Cinema. Il Pentito (1985) di Pasquale Squitieri, tra biopic e cinema di inchiesta

Pasquale Squitieri e Claudia Cardinale

Amalgama di realtà storica, cronaca, giornalismo di inchiesta e narrazione efficace. Pasquale Squitieri ha realizzato un cinema che si potrebbe tranquillamente definire “di denuncia”, senza tuttavia sterilizzare una storia avvincente per supportare e imporre la propria visione del mondo, cercando sempre di mantenere una propria personale coerenza, in linea o meno con le tendenze culturali del periodo.

Sovrapposizione, scatto, immagini nette, dettagli apparentemente scontati ma utili per comprendere la psicologia dei personaggi e l’antropologia di una comunità. Era questa la forza di Pasquale Squitieri, regista non conforme avventuriero del cinema e della vita, che ha attraversato i generi cinematografici per raccontare la realtà con altre sfumature, per dissacrare attraverso il montaggio, il ritmo e la narrazione. Scomodo e sfrontato, ha pagato le provocazioni con un isolamento sempre più incisivo e, a onor del vero, sottaciuto. Lungi dall’elogiarne le vicende personali, Squitieri è stato un regista di temi scomodi, che spaziano dalla cronaca nera al registro storico (tacciato tra l’altro di revisionismo). Scorrendo la sua filmografia salta all’occhio un titolo curioso: Il Pentito. Uscito nel 1985 e girato quasi in tempo reale con i fatti di cronaca, si ispira alla vicenda di Tommaso Buscetta, il primo pentito di mafia, le cui rivelazioni hanno contribuito a svelare l’organigramma mafioso, assestando un duro colpo ad un sistema per decenni consolidato. Tony Musante interpreta Vanni Ragusa, mafioso disilluso, pessimista e annichilito, a cui viene sterminata la famiglia in seguito ad una faida. Decide così di consegnarsi al giudice Falco (non è scontato il rimando a Giovanni Falcone), interpretato da Franco Nero, determinato da un senso di giustizia venato da un particolare tipo di fatalismo che lo porta ad assistere con disgusto e rassegnazione ad un meccanismo in cui legalità ed illegalità viaggiano sullo stesso binario, vedendosi così costretto ad accettare il dialogo come strumento di legalità, offrendo al nemico una sponda.

Un noir che obbliga a riflettere, ad interrogarsi, a fare il punto su un fenomeno apparentemente inespugnabile. Un altro esempio di come il cinema possa, dentro una storia, offrire spunti e nel sottotesto mostrare i fatti, facendo da cassa di risonanza di un punto di vista, fare giornalismo, fare un reportage, per immagini, con arte.

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Stefano Sacchetti

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