Estat&racconti. Se Roma continua a insegnarci dove cercare l’amore

Altare della Patria

“Vieni a passeggio con me una di queste sere (…) sulla città imperiale”, come nei versi di Marcello De Angelis. Roma è troppo bella alla soffusa luce della luna che rischiara il marmo dell’Altare della Patria, con quel candore, vitale, delle fiaccole ai lati del Milite Ignoto. Le stesse che parlano d’amore. E più che mai infiammati sono i nostri di cuori che, attraverso gli occhi, ci fanno voltare uno verso l’altra con il sorriso di chi sta realizzando un sogno.

Andiamo mano nella mano tra le vie che da Piazza Barberini portano alla Fontana di Trevi. Consapevoli che una vita non basterebbe a conoscerle tutte. Nella città eterna ogni angolo, ogni pietra è stato intagliato, è storia che vive. Di fronte al capolavoro del Bernini come da tradizione, voltandoci gettiamo alle nostre spalle una moneta ed insieme ad essa anche il mio e il tuo passato. Chissà che il desiderio nostro non sia lo stesso e non sia rivolto a quel domani, che non sentiamo più nè mio nè tuo, bensì nostro.

Palazzo della Civiltà Italiana

Vorrei rivedere migliaia di volte ancora nella mia vita quel bagliore che ha attraversato il tuo sguardo al solo intravedere, dalla stazione Eur-Magliana, il Colosseo Quadrato. Estasiata mi hai detto “Seguimi, andiamo a vederlo più da vicino” e, prendendomi per mano nel tuo modo di fare allo stesso tempo intraprendente e timido, hai iniziato a salire uno dopo l’altro gli scalini che ci separavano dal perfettamente razionale e marziale palazzo della nostra civiltà . Quel palazzo ci ricorda di essere un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori. Tutto tranne che pavidi, tutto tranne che sazi della realtà.

I fasti di uno splendido passato la via dei Fori Imperiali, percorsa sotto gli sguardi di coloro che hanno reso Roma caput mundi, che termina ai piedi dell’Anfiteatro Flavio, di quel Colosseo che, seppur sfibrato dal tempo, è idea stessa di cosa debba essere la civitas. Roma Orma Amor.

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Carlo Lattaruli

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