Il caso. Il modello Lodi e la fine del razzismo contro gli italiani per i servizi delle città

Matteo Salvini a Lodi

Viviamo in un’epoca strana. Quella in cui si invoca “legalità” e “giustizia” ma poi si pretende che le leggi vengano applicate solo per i propri avversari, interpretate per i propri amici e – novità del XXI secolo – ignorate per le “categorie protette”, lista che di volta in volta s’allunga in base ai pruriti dell’Internazionale Buonista.

L’assessore alle Politiche Sociali e per la Famiglia di Lodi Sueellen Belloni (Lega)

Accade dunque che il comune di Lodi decida di far rispettare una legge che riguarda l’ISEE, applicandola a tutti, italiani, cittadini comunitari e – udite udite – cittadini extracomunitari. L’ISEE serve a calcolare in quale fascia di reddito si è, e di conseguenza a quale fascia di tariffe si viene sottoposti per l’accesso ai servizi pubblici, come per esempio scuole e asili.

Il comune di Lodi ha deciso che tutti coloro che fanno richiesta di un servizio pubblico presentino un ISEE completo di stato patrimoniale, in particolare – e qui sarebbe lo “scandalo” – completo di eventuali beni al sole posseduti in patria, se non si è cittadini italiani. Cosa che è facile a ricavarsi per i cittadini comunitari, mentre lo è meno per quelli extracomunitari. I quali devono armarsi di documentazioni dai catasti dei rispettivi paesi, farle tradurre e autenticare e quindi produrle alla pubblica amministrazione lodigiana perché si valuti correttamente il loro livello di ISEE.

Apriti cielo: la “categoria protetta” in questione, gli extracomunitari, non ci stanno. Non vogliono che la legge venga applicata anche per loro, e così ieri hanno manifestato contro questo provvedimento. Insomma, siamo tutti uguali, ma c’è chi vuol essere più uguale degli altri.

Tema succoso per molte testate, e così su Radio24 l’assessore alle politiche sociali di Lodi, Suellen Belloni, è stata intervistata nella trasmissione “Effetto Giorno” del 14 settembre scorso, dovendo rispondere a una serie di domande che fin dal titolo – “Documenti complicatissimi per l’ISEE dei cittadini extra UE” – facevano capire quale fosse l’aria che tirava.

La Belloni ha dovuto sostanzialmente difendersi dall’accusa di voler applicare una legge che ai fatti sarebbe andata a “discriminare” chi ha difficoltà a raggiungere gli uffici del proprio paese d’origine. E l’ha fatto senza fare una piega, ribattendo colpo su colpo con aplomb degno di un maestro zen.

Così a chi “giudica questa una norma per cacciare gli stranieri dalla città”, l’assessore leghista molto semplicemente ha fatto notare che non c’è alcuna esclusione dall’accesso ai servizi, rincarando la dose: non applicare la legge sarebbe discriminatorio nei confronti di quelle categorie di residenti che sono sottoposti a verifiche (italiani e comunitari). Tant’è – continua la Belloni – “se dovesse arrivare un cittadino americano, anche lui dovrebbe presentare un ISEE completo, perché non stiamo facendo una questione di razze, ma solo applicando una legge che distingue fra cittadini comunitari ed extracomunitari”. “Ma il catasto americano è un po’ più raggiungibile del catasto di Marrakesh”, eccepisce il conduttore. Cristallina la risposta della Belloni: “Se applicassimo la legge sulla base del paese di provenienza, discrimineremmo sì: discrimineremmo tutti coloro che provengono da Stati avanzati, che quindi possono essere tassati solo perché hanno un catasto più efficiente”.

E il colpo d’ala arriva quando un ascoltatore scrive alla trasmissione “sai quanti extracomunitari risultano nullatenenti in Italia ma poi a casa loro hanno più case”. Immediatamente il conduttore ribatte: “ma è certo che una casa in Angola, agli effetti dell’ISEE, quanto può valere? Che affitto puoi ricavare da una casa in Angola?”. “Lei ha ragione. – taglia corto l’assessore – Ma in confronto a un italiano senza casa, che dorme sotto un ponte, almeno l’angolano se tornasse al suo paese ha una casa dove andare a dormire”, e non paga ha ribadito quindi l’importanza della casa come valore etico, prima ancora che economico.

E a quel punto arriva la domanda dell’ascoltatore inacidito, “brutale” la definisce il conduttore: “ma non era meno ipocrita dire ‘non li vogliamo’ e basta?”. La Belloni non tradisce nemmeno un istante di esitazione davanti a questa, prevedibilissima provocazione: “Noi li possiamo accettare, ma loro devono accettare le nostre condizioni. Per qualunque convivenza sana le regole sono quelle”. Scacco matto.

L’ovvio – l’uguaglianza davanti alla legge, lo Stato di Diritto – è diventato qualcosa che va affermato continuamente, a spada tratta. La pacatezza con cui la Belloni l’ha fatto dimostra però che forse la marea sta veramente cambiando, perché è quella calma che possiede chi ha la sicurezza di sapere che oramai milioni di italiani sono dietro di lei, e non è più stretto in un angolo a dover combattere rabbiosamente con le unghie e coi denti. Dai, che se continua così ci riprenderemo la libertà di dire che due e due fa quattro.

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Emanuele Mastrangelo

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