La nota. Se la Lega marginalizza le avanguardie di destra e la dialettica interna

Matteo Salvini con lo slogan Prima l’Italia mentre commenta il dato delle europee

Nuovi leaders crescono all’ombra di un capo sempre più solo. È vero: in Italia non c’è più una sinistra in grado di dare delle risposte e di prendere posizioni ragionevoli rispetto a problemi reali che meriterebbero un approccio più pratico. Ma, soprattutto, se l’impegno deve essere di tipo ideologico, allora non si possono vedere schierati in prima linea personaggi che, loro malgrado, hanno finito con il chiudere gli occhi dinanzi a una gestione affaristica dell’accoglienza dei migranti e a trascurare le istanze sociali ed economiche di una parte della popolazione che costituiva l’elettorato principale di partiti come il PD. Ha ragione Giampaolo Pansa quando nel suo ultimo libro, “Il Dittatore”, attribuisce anche ad una sinistra suicida il successo di Matteo Salvini. Lo stesso Movimento 5Stelle che, per costituzione, doveva rappresentare in particolar modo i delusi della sinistra, ha finito, per evidente incapacità politica dei suoi dirigenti, col sancire il trionfo della Lega di Salvini.

Tuttavia, se non in Italia, a livello europeo una nuova strategia della sinistra è già in avanzato cammino verso la rinascita, della quale la solita provinciale Italia ne vedrà gli effetti per ultima. Carola Rackete e Greta Thunberg, nonché altre figure così emblematiche che, a breve, appariranno come dal nulla sullo scenario europeo, magari trattando argomenti differenti dalle prime due, rappresentano i nuovi tipi di leaders sui quali la sinistra si sta riorganizzando. Anzi, sta nascendo un qualcosa di differente rispetto al passato: una sorta di grande forza socio-politica di massa che, molto probabilmente, per la prima volta si presenterà in ogni Paese europeo con un’unica denominazione e contenitore politico guidata da più leaders sullo stesso piano di autorevolezza e autorità.

Dall’altra parte, considerato che in Europa, tranne Matteo Salvini, non esistono soggetti capaci di raccogliere tanto consenso e di apparire così decisi nelle proposizioni politiche, il rischio è che l’ormai evidente volontà della Lega di puntare tutto sulla figura del capo assoluto, spegnendo o illudendosi di soffocare ogni dibattito interno, e per questo di non sviluppare una classe dirigente adeguata, finirà per far implodere l’intero progetto (o semplicemente miraggio) sovranista. Purtroppo la Storia non viene mai recepita in modo obiettivo. Oggi, gran parte dei nuovi salviniani assurti ai vertici del partito, soprattutto nelle regioni dove prima la Lega neppure esisteva, non c’entrano alcunché con l’idea sovranista o identitaria o effettivamente alternativa a vecchi modelli. Buona parte della nuova classe dirigente salviniana è composta da ex democristiani che per costituzione non sarebbero mai stati leghisti.

Le avanguardie di destra che hanno spianato la strada all’affermazione della Lega nella fase più difficile sono state già marginalizzate dall’attuale indirizzo leghista. Ma, in fondo, cosa pretendere da un’Italia che, da sempre, rispetto a tanti uomini della Provvidenza, ha consumato la sua Storia tra due piazze, piazza Venezia e piazzale Loreto? Sia la folla sia il leader erano sempre gli stessi.

Massimo Ciullo con Matteo Salvini

*candidato sindaco della Lega e del centrodestra a Brindisi, intellettuale e consigliere comunale

@barbadilloit

Massimo Ciullo*

Massimo Ciullo* su Barbadillo.it

Exit mobile version