Crisi di governo. Salvini vuole il voto: le criticità (mediatiche) di un esecutivo Lega-Fdi

Giorgia Meloni con Matteo Salvini ad Atreju
Giorgia Meloni con Matteo Salvini ad Atreju

Fine corsa. Matteo Salvini vuole andare al voto. La storia del governo giallo verde pare ormai arrivata alla conclusione. E la Lega è pronta ad allearsi con la Sorella della Garbatella e, magari, con Toti che non avrà tempo per lanciare un nuovo partito. Manca il via libera di Mattarella e non è proprio una questione da poco, considerando che lo scioglimento delle Camere è una prerogativa del presidente.

D’altronde era da tempo che il rapporto con il Movimento 5 Stelle si era incrinato. Non per colpa di Di Maio, che ha sempre dimostrato estrema lealtà e correttezza. E va anche ricordato il comportamento esemplare dei pentastellati nel negare l’autorizzazione a procedere contro Salvini, non proprio una scelta facile per i grillini benché fosse chiaro l’intento persecutorio del magistrato.

E non è certo stata la vicenda Tav a provocare la rottura. Solo un alibi, non la realtà. La realtà era quella dei no all’autonomia, un nodo cruciale per la Lega; dei no alla flat tax, anche se Di Battista aveva aperto in extremis proprio su questo tema; dei ritardi nella riforma della giustizia che riformava solo aspetti di poco conto; della pessima gestione della Difesa da parte di una modestissima Trenta.

Tutto vero. Ma non andrebbero dimenticate le pessime figure inanellate dai leghisti. A partire dallo scarso ministro dell’Istruzione per continuare con le vicende giudiziarie che hanno riguardato esponenti di primo piano e che non sembrano montature giudiziarie.

Come non andrebbero dimenticate le tante riforme avviate, da Quota 100 al Decreto dignità per finire con il reddito di cittadinanza.

Il voto, poi, non è mai una certezza, come dimostra la parabola renziana. Ma anche se le urne confermassero il successo nei sondaggi di Salvini e Meloni, cosa resterebbe di ciò che è stato avviato?

Meno giustizia sociale? Minori tutele per i lavoratori? Mano libera ai predatori?

Quanto agli avversari, sarà interessante verificare chi sarà il campione per il Pd: il noioso Zingaretti o il bugiardissimo Renzi? E il Pd resterà unito o si spaccherà con una parte destinata ad allearsi a Forza Botulino o Altra Italia ed un fronte sinistro alla ricerca di unità con le frange irrilevanti dell’antagonismo?

Probabile che il Movimento 5 Stelle si affidi a Di Battista, molto più convincente come capo popolo in un momento di grave difficoltà per i pentastellati.

Non saranno mesi facili, anni facili. Il governo giallo verde ha avuto l’enorme merito di aver bloccato le violenze degli antagonisti. Il voto congiunto di Lega e 5 Stelle contro lo sgombero di CasaPound, nonostante le insistenze della sinistra d’antan, era la dimostrazione di un tentativo di pacificazione del Paese. Il possibile successo di Lega e Fdi porterà a proteste, manifestazioni anche violente per scatenare la repressione. Ed i media saranno tutti contro il governo che fermerà i teppisti. Senza che l’esecutivo verde nero abbia gli strumenti per contrastare il pensiero unico obbligatorio. (da ElectoMag)

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Augusto Grandi

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