Politica. Il Pd va alle primarie senza “bomber” e con pochissimo entusiasmo

Pd in crisi

Il Partito democratico si accinge a celebrare il rito delle Primarie. Questa volta, senza bomber. Archiviata, malissimo, la parentesi Renzi, la sinistra punta adesso su leader dal basso profilo.

Nessuno dei tre contendenti pare un leader trascinatore come l’ex sindaco di Firenze. Né Martina, pallido ed emaciato che pare sostenuto dalla nomenclatura più che dalle idee poste in campo, né il “rosso” Zingaretti che al di là del Grande Raccordo Anulare evoca Montalbano più che un capo politico e nemmeno Giachetti che, postosi (quasi) in continuità ideale con l’esperienza renziana, abbraccia l’antipopulista agguerritissimo Calenda ma che s’è ritagliato una finestra da guastatore, addirittura da Gian Burrasca secondo il ritratto fattone da Repubblica.

Gli altri candidati “minori” sono già stati pensionati nel turno “preliminare” della competizione. Francesco Boccia non è riuscito a convincere che il 4% degli iscritti al Pd; peggio ancora è andato all’enfant prodige Dario Corallo, che pure aveva lanciato qualche sasso nello stagno del dibattito della sinistra italiana, ma che non è riuscito ad andare oltre a 1266 voti  pari a uno striminzito 0,6%. Non ha convinto nemmeno l’unica candidata donna, la calabrese Mariella Saladino, che ha raccolto solo lo 0,7% delle preferenze.

Che non sarà una festa, al di là delle dichiarazioni di prammatica, si evince già dagli auspici dei candidati. Tutti, infatti, sperano che l’affluenza raggiunga almeno il milione di elettori. Soglia che, lungi dall’essere quella di un successo, se dovesse essere mancata dovrebbe far suonare l’allarme rosso ai dirigenti del Pd. La prima volta che il Pd, sull’onda americaneggiante di Veltroni (che poi le stravinse), decise di scegliere così il suo leader, si recarono a votare più di 3,5 milioni di persone. Era il 14 ottobre del 2007. Dieci anni dopo, nel 2017, l’agguerritissima competizione tra Matteo Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano, richiamò alle urne poco più di 1,8 milioni di persone. Due anni dopo, nel momento peggiore della storia della sinistra, sarebbe santo e benedetto “perdere” 800mila elettori interessati a incidere sulla formazione della classe dirigente del Partito democratico.

 

Alemao

Alemao su Barbadillo.it

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