Il giornale dà conto, nella versione online, delle critiche e dei complimenti ricevuti dai lettori sull’iniziativa di coraggiosa denunzia politico-esorcistica. Il punto, in realtà, non è nemmeno questo. Ma un altro. E sta nella messe di reazioni che, almeno sui social, Famiglia Cristiana non aveva mai suscitato prima.
Al momento in cui scrivo, il post di presentazione della copertina ha raggiunto la cifra (mostruosa) di 4.616 commenti, 2.542 condivisioni e 2.846 tra like e faccine varie. Ma non basta perché la polemica ha rivitalizzata tutta la pagina: persino sotto il post del santo del giorno si arriva a numeri impensabili, c’è gente che si scanna, metaforicamente, sotto San Simeone lo Stilita (uno che per inciso notoriamente amava il prossimo, al punto da andarsi a ricoverare sopra una colonna altissima e restarci per 37 anni senza parlare con nessuno).
Sono cifre clamorose, queste, considerando che – solo qualche settimana fa – non si andava oltre i 200 like. Roba che, dovesse tradursi in copie vendute, garantirebbe alla rivista un incasso d’altissimo livello. Giù il cappello, perciò, davanti alla strategia editoriale e commerciale di Famiglia Cristiana.
Mai visti tanti cattolici duri e puri agitare lo spettro della pedofilia davanti agli arcobalenisti che, a loro volta, di quello spettro avevano fatto grimaldello efficacissimo. Ciò a dimostrazione della liquidità, anzi, della gassosità delle idee al tempo di Facebook e della crisi del pensiero. Idee a cui nessuno crede più. A parte i social media manager.