Il caso. Se la criminalizzazione dei minibot mostra la chiusura del sistema alle alternative

Mario Draghi

Bisognerebbe avere denti affilati per masticarne di economia, ma c’è chi non li ha e preferisce accontentarsi di ragionamenti più semplicemente rivolti alla pancia. Nel giro di pochi giorni la questione dei minibot, da soluzione marginale, è diventata un caso apocalittico. Tant’è che il capo (in uscita) della Bce, Mario Draghi, ha parlato senza mezzi termini di strumento “illegale”. Criminale, insomma. Un modo assai diretto per recidere la platea europea tra buoni e cattivi. Una parolina utile ad ammansire anche chi di economia nel mastica ben poca. Restassimo però alla culinaria, ci sarebbe comunque un nodo da risolvere e non più procrastinabile: come si fa a risolvere il debito della pubblica amministrazione verso le imprese? Come si consente a quei tanti che attendono soldi dallo Stato a mettere assieme il pranzo con la cena, senza che l’uno o l’altra gli vadano di traverso?

Lì la questione è politica e, rispetto a questo, i calcoli di bilancio dovrebbero fare un passo in dietro verso la giusta gerarchia istituzionale che dovrebbe mettere il bene comune al riparo da ogni vincolo esterno. Il punto vero è che i problemi, se ci sono, vanno risolti. Sicuramente, non creandone di altri. Ascoltando però Draghi, Tria e quei tanti altri che si sono allineati all’ortodossia Bce, pare che sia illecito immaginare soluzioni se non all’interno di quadro d’idee che – e lo abbiamo visto dal 1992 in poi, quando il governo Amato varò la primissima manovra lacrime e sangue della storia repubblicana – non ha portato beneficio a tutti. A noi non sicuramente.

Chiaro che se l’Europa diventa sempre di più una terapia da ingurgitare a tutti i costi, anche quando il malato stenta a migliorare, è difficile che essa stessa sarà in grado di disinnescare totalmente i malumori che attanagliano il vecchio continente. Davanti a ciò, la paventata quanto “giustificata” procedura d’infrazione ai danni dell’Italia, è da valutare alla stregua di un Tso, un trattamento sanitario obbligatorio.  Cioè una sconfitta politica a cui ne potrebbero seguire tante altre.

Vero è che i sovranisti non abbiano sfondato alle scorse Europee (chi lo sosteneva lanciava uno spauracchio), ma è vero anche che i nuovi assetti istituzionali dell’Unione passeranno probabilmente dall’intesa fra quattro tradizioni politiche che tra di loro hanno fatto storicamente a cazzotti (popolari, socialisti, liberali e forse verdi). Un segnale anche questo delle difficoltà in corso.

L’idea che non-ci-siano-alternative (Thatcher docet) al sistema di idee utili a gestire gli attuali problemi dell’Europa dovrebbe fare da sola paura. Qui non si tratta di dare ragione a Matteo Salvini, Claudio Borghi o Luigi Di Maio. Anche perché – come ha ricordato Alessandro Giuli su Libero – significherebbe dar ragione anche a Corrado Passera e a un tweet del 2011 (poi rimosso della memoria) del più che autorevole Ferruccio de Bortoli. E quando teste diverse pensano la stessa cosa, vuole dire che un fondo di utilità esiste. Non assecondarlo significa allontanarsi dalla realtà, che poi è il vizio di tutte quelle élite spesso ai vertici nei momenti di crisi e per questo responsabili della crisi stesse.

@fernandomadonia

@barbadilloit

Fernando M. Adonia

Fernando M. Adonia su Barbadillo.it

Exit mobile version