L’intervista. Il prof. Nistri: “I sovranisti nell’Ue e la battaglia contro il pensiero unico sulle Tv”

I due santoni del politicamente corretto: Fabio Fazio e Roberto Saviano

Prof. Enrico Nistri, editorialista del Corriere Fiorentino e saggista, in Italia nelle Europee si sono affermate forze come Lega e M5S che criticano l’impianto dell’Ue. Che peso avranno nelle dinamiche del sovrastato europeo?

“Credo che potranno porre molti problemi, non so fino a che punto potranno risolverli. Le forze critiche nei confronti dell’impianto dell’Unione rimangono minoritarie nel Parlamento di Strasburgo e l’euroburocrazia, gelosa delle sue prerogative e dei suoi mille privilegi, manifesterà, per usare un termine alla moda, una notevole resilienza. Pensi solo a quanto costa al contribuente europeo la persistenza di una doppia capitale, Strasburgo e Bruxelles. Sarebbe come se al tempo dell’unità d’Italia governo e Parlamento si fossero divisi fra Torino e Roma, con la reggia magari a Firenze…”.

Il successo della Lega. Il partito di Matteo Salvini, ormai nazionale, è incasellabile nelle categorie della destra italiana?

“Non spetta a me giudicarlo. Ci hanno già pensato gli attivisti dei centri sociali, che si comportano nei confronti di Salvini come gli extraparlamentari si comportavano nei confronti di Almirante. La sinistra è molto più abile della destra nell’individuare “il nemico principale””.

La Meloni e Orban

Che spazio resta per gli eredi di An, ovvero per Fratelli d’Italia della Meloni?

“Se si andasse a nuove elezioni, vinte dal centrodestra, potrebbe godere di una buona rendita di posizione, “cannibalizzando”, almeno in parte, Forza Italia. A Giorgia Meloni, che pure è brava e combattiva, azzardo un consiglio: prenda i voti, non i notabili, del Cavaliere. Ha già abbastanza generali senza truppe nel suo partito. Ad ogni modo, non credo che Fratelli dìItalia possa replicare le fortune di Alleanza Nazionale, che beneficiò nel ’94 di una congiuntura storico-politica oggi irripetibile: la storicizzazione del fascismo ad opera soprattutto di De Felice, la caduta del comunismo, Tangentopoli. E anche, lo dico con una punta di malizia, il fatto di non avere mai governato fino ad allora…”. 

Nel panorama europeo c’è un modello di destra sovranista e patriottica di governo a cui le forze politiche italiane dovrebbero guardare?

“L’Ungheria costituisce senz’altro un modello di destra di governo realizzato e credo che Orban goda di un largo consenso non solo per le pressioni esercitate sulla stampa. Aggiungerei però che per un partito di destra nazionalista sia più facile mietere consensi in una nazione che ha subito la dittatura comunista e l’oppressione sovietica che in uno dove il partito comunista non ha mai potuto governare, mentre è ancora vivo il ricordo delle stragi naziste e della guerra civile. Comunque penso che la destra italiana dovrebbe evitare di guardare a modelli esterni. Farlo, negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, non le ha portato fortuna”. 

Jordan Bardella e Marine Le Pen

Come giudica il dato di Marine Le Pen in Francia? E il lancio della giovane stella sovranista Bardella, capolista supervotato?

“Quello di Marine Le Pen non è stato un exploit: ha raccolto meno europarlamentari di cinque anni fa. Ha confermato anche in questa occasione di riscuotere un consenso inferiore al padre, di cui ha ereditato il partito ma non i talenti istrionici. Eppure le condizioni erano favorevoli, con Macron messo in difficoltà dai gilets jaunes e dall’affaire Benalla. L’esautorazione di Jean-Marie, che pareva si divertisse con le sue sparate a pregiudicare l’accesso del suo partito nell’area di governo, un po’ come fece Almirante con i discorsi dell’Apollo e del Lirico, è stata un atto necessario ma poco remunerativo in termini elettorali: la destra non ama i parricidi. Il successo di Bardella potrebbe invece significare la premessa per la trasformazione dell’ex Front National da partito-famiglia  dominato dalla dialettica fra padre-padrone, zia e nipotina in un normale partito di massa”.

Il governo giallo-verde è in fibrillazione. Se dovesse trovare la quadra potrà indicare un commissario europeo e arrivare in posizione di forza all’elezione del prossimo presidente della Repubblica. E’ una buona ragione per auspicare che prosegua l’esperienza di governo?

