Il caso (di G. Del Ninno). L’estate nevrastenica della politica italiana

Matteo Salvini al PapeeteL’estate si consuma stancamente e una sorta di nevrastenia sembra essersi impadronita della politica, dopo l’uscita di Salvini, che ha messo allo scoperto la crisi ormai da tempo latente nel governo. Del resto, l’azione concentrica e ostile dei più disparati soggetti – interni e internazionali – fin dall’inizio aveva messo a repentaglio la sopravvivenza di questo esperimento, basato su di un accordo  fra contraenti così diversi per origine, storia e finalità.

Sarà un caso, ma questa crisi è esplosa dopo due avvenimenti internazionali: la visita di Salvini negli USA e l’elezione del Presidente della Commissione UE. Al ritorno da quella visita, il ministro dell’Interno, che evidentemente non era riuscito a “tranquillizzare” l’ Amministrazione Trump, si è trovato a fronteggiare un inatteso” Russiagate” e un sorprendente capovolgimento di linea politica dei contraenti pentastellati, decisivi nell’elezione della von der Leyen, longa manus dell’alleanza Merkel-Macron a Bruxelles.

Ora nelle manovre allo scoperto e soprattutto in quelle sottobanco, si profila nuovamente il fantasma di un “governo del Presidente”, ma gradito anche ai “soliti” soggetti internazionali, ovviamente sotto l’insegna formale dell’ortodossia costituzionale, ma in aperto spregio della volontà della maggioranza dei cittadini, peraltro più volte mortificata e contraddetta almeno dal 2011 in poi. Lotte intestine all’interno di partiti in crisi (vedi PD e Forza Italia), rovesciamento delle alleanze e ricomparsa di leader già allontanatisi nei Cinque Stelle in calo di consensi, rinnovati conati trasformistici nei parlamentari, timorosi di perdere la poltrona, perfino venti di fronda nella Lega, che pure ancor oggi i sondaggi vedono sulla cresta dell’onda: questo lo sconfortante scenario estivo.

Sullo sfondo, l’incubo di una “finanziaria” lacrime e sangue, con la ricorrente ricerca di montagne di euro, innanzitutto per scongiurare l’aumento dell’IVA, sotto l’occhio arcigno dell’Unione Europea e dei Mercati. Purtroppo, si è visto che le menzionate differenze all’interno del governo giallo verde, lungi dal partorire le auspicate nuove sintesi, hanno rivelato una volta di più che le “fusioni a freddo”, specie quelle con ambizioni di durata, hanno invece vita breve. Da questo punto di vista, sembrano più affidabili le coalizioni omogenee almeno in linea teorica, vuoi di centrosinistra che di centrodestra.

Non sappiamo ancora come andrà a finire questa fase di duelli e di partite a scacchi fra leader più o meno saldi in sella, con gli analisti  e i “retroscenisti” impegnati non solo ad osservare, ma a esercitare pressioni, nella formazione del consenso (e con le principali agenzie informative e formative in campo contro Salvini e la sua Lega). Sta di fatto che, mentre la società civile ricarica le batterie sotto l’ombrellone o lungo i sentieri di montagna, la società politica, con i suoi addentellati istituzionali, sembra quasi vendicarsi per la rinuncia ai rituali giorni di vacanza, impegnandosi esclusivamente nella lotta – anche mediatica – per il potere, senza curarsi troppo degli interessi concreti degli elettori. Lo testimonia, fra l’altro, la ripresa della “querelle” immigrazione, con l’apporto della solita magistratura, della solita chiesa bergogliana, dei soliti agenti del mondialismo, annidati anche dentro questo malandato governo. Quanto a noi che teniamo alla nostra patria, alla nostra civiltà, alla nostra religione, al nostro futuro, c’e’ da sperare che questi principi, largamente condivisi e maggioritari, trovino applicazione in uno stabile assetto politico.

Centrodestra? Va bene, a patto che vengano eliminate, stavolta, ambiguità e slealtà che nel passato hanno fatto naufragare altri tentativi di far uscire l’Italia dal declino in cui versa.

 

 

Giuseppe Del Ninno

Giuseppe Del Ninno su Barbadillo.it

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