una contrapposizione politica chiara nasce sempre. La nascita del Governo Giallo-Rosso offre la grande opportunità di costruire davvero il polo dialettico contrapposto al pensiero globalista, antinazionale, antipopolare ed antiitaliano a patto di riuscire a definire chiaramente i pilastri del pensiero e gli strumenti dell’azione. 

 In questo senso la grande sfida che attende il partito sovranista e conservatore che si deve costruire intorno a Fratelli d’Italia è proprio quella di definire esattamente il perimetro del sovranismo, senza avere il timore di affermare che, se l’antipolitica è lo strumento che concede spazi alla svendita della sovranità nazionale e popolare a forze estranee al sistema democratico, soltanto una riaffermazione chiara e forte della politica può essere la cura a questa disgregazione. 

Essere sovranisti significa cercare di affrontare le grandi sfide della salvezza della Nazione con l’obiettivo di raggiungere la piena occupazione e la difesa della sovranità industriale del nostro popolo. 

Per essere autenticamente sovranisti non si piò credere che sia possibile una riduzione della spesa pubblica, non si può essere sovranista e cedere alle lusinghe del turbocapitalismo dimenticando che lo Stato ha il diritto-dovere di difendere il lavoro e l’impresa italiana anche costruendo grandi imprese di Stato e strumenti di intervento economico seri sul modello dell’Iri. 

Non si può essere sovranisti è credere che si possa immaginare che una parte della Nazione possa essere abbandonata a se stessa, senza investimenti e senza una seria politica industriale come da troppi anni sta avvenendo nei confronti del mezzogiorno. 

Non si può essere sovranisti e rinunciare alla difesa del modello sociale italiano che si sostanzia sulla famiglia come comunità naturale, sui corpi intermedi, sui territori etc…

Per essere sovranisti si deve guardare in faccia la crisi del sistema liberale e del liberismo che, dietro al paravento dolce e docile dei diritti umani, dei diritti civili, della libera circolazione dei fattori di produzione (tra i quali c’è anche l’uomo) nasconde il più terribile sistema di sfruttamento dell’uomo mai immaginato che arriva anche alla commercializzazione dei bambini coma la vicenda Bibbiano ha terribilmente dimostrato. 

Il ritorno alla politica e una definizione seria di sovranismo è la grande sfida che ci attende a destra, un sovranismo che sappia differenziarsi dal populismo moralista come dal populismo identitario, che sappia costruire l’idea di una Nazione a piena sovranità in tutti i campi ed è anche la contrapposizione vera ed autentica da fare al Governo Conte Bis. 

Il moralismo grillino e l’antiitalianità del Pd  trovano un momento di unione nella volontà di smantellare il sistema Italia ritenuto troppo rigido, troppo familista, troppo corrotto, troppo lontano dagli standard puritani e calvinisti che entrambi hanno eletto a modello ideale. 

Contro chi vuole cambiare l’Italia per costruire un modello di Italia assolutamente anti italiano è necessario costruire un’italianità forte che sia orgogliosa della sua storia e della sua identità che nulla a da spartire con l’individualismo feroce che vuole costruire una società di “cittadini del mondo”, senza identità e radici, pronte per essere sfruttate da chi ha i soldi per farlo. 

Giorgia Meloni non soltanto per essere il segretario dell’unico partito che non ha mai governato in coalizioni differenti rispetto a quelle nelle quali si è candidata alle elezioni ma anche per aver costruito una classe dirigente che si è formata nelle sezioni e non nelle discoteche o nei party e che è abituata a discutere, studiare ed analizzare i fenomeni nella loro complessità può essere la protagonista di questa grande battaglia in difesa concreta e non astratta dell’Italia e dell’italianità. 

*dirigente di Fdi – Movimento nazionale per la Sovranità

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Antonio Tisci   

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