Politica. I sovranisti alla ricerca del centro di gravità europeo (che non può essere Bannon)

Steve Bannon in “American dharma”

Fino a qualche mese fa pareva una boutade ma ormai il think tank di Steve Bannon è diventata l’unica novità politica in vista delle prossime elezioni Europee. The Movement raccoglierà assieme, dunque, i gruppi parlamentari del sovranismo anti-ue, in attesa di capire come si schiereranno i leader Ppe di Austria ed Ungheria.

Il che conferma due cose. La prima è la consueta capacità pratica degli americani nella gestione ed organizzazione del potere. La seconda è la scarsa, se non inesistente, autocoscienza politica della categoria sovranista.

In tutta Europa il sovranismo infatti si conferma una splendida macchina da consenso. Il caos sociale creato da oltre vent’anni di ricette liberal, soprattutto su domanda interna e immigrazione, d’altronde, continua a pretendere risposte. Ma la progettualità di governo latita. Anche in Italia, vedasi lo stallo sul Def.

La cura Trump per contro è semplice: controllo delle frontiere e dazi. Con gli Usa che crescono, negli ultimi trimestri, a ritmi da capitalismo cinese. E’ questo quel che immaginano Bannon, Salvini, Le Pen anche per l’Europa? Lo stratega dell’alt-right sarà ospite di Giorgia Meloni ad Atreju, fra pochi giorni, forse per spiegare proprio questo andando oltre le mere fascinazioni culturali.

Tuttavia il procedere a tentoni del sovranismo nostrano pare evidente. Se Trump, infatti, rappresenta un pezzo del Gop e un pezzo del ciclo capitalista americano (fase produttiva, inflazione, finanziarizzazione), i sovranisti europei non hanno ancora in mente quale modello perseguire per la loro Europa. La sensazione è che nessuno stia suggerendo all’italiano medio, o al francese medio, di uscire dalla dinamica dell’assistenza al consumo; non vi è alcun piano sul rientro del debito pubblico, sul taglio della spesa, sugli investimenti strategici, sulla piccola e media impresa. Non vi è nessuna visione tipicamente italiana ed europea messa, finora, in campo.

Sarà Bannon a darla? Forse. O forse, più probabilmente, viviamo una fase politica dentro alla quale i populismi preferiscono cercare nuovi ombrelli protettivi, soprattutto sul fronte della disastrata finanza pubblica. Il che mette già in crisi l’essenza stessa di una categoria politica nata per ridare responsabilità all’indipendenza decisionale delle rispettive classi dirigenti.

Si affaccia così sulla scena elettorale delle prossime europee un paradosso evidente: Bannon tenta di riunire in un unico gruppo parlamentare quei movimenti che, dando il colpo di grazia all’Ue, rischiano di affossare definitivamente anche quel modello di capitalismo sociale (capitalismo renano) che le sinistre liberal e global hanno massacrato negli ultimi decenni e che da sempre rappresenta lo spartiacque comunitario fra cultura europea, americana ed asiatica.

Il pericolo? Che all’esplosione della prossima bolla Usa, gli stati europei, soprattutto del sud, non si siano davvero resi indipendenti ed immuni; che non abbiano fatto tesoro della lezione del 2008; che siano ancora adagiati su corruzione, assistenza e decrescita etnica e siano ancora privi di un serio piano energetico e geopolitico. A quel punto nessuno potrà salvarli da una costante prospettiva greca.

Il Sovranismo in fondo, come la libertà, non è nulla di nuovo sotto il sole. E un uomo di grande cultura come Bannon ne è pienamente consapevole.

 

Giacomo Petrella

Giacomo Petrella su Barbadillo.it

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