Il punto. La destra (Fdi) deve accogliere gli elettori di Fi, non la vecchia nomenclatura

Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi

La crescita di consensi di Fratelli d’Italia è in questo momento un dato acclarato. Dopo il buon risultato delle Europee, il partito di Giorgia Meloni è ormai per i sondaggi stabilmente la seconda forza del centrodestra, mentre Forza Italia inizia a temere di non superare lo sbarramento nelle prossime regionali (in Puglia per esempio).

Il fronte sovranista e conservatore si va consolidando  tra gli italiani, mentre si registra una transumanza di ceto politico verso destra: prima verso la Lega, e ora verso Fdi. E’ un  segnale positivo, a condizione di selezionare gli arrivi e non intasare le realtà di personaggi discutibili e logori dopo tanti anni di servizio o camerierato alla corte di Re Silvio. Accogliere gli elettori liberal-nazionali è cosa buona e giusta, offrire ponti d’oro a un ceto politico responsabile di inaccettabili sbandate (l’appoggio al premier Monti, il pareggio di bilancio, l’ossequi verso gli euroburocrati) è un errore che potrebbe snaturare la natura di forza popolare e patriottica di Fdi.

I risultati in Sassonia per l’Afd, la destra patriottica tedesca, stabilmente al 25%, mostrano il margine di crescita di Fdi in Italia. A condizione di investire sulla progettualità, rafforzare il laboratorio che sforna tesi economiche e innovare sul piano dell’organizzazione e della partecipazione (temi che meriterebbero un congresso vero). Dopo il coraggio – e Giorgia Meloni e i suoi ragazzi ne hanno avuto tanto quando hanno abbandonato i comodi lidi del Pdl – ora è il tempo della strategia di lungo respiro. Non degli acquisti di berlusconiani a saldo…

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