“Montanelli diceva che le crisi di governo sono come le mestruazioni: quando vengono sono fastidiose, ma quando non vengono possono esserlo ancora di più. Il problema del dicastero giallo-verde è che non esistono alternative praticabili. La rottura del “contratto” aprirebbe la strada a una crisi al buio, che potrebbe concludersi con un ribaltone e con l’alleanza fra i Cinque Stelle legati a Fico e il Pd di Zingaretti. O, peggio ancora, con un governo tecnico guidato dal Monti o dal Dini di turno. Al termine di esso il risultato delle elezioni sarebbe tutt’altro che scontato, anche perché Zingaretti non è un Demostene, ma è un abile manovratore e sta ricompattando i dispersi frammenti della sinistra post-renzista. Potrebbe ripetersi quanto accadde nel 1996 dopo la caduta del governo Dini: tutti credevamo che il centrodestra avrebbe vinto, e invece… Penso quindi che il governo debba andare avanti: la sfida con Bruxelles potrebbe accrescere il consenso per la coalizione, come fecero le “inique sanzioni” col regime fascista. Quanto all’elezione del futuro presidente della Repubblica, non credo sarà un’impresa facile. Pensi che anche nella Prima Repubblica, quando esistevano maggioranze con un consenso molto più coeso, i veti incrociati giocavano brutti scherzi. I cavalli di razza della Dc e del Psi, da Fanfani ad Andreotti a Craxi, sono rimasti fuori”.

Alfredo Cattabiani

Destre e cultura. Il fiorire di case editrici non allineate segna una maggiore attenzione dei cosiddetti riferimenti politici per le nuove elaborazioni culturali?

“Aprire una casa editrice oggi è relativamente semplice. L’informatica azzera i costi di composizione e c’è la possibilità di stampare “on demand” e di vendere per corrispondenza aggirando il parassitismo della distribuzione, che è uno dei grandi mali del mercato librario italiano. Ma non è con tirature di cinquecento o mille copie che si influisce sull’opinione pubblica. Ricordo gli anni compresi fra il ’94 e il 2005. Anche allora nacquero molte aziende editoriali e riviste di cultura, da “Percorsi” a “Nova Historica”, fino a “Imperi”, una sorta di “Limes” di destra, dell’ottimo Aldo Di Lello. Ci fu persino un tentativo di influire sull’editoria scolastica, col manuale di storia di cui fui coautore con Roberto De Mattei e Massimo Viglione. Ma che cosa è rimasto di tutto questo? Abbiamo il paradosso di una Fondazione Alleanza Nazionale che, nonostante le sue notevoli risorse economiche, rinuncia a promuovere la cultura e del presidente di Forza Italia che è proprietario di un impero editoriale, ma pubblica libri e autori dichiaratamente di sinistra. Il panorama è desolante, se penso che quando ero ragazzo esistevano almeno tre case editrici importanti schierate a destra: Volpe, che sapeva diffondere male gli ottimi libri che pubblicava, le Edizioni del Borghese, con un notevole fatturato, e la Rusconi Libri diretta da Alfredo Cattabiani. È onesto però aggiungere un piccolo dettaglio: il pubblico di destra non legge. E anche allora non leggeva. Ricordo tanti tipografi comunisti che impaginavano un giornale che curavo e che compravano a rate la Storia d’Italia Einaudi col loro magro salario e tanti professionisti di destra che invece dei libri di Volpe compravano per mezzo milione di allora certe pubblicazioni un po’ kitsch dell’editore Dino, con un Mussolini dalla faccia di rospo scolpito in bronzo in copertina”.

Gennaro Sangiuliano autore della biografia di “Putin” (Mondadori)

Nel panorama Rai c’è l’eccezione virtuosa del Tg2 di Gennaro Sangiuliano che spicca per pluralismo e attenzione per le culture non conformi. Il resto della programmazione? 

“Ammiro molto Sangiuliano perché unisce l’anticonformismo, l’intelligenza e la capacità di lavoro di un Prezzolini alla finezza politica di un Tatarella. Ma al di là del suo ottimo TG2 non scorgo per ora in Rai le grandi novità che l’elezione di un presidente dichiaratamente sovranista avrebbe potuto annunciare. E invece il centro-destra dovrebbe guardare oltre i talk-show e i Tg e preoccuparsi di contrastare l’egemonia del politicamente corretto negli sceneggiati e nelle ricostruzioni storiche. Pensi che nella “fiction” su papa Roncalli si ignorò totalmente il fatto che aveva fatto prima il soldato di sanità, poi il cappellano nella grande guerra e che era orgoglioso del suo servizio militare, o che nel suo diario riconoscesse dopo il 25 luglio che Mussolini aveva fatto “tante cose buone”. Il santino sarebbe stato sciupato. 

Una buona lettura da consigliare ai nostri lettori per l’estate, un testo per comprendere il nostro tempo?

Il Tramonto dell’Occidente di Spengler

“Il Tramonto dell’Occidente di Spengler. È uscito un secolo fa ma è più attuale che mai. Purtroppo”.

@barbadilloit

Gerardo Adami

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