Politica. Le clientele e le lobby frenano il cambiamento nel governo

Lobbisti
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L’impero romano è caduto per denatalità? Per il piombo nelle tubature? Per essersi affidato agli stranieri per la propria difesa? Per eccesso di immigrati? O perché i clientes rappresentavano l’infiacchimento di un popolo non più guerriero ma divenuto smidollato?

Di sicuro l’Italia attuale subisce effetti disastrosi per l’abuso di clientelismo. Si vive aspettando la generosità del principe. Peccato che i principi non ci sono più e la carità viene garantita dalle casse pubbliche. Non ci sono i Mecenate, d’altronde mancano anche gli artisti da aiutare e coccolare. Le clientele, però, non demordono.

Incapaci fatti assumere negli ospedali, ma Luigi Di Maio non vuole che ci sia una sanità di serie A ed una di B, quindi bisogna spendere di più per strutture meno efficienti ma con più personale. Incapaci nominati assessori, sottosegretari, ministri. Non solo da oggi, ovviamente. Ma quando si arriva a guidare un Comune, una Regione, un governo nazionale in nome del cambiamento, qualche dimostrazione di volontà di cambiare si dovrebbe iniziare a vedere proprio nella formazione delle liste di ministri, sottosegretari, assessori.

Macché. Le scelte seguono altre logiche. Si premia un territorio che ha garantito un cospicuo numero di voti e pazienza se da quel territorio arriva un eletto incapace: diventerà ministro o assessore. Non sa nulla di trasporti? Peccato, perché nella logica della spartizione gli toccheranno proprio i trasporti anche se avrebbe preferito lo sport.

In compenso ogni cambiamento garantisce l’immondo spettacolo dei nuovi aspiranti clienti. Uomini e donne con grande esperienza nell’arte del meretricio che, all’improvviso, assaltano le sedi dei vincitori per mendicare una poltrona, una sedia, anche uno strapuntino in qualche ente minore. Ad ogni tornata elettorale si liberano migliaia di posti e caselle da riempire, ma i nomi sono sempre i medesimi. Un direttore regionale non ha combinato nulla di buono nella giunta di sinistra? Non è che quando arriva la destra quel direttore venga sostituito con qualcuno di più capace e, magari, con una diversa visione del mondo. Il direttore va subito a rendere omaggio al nuovo vincitore, bacia la mano e giura fedeltà eterna così può rimanere al suo posto continuando a lavorare male.

Ed il cambiamento? Al prossimo giro. Quando chi ha ottenuto una cambiale in bianco per modificare tutto avrà dimostrato di non aver cambiato nulla. Altro giro, altra corsa, altri giuramenti di fedeltà. E sempre le stesse persone, con le stesse politiche. Perché i politici passano e le clientele restano. La regola è di non prendere a calci quel deretano che si rischia di dover baciare al giro successivo.

@barbadilloit

Augusto Grandi

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