L’intervista. Buonfiglio: Scongelare le risorse della Fondazione prima che nasca #OccupyAn

fondazioneL’ex sottosegretario: “Ripartire con il simbolo di An alle Europee per dimostrare che un mondo esiste. E poi via a una nuova assemblea costituente: senza “colonnelli” ma con il nostro popolo”

«O chi di dovere compie adesso un atto politico e di umiltà “scongelando” il simbolo e il patrimonio di Alleanza nazionale o, statene certi, inizierà il movimento degli “Occupy An”». Antonio Buonfiglio – esponente della destra sociale, ex sottosegretario all’Agricoltura e uno dei protagonisti della fuoriuscita di Futuro e Libertà dal Pdl – è fra quelli che vede un’occasione per la destra italiana proprio a partire dal ritorno di Silvio Berlusconi a Forza Italia. Il punto di partenza però deve essere chiaro: «Occorre fare tabula rasa, non dissimulare né far finta che non sia successo nulla».

Buonfiglio, crede che la soluzione di tutti i mali sia tornare anche a destra ad Alleanza nazionale?

Parto da un dato. Mentre in tutta Europa i nomi dei partiti rimangono mentre cambia la classe dirigente, qui da noi stiamo assistendo all’esatto contrario: cambiano i nomi ma i protagonisti restano sempre gli stessi. Questo è il problema.

E chi dovrebbe guidare questo processo, i soliti “colonnelli” per caso?

Quando manca, come in questo caso, una leadership riconosciuta è evidente che è necessario aprire un “processo” politico sotto forma di assemblea costituente. Mi spiego: non è il momento di pensare ai leader, ma all’obiettivo.

Cioè?

Arriviamo alle elezioni Europee dell’anno prossimo per stabilire se ancora esiste uno spazio vitale per la destra in Italia. Sia quello il modo meritocratico di capire se ci sono ancora delle energie da poter spendere nell’interesse del Paese.

Come ci si può arrivare a quest’obiettivo?

Dimostrando che la destra ha piena cittadinanza nel dibattito politico. Per questo motivo Alemanno e Meloni – visto che hanno la maggioranza all’interno della Fondazione Alleanza Nazionale – spingano per riattivare quel patrimonio che altri vogliono tenere fermo per sfruttare il “vantaggio”.

C’è chi è contrario.

Sono Gasparri e Matteoli. Se credono che la destra italiana sia perfettamente integrata all’interno di Forza Italia abbiano la dignità di lasciare quel tesoretto a chi vuole rimettere in moto un progetto.

I vertici della fondazione An non sembrano molto connessi con queste richieste.

Per caso intende le quattordici persone che gestiscono il patrimonio di decine di migliaia di militanti e iscritti a quello che è stata Alleanza nazionale? Facciano una cosa, aprano le iscrizioni alla Fondazione a tutti gli iscritti del partito al 31 dicembre del 2008: sia questa assemblea a stabilire il percorso.

Crede che lo faranno?

Devono farlo. In tal caso arriveranno anche da noi i giovani che occuperanno le 70 sedi del nostro patrimonio che non possono finire nel dimenticatoio.

Che cosa dovrebbe dire questa “nuova” An?

Di certo non può scimmiottare ancora adesioni a un Ppe dei tecnocratici o “centrismi” che hanno portato alla perdita di centralità della nostra proposta. Ricordo che An nacque già come partito contenitore, fu poi l’intuizione di marketing di Berlusconi ad oscurare il nostro progetto. Ecco, adesso abbiamo l’occasione per  portare al centro il nostro patrimonio: sovranità politica, critica al monetarismo e all’Europa tecnocratica, legalità come valore e sobrietà come stile politico. Sono queste le risposte alla “crisi”, e sono tutte all’interno del nostro dna.

Tutto giusto. C’è un problema: avete avuto vent’anni per farlo…

È mancata l’elaborazione culturale, è vero. Sono mancate le categorie politiche. Per questo credo che il passaggio successivo allo “scongelamento” sia – come avete proposto voi di Barbadillo – quello di aprire un’accademia della politica e della cultura. È chiaro non possiamo prescindere dal comprendere anche gli intellettuali, le associazioni, i movimenti, i giornali come il vostro in questo processo.

Non posso non farle quest’ultima domanda. Abbiamo analizzato le responsabilità degli “altri” ex An. Veniamo alle vostre: perché è fallita, su tutti i piani, la rupture di Fini?

L’operazione di guerriglia contro gli abusi di Berlusconi aveva un senso. Poi però questa si è trasformata in una guerra totale dove, pur di vincere, andava bene tutto: anche disarticolare la nostra identità, anche andare a sostenere il governo Monti. E qui, è chiaro, si è perso completamente il senso della critica politica. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

@barbadilloit

Antonio Rapisarda

Antonio Rapisarda su Barbadillo.it

Exit mobile version