Chiesa. Papa Francesco contro l’aborto: “E’ come risolvere problemi con un sicario”

“È come affittare un sicario per risolvere un problema”, così Papa Francesco spiega la visione immutabile della Chiesa Cattolica riguardo l’aborto procurato, in controtendenza rispetto al mondo moderno che vede invece in questa pratica un diritto umano per la donna.

Durante un’udienza del mercoledì, con toni percepiti come inusuali da alcuni osservatori, il Pontefice ha ricordato che l’interruzione di gravidanza rientra pienamente nella cosiddetta “cultura dello scarto” e che essa è inaccettabile, in base al Quinto comandamento che impone di “non uccidere”. “Un approccio contraddittorio – spiega il Papa – consente  la soppressione della vita umana nel grembo materno in nome della salvaguardia di altri diritti. Ma come può essere terapeutico, civile, o semplicemente umano un atto che sopprime la vita innocente e inerme nel suo sbocciare? Io vi domando: è giusto “fare fuori” una vita umana per risolvere un problema? E’ giusto affittare un sicario per risolvere un problema? Non si può, non è giusto “fare fuori” un essere umano, benché piccolo, per risolvere un problema”.

La pratica per il Pontefice è inaccettabile, anche quando attuata per sopprimere un nascituro disabile, poiché questa azione ha motivi del tutto materiali. “Cosa conduce l’uomo a rifiutare la vita? Sono gli idoli di questo mondo: il denaro – meglio togliere di mezzo questo, perché costerà –, il potere, il successo. Questi sono parametri errati per valutare la vita. L’unica misura autentica della vita qual è? E’ l’amore, l’amore con cui Dio la ama! L’amore con cui Dio ama la vita: questa è la misura. L’amore con cui Dio ama ogni vita umana”.

Sia chiaro, quello di Francesco non è sentimentalismo, ma il tentativo di ribadire una visione cristiana della vita, per cui sopprimere innocenti non può essere concepibile. “Vale la pena di accogliere ogni vita perché ogni uomo vale il sangue di Cristo stesso”.

Probabilmente da chi sta cercando di fare dell’attuale Pontefice una bandiera progressista, queste parole non saranno accolte positivamente, ma si tratta nei fatti della riaffermazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, che al paragrafo 2322 sancisce: “Fin dal concepimento il bambino ha diritto alla vita. L’aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è una pratica « vergognosa », gravemente contraria alla legge morale. La Chiesa condanna con la pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana”.

Questo discorso cade, forse non a caso, nel cinquantennio del ’68 e, soprattutto, nel cinquantennio dell’Humanae Vitae, l’enciclica di Paolo VI che sancì l’opposizione totale della Chiesa alla nuova morale mondana, che vede nell’aborto un punto irrinunciabile.

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Ernesto Chevanton

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