L’eresia. La politica oltre le rovine indicate da Julius Evola

Julius Evola
Julius Evola

La “attualità di Evola” non è certo renderlo “appetibile”, oppure “commerciabile”. Ancor di meno è declinarlo come un “apolitico”, una totale macchinazione di chi vive di prebende. Chi sa di politica è ben conscio che chiunque si sia fatto la galera, “apolitico” non può mai essere stato. Ma la Politica è una arte, se fatta bene. La si è filosofata in Grecia e resa Disciplina nella Roma Repubblicana, che fu cosa diversa da quella Imperiale, e non si intende qui dire che una fosse meglio dell’altra, ma la Storia, quale campo di studio, insegna che si trattò di due concezioni diverse di Stato.

Nuovamente, troviamo replicate le “rovine umane” di cui parlava Evola, di esseri minimi, che dietro la sedicente bontà nascondono il pugnale. L’Occidente, nella sua demenziale sete di democrazia, ha compiuto nei secoli le più assolute nefandezze e non cessa. In Italia, si stanno preparando i festeggiamenti per i 250 anni dalla nascita di Napoleone. Quale follia! Un dittatore, un nepotista, traditore e ladro verso il Popolo Italiano.

Un voto mai potrà esprimere nulla! Un soldato nella trincea invece esprime tutto.
I vili, grazie a concetti deteriori, si trovano a gestire sistematicamente la volontà di quel Popolo che è la Patria. Nessuno si ribella. Le teorie di Pasolini sono tutte corrette.

Galli impotenti e spennati infangano la memoria di giovani eroi, di gente dannunziamente viva, che poco più di ragazzi si son trovati a essere guerrieri.

La cosa che alcuni, i grandi manipolatori, non comprendono, è l’essenza umana, nel suo profondo. Tra queste Leggi Antiche, vi è quella che recita: un Popolo non lo potrai mai derubare due volte con lo stesso volto.

L’idiota è la “rovina”, ma uomo non è. Ragion per cui, si sta in piedi e lo si guarda dritto negli occhi.

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Riccardo Rosati

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